La poderosa intervista rilasciata da Marco Galdi al nostro giornale, fa chiaramente capire come la sua Amministrazione sia stata una colossale occasione sprecata per il centrodestra e, ahinoi, per la città metelliana. In effetti, non sarà facile avere di nuovo quella sorta di “allineamenti dei pianeti” che si verificò nel 2010. Sarà assai improbabile, infatti, che in futuro quella stessa area esprimerà un primo cittadino dall’intelligenza politica e dallo spessore culturale dell’ex sindaco, così come è impensabile, almeno adesso, che un nuovo centrodestra riuscirà ad avere un consenso così ampio, quasi plebiscitario, come avvenne cinque anni fa. Ciò, però, dà anche la misura delle responsabilità, pesanti e diffuse, del fallimento politico e progettuale di quell’esperienza.
Nelle risposte di Marco Galdi vi è il tentativo di compiere un’analisi di quel disastroso patatrac politico e progettuale, e, poi, della conseguente sconfitta elettorale dello scorso giugno, che ha l’onestà intellettuale di riconoscere come sua. Le sue spiegazioni sono in larga misura condivisibili, ma non c’è autocritica, nel senso che gli errori e le scelte sbagliate da lui compiute non possono di sicuro limitarsi “al tempo eccessivo che ho trascorso negli uffici per affrontare le problematiche anziché tra la gente”. In altri termini, Galdi non ha ancora metabolizzato l’insuccesso, troppo vicino temporalmente per pretendere un mea culpa sereno e distaccato. Sarebbe questa, d’altronde, una pretesa umanamente eccessiva.
L’intervista, in ogni caso, dà non pochi spunti di riflessione. Ci limitiamo, per non tediare oltre i coraggiosi che leggeranno questo pezzo, solo ad alcune considerazioni.
C’è da osservare, innanzi tutto, che Galdi da un lato evidenzia, a ragione, la profonda crisi economica e finanziaria in cui è sprofondato il Paese negli anni del suo governo cittadino, dall’altro elenca un numero impressionante di opere pubbliche da realizzare o in corso di realizzazione. La sensazione è che il nostro, molto probabilmente, preso dall’aspirazione di realizzare opere pubbliche nell’interesse della comunità, non abbia saputo adeguarsi ad un mondo che cambiava rapidamente intorno a lui e che chiedeva altro. In altre parole, ai cavesi più che la realizzazione di nuove strutture, per quanto importanti, interessava piuttosto un minor carico fiscale, insomma, pagare bollette meno salate, soprattutto quella dei rifiuti, e una organizzazione comunale più efficiente ed incisiva. Per farla breve, piuttosto che di lavori pubblici, ci si accontentava di avere strade pulite e ordinate, marciapiedi sistemati e illuminati, e qualche vigile in più sul territorio. Molto banalmente, i cavesi volevano, e forse vogliono ancora, che venisse assicurato l’ordinario, in altre parole, il primo piatto in tavola piuttosto che il caviale e lo champagne.
D’altra parte, contrariamente a quanto pensa l’ex sindaco, l’attuale Amministrazione riceve plausi proprio per aver recuperato l’ordinario, mettendo in funzione qualche fontana, ripulendo strade e aiuole, provvedendo a fare un po’ di segnaletica stradale, e via di questo passo. E’ evidente che ora i cittadini vogliono questo, forse anche perché negli ultimi tempi di questo lamentavano o, visto che le richieste erano spesso inascoltate, ormai non parlavano neanche più, riservandosi di dare appena possibile la loro condanna nell’urna elettorale. Ed è quello che è, poi, successo.
Per il resto che dire? Indubbiamente le perplessità e le preoccupazioni che Galdi esprime sulla reale consistenza e qualità anche progettuale dell’Amministrazione Servalli sono comprensibili e in larga parte anche condivisibili, non fosse altro perché garantire l’ordinario è un dovere e già un risultato, ma lo spessore si misura su altro, in primo luogo, su quelle che sono le scelte strategiche e gli snodi amministrativi più impegnativi.
Per concludere, i dubbi sulla solidità amministrativa più che politica di Servalli e soci ci sono. E sono anche forti oltre che legittimi. Tuttavia, è ancora troppo presto per esprimere giudizi. L’auspicio, però, è che l’attuale governo municipale faccia bene, non fosse altro perché la città metelliana ne ha disperatamente bisogno.