La credibilità dei partiti non è stata mai molto alta. Almeno negli ultimi decenni. Specie in campagna elettorale, quando propaganda e caccia al voto di scambio collettivo prevalgono su valori ed identità culturali che motivano le scelte di campo.
I relativi sentimenti di sfiducia, diversamente motivati, sono presenti in tutte le indagini demoscopiche a sfondo socio-politico.
Il CENSIS nell’ultimo suo rapporto ne certifica un livello pari all’84%; leggermente più basso, ma altrettanto significativo, il 78% riferito al Governo. Vuol dire che, nonostante i segnali di ripresa, gli italiani non si fidano ed hanno paura del declassamento sociale.
E’ un dato anch’esso rilevato da Censis, la cui fotografia dei risentimenti si completa su come funziona la democrazia e su quanto conta la voce dei cittadini. Quest’ultimi rilievi sono i buchi neri di una politica che non si fa amare e che attizza più rancori che passioni.
Calata dall’alto non favorisce la partecipazione, né agevola l’affidabilità dei suoi attori. Sono interrogativi che si ripetono ad ogni appuntamento elettorale ed assumono un particolare significato di svolta nella campagna in corso, nella quale i fenomeni più vistosi sono l’indifferenza popolare al dibattito politico, ristrettosi in ambiti mediatici per iniziati, e, di contro, l’estensione virale nei social di ilarità, mista a rabbia, nei confronti delle proposte fatte circolare o attribuite ai leader che si candidano al Governo del Paese.
Come una sorta di disincanto o di un secco “no grazie” alle offerte da supermarket che vanno dall’abolizione del bollo dell’auto al canone Rai, dal reddito di cittadinanza a quello di dignità, dall’abolizione delle tasse universitarie alla revisione della Legge Fornero, fino alla roulette della Flat tax ed alle riserve sulle vaccinazioni obbligatorie.
C’è “mercanzia” per tutti i gusti ed orientamenti, a prescindere dal conto finale e di chi lo pagherà in termini di diritti sociali, di sicurezza, di tenori di vita ed anche di cittadinanza politica. In un clima post-ideologico, tranne residue testimonianze, è confortante proporsi agli elettori sulle cose da farsi. Ma è la loro impraticabilità rispetto alla capacita e tenuta delle finanze pubbliche che suscita scetticismo ed allontana la politica dagli interessi primari dei cittadini.
Si spiegano, da un lato, la polarizzazione degli elettori e, dall’altro, l’alta percentuale di astensionisti ed indecisi (33% più 15%) che nessuna delle forze in campo è riuscita, stando ai sondaggi, a mobilitare ed a convincere.
Come dire che gli italiani si aspettavano qualcosa in più di annunci, le cui formulazioni sono prossime a “fake news” e lontane dalle traiettorie di sviluppo che si sperano per una Nazione come l’Italia.