Traffico di rifiuti campani in Tunisia, Legambiente si costituisce parte civile
Legambiente si è costituita parte civile nelle indagini in corso sul traffico di rifiuti campani inviati in Tunisia
Un carico partito dalla Campania e sequestrato dalla dogana di Susa. I rifiuti contenuti erano di una tipologia differente da quella dichiarata
La vicenda è iniziata nell’autunno del 2019 quando dalla Campania partono 120 tonnellate di rifiuti “non pericolosi” diretti in Tunisia e che avrebbero dovuto contenere plastica. Lo scorso maggio parte il primo carico che viene però sequestrato dalla dogana di Sousse (Susa) poiché contenente altra tipologia di rifiuti non trattati preventivamente, di raccolta differenziata domestica. Ad oggi quei container (circa 212) si trovano ancora sotto sequestro preventivo, all’interno del porto di Susa ed è per questo che Legambiente, attraverso un comunicato, sollecita una soluzione.
Legambiente: “Un business importante”
“L’Italia è un paese esportatore di rifiuti e la Campania è la prima regione del nostro Paese a dover spedire altrove i propri, non avendone chiuso il ciclo di trattamento e smaltimento sul territorio. Un business importante che vede proprio nel trasporto l’affare principale in cui, come da sempre denunciamo, si insidiano più facilmente le ecomafie, a danno dell’ambiente, della salute, dell’economia sana e delle tasche dei cittadini” hanno dichiarato Stefano Ciafani (presidente Legambiente) e Mariateresa Imparato (presidente Legambiente Campania).
L’ente si costituisce parte civile
In merito all’invio dei rifiuti sono in corso delle indagini da parte dell’autorità giudiziaria per stabilire i responsabili. Tuttavia, Legambiente ha fatto richiesta di indicazione del procedimento e della persona offesa alle procure della Repubblica presso i tribunali di Salerno e di Potenza in attesa di rivalersi nei confronti dei responsabili del traffico all’esito del procedimento giudiziario.
Rifiuti dal “costo” di 26 mila euro al giorno
Come diffuso dal comunicato che cita le indagini tunisine sul caso come fonte, i rifiuti sequestrati sarebbero destinati allo smaltimento in discarica o all’incenerimento, dunque, tipologia non idonea all’esportazione tra paesi Ue ed extra Ue. Legambiente ha chiesto al Governo di intervenire e di far rientrare nel Paese i rifiuti che giacciono da mesi all’interno dei container nel porto di Susa che stanno costando alle casse 26 mila euro al giorno.