Nel vedere la foto della bambina con il banchetto davanti a Palazzo di Città confesso che mi si è stretto il cuore.
E’ di una tristezza unica. E, da nonno, gli occhi si sono inumiditi. E’ il segno di un paese allo stremo per questa pandemia che ci ha tolto un anno e più della nostra vita. E ai giovani, ai più piccini, è stato tolto ancora di più rispetto a noi che abbiamo qualche anno in più.
D’altra parte, come non commuoversi davanti ad una piccola che chiede di tornare a scuola? Ognuno di noi ha un figlio, una nipotina, costretta a vivere questa non vita in tempo di Covid.
Comprendiamo, del resto, le ragioni dei genitori che chiedono le aperture delle scuole e le loro perplessità sui numeri del contagio che hanno costretto il Sindaco a non riaprire le scuole.
Allo stesso modo, però, non si può non tener conto dei timori sulla diffusione del contagio nella nostra città, che hanno indotto Servalli a prendere una decisione così drastica e in contrasto con le disposizioni del Governo Draghi.
La nostra città, infatti, per il quarto giorno consecutivo presenta il maggior numero di contagi nell’ambito della nostra provincia. E’ un dato che dice molto, purtroppo, e che comunque non può non far riflettere.
D’altro canto, se c’è una bella fetta di genitori che vogliono la riapertura, immaginiamo che ne siano forse anche di più quelli che la vogliono chiusa.
Una riprova di ciò viene dalla Puglia, dove il Presidente della Regione Michele Emiliano ha emanato un’ordinanza che permette ai genitori di richiedere la didattica digitale integrata. In altre parole, chi non vuole mandare a scuola i propri figli ha diritto alla didattica a distanza. Un modo per salvare salomonicamente capre e cavoli. Accontentare sia i genitori favorevoli all’apertura che quelli pro chiusura delle scuole.
Questo per dire che questa delle scuole è una bella gatta da pelare per il sindaco Servalli, il quale sui social viene fatto oggetto di attacchi durissimi forse però, mai come questa volta, non del tutto meritati. Se non avesse chiuso le scuole, di sicuro si sarebbe trovato a dover far fronte alle proteste dei genitori favorevoli alla chiusura. Accontentare tutti, in un simile frangente, è praticamente impossibile.
Molto probabilmente, però, in questa occasione Servalli sconta i ritardi, le approssimazioni e le carenze della sua comunicazione pubblica su un tema così delicato, quale la pandemia, in questi ultimi mesi. La sensazione diffusa è che il sindaco Servalli, per un insieme di motivi, non ha saputo gestire questi ultimi mesi di pandemia. Non era facile, sia chiaro, ma l’impressione che si è avuto è quella di un Sindaco poco reattivo, che si è lasciato travolgere più che governare gli avvenimenti. Questa è la percezione, forse in tutta o in parte sbagliata, ma questo è.
Ad ogni modo, la vera questione a questo punto è un’altra. Se non vogliamo vedere più immagini toccanti come quella di stamani, non avere più lutti, liberarci e liberare la nostra economia dal flagello del coronavirus, l’unica strada da battere è quella di vaccinare tutti in tempi ragionevolmente brevi.
Per tali motivi, il sindaco Servalli si concentri su questo, tutto il resto adesso è secondario. E, da questo punto di vista, si attivi per dare una comunicazione puntuale sull’andamento della campagna vaccinale in città. Non tutti i giorni, ma almeno un paio di volte a settimane.
Possibile mai che, ad oggi, non si sa quanti siano stati gli anziani vaccinati, quanti ancora da vaccinare, così come per le altre categorie? Possibile mai che non viene fornito alcun dato? Come mai? E’ solo sciatteria o c’è altro? Perché questa mancanza di trasparenza che in un frangente come questo per i cittadini è come l’acqua per i pesci?
Sarebbe, quello di comunicare con puntuale periodicità, un modo per contribuire a rasserenare gli animi che, purtroppo e comprensibilmente, mai come adesso sono tesi e volti più all’animosità che alla concordia.
I cittadini, caro Sindaco, si sentono soli e abbandonati. Un buon flusso di comunicazione pubblica corretta e circostanziata, in attesa delle vaccinazioni, contribuirebbe a renderci tutti meno elettrici e maldisposti.
E, in ogni caso, caro Sindaco: vaccini, vaccini, vaccini. Non c’è altro modo per evitare di passare sotto le forche caudine.
7.04.2021 – By Nino Maiorino – Ottimo articolo quello del Direttore Petrillo, come sempre equilibrato. E da nonno comprendo la sua commozione.
Ma una mia personale considerazione si aggiunge a quella fatta per un analogo articolo di oggi, in merito al banchetto con il bambino accompagnato dal padre dinanzi all’ingresso del Comune: ma siamo proprio certi che non sia solo una strumentalizzazione? Ma vi sembra che un bimbo così piccolo possa pensare di andare a fare una protesta di tal genere? Siamo proprio convinti che non sia stato l’amabile papà a organizzare il tutto, certamente in perfetta buona fede, almeno me lo auguro.
E una mia personale esperienza. Il mio nipotino, molto più grande, nove anni, da oltre un anno non va a scuola, solo didattica a distanza, non se ne lamenta eccessivamente, ovviamente ben guidato dai genitori che gli spiegano i motivi del sacrificio, nonché dagli insegnanti che tramite la piattaforma della scuola non solo seguono scrupolosamente tutti gli alunni, caricandoli di compiti per evitare di farli rimanere inoperosi, ma che consente ai bambini di rimanere per l’intera giornata, mattina e pomeriggio con una sola ora di intervallo per il pranzo, in contatto con gli amichetti.
In me sorge sempre più spesso il sospetto che siano i genitori a spingere per la didattica in presenza per liberarsi dei figli almeno per mezza giornata: sono forse malizioso?