Anche dall’asfalto può nascere un fiore e dall’asfalto è nata la poesia di Valerio Mello, siciliano d’origine che da quattro anni vive a Milano, che ha presentato, alla Libreria Guida Salerno Imaginesbook di Corso Garibaldi, la sua terza raccolta di poesie “Asfalto” edito da “La Vita Felice”.
Anche lui, come Salvatore Quasimodo, non ha mai smesso di sentirsi profondamente siciliano, come ha scritto nella prefazione del libro Alessandro Quasimodo, figlio del grande poeta siciliano, che in Mello vede il discepolo ideale del padre: “Proprio per il fatto che nei suoi versi la tradizione classica insulare si fonde con i nuovi stimoli offerti dal contemporaneo”.
Nelle sue 40 poesie Mello, con sequenze successive, definisce nei dettagli l’architettura di Milano: “Racconto Milano con gli occhi di un siciliano. Con occhi diversi. Sono costretto a confondermi con i luoghi e con i suoni della straripante realtà. Con assidua discrezione ho scritto dell’asfalto e delle impressioni nella penombra dei passi e delle vie. Credevo che l’ispirazione nascesse dal silenzio, nella pace di una collina con sole di vento, ma debbo ricredermi con meraviglia”. Mello ama scrivere poesie: “Scrivo perchè lo sento doveroso. Per me è una fede che è fatta anche di sacrifici, che coltivo con grande tenacia. La poesia non cambia la vita, ma può essere un arricchimento grandissimo”.
Mello che ha visitato Salerno è rimasto affascinato dal Museo Archeologico e in particolare dalla testa bronzea di Apollo: “Mi ha ispirato dei versi che pubblicherò nel mio prossimo libro”.
A presentare “Asfalto”, sono stati i professori Francesco D’Episcopo, docente di Letteratura italiana e Critica letteraria all’Università Federico II di Napoli, e Alberto Mirabella, saggista e critico letterario. D’Episcopo apprezza la poesia di Valerio Mello che ha premiato alla Fiera del Libro di Torino: “Nonostante l’asfalto milanese, che non riesce mai ad asfaltare l’anima, Mello continua ad essere un poeta mediterraneo, soprattutto nel linguaggio, che ricorda il secondo Quasimodo: un linguaggio essenziale, molto intenso ed intimo, che non si lascia catturare dagli asfalti della contemporaneità”.
Il professor D’Episcopo ha ricordato che Milano ha sempre accolto i nostri poeti:”Basti pensare a Quasimodo, a Gatto, a Sinisgalli. E’ una città che è entrata dentro ai nostri poeti. Gatto diceva addirittura che Milano era la città natale della sua poesia. La Milano di Mello però è una Milano più solitaria, dove lui si sente fortemente indifeso, fragile, si espone e accoglie la città dentro di se, dando se stesso alla città in una integrazione di corpo e anima Lui si fa città e la città si fa poeta attraverso i suoi versi”.
Il professore D’Episcopo ha sottolineato l’importanza sociale della poesia :”La vera unità d’Italia la fanno i poeti come Mello che con la loro anima sfidano se stessi”.
Secondo il professor Alberto Mirabella, le poesie di Mello sono ambientate in una Milano che stimola l’autore a riflettere sul proprio intimo e su problemi esistenziali profondi: “La vita, la morte, la poesia, l’ispirazione poetica. Alcuni elementi che potrebbero sembrare banali, come il finestrino di un treno, l’asfalto, un palazzo, il tram, costituiscono l’occasione per scrivere versi complessi ed originali che fanno trasparire la grande sensibilità di questo giovane poeta. Molti scrivono, ma pochi sono quelli che destano la giusta attenzione. Mello è un poeta molto profondo, che ha una grande forza poetica. Coglie con grande umanità, senza pietismo, le problematiche dei nostri tempi, facendoci vedere, con i suoi occhi, cose che ci sfuggono”.