scritto da Redazione Ulisseonline - 13 Marzo 2015 09:05

Salerno, l’incisore Dino Patroni dedica una medaglia al Cristo Risorto di Maratea

E’ stata presentata ufficialmente, la straordinaria ed originale medaglia  celebrativa dedicata al Cinquantenario della costruzione della statua del Cristo Redentore di Maratea, realizzata dallo scultore – medaglista salernitano, naturalizzato lucano, Vincenzo Dino Patroni che, per la prima volta in assoluto, ha voluto presentare il modello in gesso, (patinato in bronzo,  di circa 22 centimetri), della medaglia, nella sua Salerno, nella sede dell’Associazione Lucana “Giustino Fortunato” di Via Cantarella, presieduta dal professor Rocco Risolia.

“La  medaglia  sarà poi coniata in bronzo o in argento o  in oro per il Papa, in una dimensione di circa sette centimetri di diametro”, ha spiegato Dino Patroni che da circa venti anni vive a Maratea. La  medaglia si distacca nettamente dalla medaglistica del passato.

E’ un piccolo monumento, “Una memoria storica immortale” come ha spiegato lo stesso Dino Patroni: “Non è racchiusa in un piano circolare: parte dal “picciol cerchio”, come  Cellini chiamava la medaglia,  per poi diventare una C che vuol dire Cristo, ma anche Cinquantenario, sulla cui base c’è scritto: “Maratea 1965 –  2015”  e attorno “Cinquantenario della statua  del  Redentore”. Da questa C fuoriesce, con solennità, il Cristo Redentore scolpito da Innocenti. Ho cercato di rispettare l’originalità dell’idea del grande scultore, dando però anche  una mia personale impronta. Questa medaglia, che viaggerà nel mondo, appartiene a tutti i lucani  e a tutti gli italiani”.

La medaglia, molto attesa dai numismatici e dai collezionisti, è un vero e proprio gioiello, una vera gemma, e a scoprire il telo che copriva il modello della medaglia, non poteva che essere la  bellissima contessa Chiara Rivetti di Val Cervo, presidente della “Fondazione per il Cinquantenario del Cristo Redentore”,  che ha raccontato di  quando, dodicenne , vide realizzata l’opera di Bruno Innocenti, diventata il simbolo di Maratea: “Mio padre, Stefano Rivetti,  si innamorò di Maratea e lì installò le sue fabbriche di tessuti. Dopo aver visto la statua di Rio gli venne l’idea di farne costruire una simile da donare alla città di  Maratea. Fu un atto d’amore come è un atto d’amore e di fede  l’aver realizzato questa medaglia”.

Il Maestro Patroni ha ricordato che la statua del Cristo di Maratea è alta 22 metri:”E’ la  seconda in altezza dopo quella di Rio De Janeiro, ma molto più bella. La sue braccia sono lunghe 19 metri. E’ stata costruita  in cemento armato e scaglie di marmo bianco di Carrara, sul punto più alto del Monte San Biagio di Maratea.

Il Cinquantenario rappresenterà  un momento molto importante per tutta la Basilicata e per i marateoti in particolare”. Il professor Alberto Mirabella, saggista e critico d’arte,  dopo aver ricordato che una medaglia bifacciale di Dino Patroni, dedicata a Cosimo II de’ Medici, è esposta al Museo Nazionale del  Bargello di Firenze,  ha sottolineato le capacità dell’artista salernitano: “Sempre teso alla ricerca di nuovi moduli artistici, è uno  dei più rappresentativi medaglisti italiani del nostro tempo, “un poeta del metallo” come lo ha definito il  professor Giancarlo Alteri. La sua capacità nel cesellare  ha raggiunto una perfezione unica nel campo della medaglia d’arte. E’ complesso ridurre in una immagine piccola, in una medaglia commemorativa, un’opera grandiosa come il Cristo Redentore di Maratea. Questa medaglia,  che ha un  valore commemorativo e devozionale,  racchiude un microcosmo. E’una piccola scultura. E’ un’opera d’arte”.

Il professor Mirabella ha anche ricordato che Dino Patroni, proviene da una dinastia di scultori: “Sia il nonno, Diomede, che il padre, Corrado, erano grandi scultori”.

Il Presidente  dell’associazione lucana “Giustino Fortunato”,  il professor Rocco Risolia, che  ha presentato il Maestro Dino Patroni, ha   ricordato gli scopi dell’associazione lucana “:”Si adopera per creare occasioni di aggregazione e per  esaltare i valori della lucanità”. Durante la serata sono stati eseguiti brani di Paganini, dal giovane  violinista  salernitano Gennaro Cardaropoli, un vero talento di cui sicuramente sentiremo parlare

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