“L’equilibrio tra la parte narrativa e quella saggistica è perfetto… L’impennata verso la conclusione è forte e l’epilogo mi sembra al tempo stesso affascinante e inquietante”.
E’ il commento scritto dal grande sceneggiatore Nicola Badalucco, autore dello script di molti film di Luchino Visconti, sulla quarta di copertina della nuova fatica letteraria del noto giurista e politico salernitano Luigi Mazzella, che è stato giudice della Corte Costituzionale e Ministro per la Funzione Pubblica, che si intitola :”L’Implosione”.
Edito dalla “Avagliano Editore”, il libro, sulla cui copertina campeggia un dipinto della scuola di Posillipo che riproduce un’eruzione del Vesuvio, è stato presentato nella Sala Genovesi della Camera di Commercio di Salerno durante una interessante serata organizzata dal comitato organizzatore del Lions Club “Salerno 2000”, presieduto dal Colonnello Luigi Gambaro, composto dal Presidente Gambaro, dall’avvocato Pietro De Felice e dalla Cerimoniera del Club, la dottoressa Maria Sanfilippo Feleppa Assente l’autore a causa di un lieve infortunio che gli ha impedito di tornare nella sua città natale, come ha spiegato il Presidente Luigi Gambaro che ha portato i saluti del giudice Mazzella, e ricordato che ” Tra gli scopi lionistici vi è anche la diffusione della cultura”.
Il giornalista Enzo Todaro, che ha moderato gli interventi dei relatori, ha sintetizzato il contenuto del libro:” Racconta la storia di un’aristocratica famiglia napoletana, quella dei Filiberti di Fingardìa dai tempi dei Borboni a oggi. Ripercorre anche le tappe della Storia del nostro Paese dalla fase dell’unità a quella attuale. Il protagonista Filippo s’interroga sull’orgoglio, sulle contraddizioni e sulle paure del pensiero borghese che l’ha sempre guidato e di cui lui stesso è stato espressione per i tanti, lunghi anni della sua vita. Giunto in età matura l’avvocato Filiberti di Fingardìa assiste alla disgregazione dell’idea di famiglia, di patria, all’indifferenza dei suoi discendenti per le radici, alla presa di distanza di tutti verso tutti; in ultima analisi all’implosione della sua vita e della società in cui vive. Un libro che rappresenta un po’ la sintesi di tutti i libri scritti dal giudice Mazzella. Nella narrazione ho ravvisato parte della sua vita e quindi possiamo dire che questo libro è anche autobiografico. L’autore dimostra di conoscere bene la storia e la politica: attraverso il protagonista fa una disamina anche dell’attuale realtà”. Il professore Alberto Granese ha definito “storico” il romanzo di Mazzella:” Ci sono tutti gli avvenimenti storici che vanno dal secondo decennio dell’800 e arrivano al secondo decennio del 2000. La storia entra ed esce dal romanzo che oltre ad avere un taglio narrativo, ha anche un taglio saggistico. Sia la parte strettamente narrativa, con le esperienze sessuali del protagonista, sia le parti storiche, si alternano. Quest’alternanza è ben controllata dall’autore. I personaggi più importanti della vicenda, tutti i membri della famiglia, rivelano un senso spiccato della libertà. Filippo rappresenta l’elemento centrale della storia: tutto il libro sembra una sua meditazione e la voce narrante dell’autore un po’ si distanzia e un po’ si accavalla alle riflessioni del protagonista.
Nel libro Mazzella esplora il mondo dell’alta borghesia romana e dell’alta borghesia napoletana. Esplora un mondo strettamente collegato alle istituzioni, al potere “. Anche il professor Giuseppe Cantillo ha evidenziato come il libro metta insieme narrativa e saggistica:” Un libro denso che fa pensare perché affronta molti problemi della storia d’Italia, ma anche dell’attualità. Ha anche un lato di analisi psicologica molto intensa. C’è una valutazione della cultura italiana che secondo il protagonista, Filippo, è una cultura prevalentemente cattolica, portata al perdonismo”. Secondo il professor Cantillo uno dei personaggi meglio riusciti del libro è la moglie del protagonista, Isabella:” E’ un personaggio positivo che riscatta Filippo. Gli dice che in fondo non ha avuto quella sensibilità emotiva per diventare un artista. L’Arte avrebbe salvato Filippo dal suo scetticismo radicale, dalla sua insoddisfazione”.
Cantillo si è anche soffermato ad analizzare il giudizio che danno i due protagonisti sul 68:”Mentre Filippo condivide l’analisi marxiana della tecnologia, del dominio della tecnica e della spersonalizzazione, solo in negativo, Isabella comprende, volontaristicamente , l’esigenza di trasformazione”. Le conclusioni sono state affidate al Vice Governatore del Distretto 108 YA,