Salerno, le “Pietre Amanti” di Bartolomeo Gatto esposte nel nuovo spazio allestito da Adele Gatto a “Il Cigno” di Corso Garibaldi
E’ stato inaugurato venerdì sera, in Corso Garibaldi 241, un “nuovo spazio” espositivo, allestito da Adele Gatto, con le opere del pittore e scultore di arte contemporanea salernitano Bartolomeo Gatto, conosciuto a livello internazionale per il suo ciclo pittorico delle “Pietre Amanti”.
Sono 25 le tele del Maestro Gatto esposte all’interno di uno dei due locali che, dal 1977, costituiscono l’attività commerciale de “Il Cigno” di Adele Gatto, moglie del maestro. Tele monocrome realizzate in circa trent’anni di lavoro, nel suo laboratorio di Giovi Altimari. L’ultima, “Intimità”, è stata realizzata nel 2016. Ci sono anche: “Futuribile blu”, “Energy in red”, “Picco amico”, “Blu cobalto”, “Evoluzione”, opere di grandi dimensioni (200×200 cm.) realizzate in acrilico o in acrilico e olio:” Fino a qualche anno fa dipingevo solo ad olio, poi sono passato all’acrilico che si asciuga più rapidamente e ti consente di lavorare più velocemente”.
Molte delle sue opere sono ispirate alle pietre della Sardegna: “Ho rubato i colori e anche le forme di quelle pietre che rappresentano una parte importante della nostra esistenza. Le pietre sono sensibili, vivono, parlano, amano, gioiscono, soffrono come noi”. Anche le pietre del Cilento, sua terra d’origine, (Gatto è nato a Moio della Civitella), sono state le sue muse ispiratrici:” Molte volte ritorno in quei luoghi per rivedere le pietre incontrate quattro – cinque anni fa: è come ritrovare un’amica”.
Stupendi e suggestivi i rossi e gli azzurri usati da Gatto nei suoi dipinti che spesso utilizza anche il giallo:” Sono i colori primari”. Anche Giorgio De Chirico ha apprezzato i suoi lavori, la sua carica coloristica:” Quando esponevo a Milano spesso passava e si fermava a guardare i miei dipinti. Mi incoraggiò ad usare il giallo, che non è un colore facile”. Le pietre di Gatto sembrano quasi danzare:” Nel loro silenzio profondo raccontano tutto. Ho cercato di trasporre sulla tela le emozioni che mi trasmettono”. Le tele esposte sono in compagnia di alcune sculture in legno:” Da ragazzo mi piaceva “scolpire” qualsiasi pezzo di legno mi capitasse tra le mani: ontano, noce, ciliegio, castagno. Un pezzo di ulivo di una certa grandezza era introvabile perché considerato una pianta sacra, intoccabile. Qualche anno fa ho avuto la fortuna di entrare in possesso di una montagna di radici: un tesoro! Le radici di ulivo pluricentenarie mentre si lavorano offrono colori inimitabili, che la luce in parte cancella, e diffondono nell’aria un profumo unico”.
Ci sono anche sculture in pietra e i multipli in bronzo, raffiguranti i segni zodiacali: ” Mi eccita il modellare, il manipolare la materia che prende forma tra le mani e, poi il caldo e l’odore della fonderia, la magia della fusione”. Su uno schermo scorrevano le immagini di una famosa mostra di Gatto, intitolata “Il cappello a tre punte”, contro la guerra in Irak, che ebbe molto successo a Salerno, nel Complesso Monumentale di Santa Sofia, ma anche in altre città. Bartolomeo Gatto ha esposto le sue tele anche a Bruxelles, dove nel 1969 vinse il premio “Les Artes en Europe”, Stoccarda, Basilea, Monaco, Oldenburg, Vienna, Ginevra, Lugano, Norimberga, Dusserldorf, New York e Madrid dove ha conosciuto Salvator Dalì.
Gatto è sempre più proiettato su scenari artistici internazionali: “Questo spazio rappresenta un punto di partenza per riorganizzare i miei percorsi futuri”. Oltre ai figli Davide e Carla, tanti gli amici che non hanno voluto mancare di offrire, con la loro presenza, la loro ammirazione e stima al grande maestro. Tra questi il Presidente dell’AGS e del Panathlon Salerno, il dottor Enzo Todaro:” E’ un grande artista! Sconcertante per la sua semplicità e umiltà. Ha dato la parola alle pietre, i suoi colori sono un inno alla vita. Ho presentato spesso, con orgoglio, le sue opere, anche a Milano”