Le autovetture hanno un’anima? Secondo l’ingegnere Matteo D’Amore, professore Ordinario di Impianti Industriali e Direttore della Scuola di Specializzazione in Farmacia Ospedaliera dell’Università di Salerno,”sicuramente possono avere una coscienza critica! E’ possibile creare un’auto sicura, capace di capire in anticipo che c’è un pericolo in arrivo, senza utilizzare i metodi di sicurezza passiva già in uso che però non tengono però conto del conducente che può avere delle alterazioni dello stato psico – fisico. A breve potremmo avere un’auto capace di capire prima se il conducente è in condizioni normali o alterate: se non è lucido, se sta male, se è stressato, se è stanco. Di capire quindi se è in grado di mettersi alla guida con sicurezza”.
L’importante e innovativo progetto è stato presentato dall’ingegnere D’Amore durante una conviviale rotariana a lui dedicata dal Presidente del Club Rotary Salerno Picentia, il dottor Walter Iannizzaro, tenutasi all’Hotel Mediterranea, nell’ambito dell’iniziativa di valorizzazione dei soci del Club, fortemente voluta dal dottor Iannizzaro: “Nel nostro Club abbiamo tanti soci di valore, come l’ingegner D’Amore, che possono trasferirci il loro sapere e la loro scienza”.
Il professor D’Amore ha spiegato con quali sussidi tecnologici è possibile che l’autovettura capisca lo stato psico -fisico del guidatore: “Ad esempio con un cardiofrequenzimetro situato sotto la cintura di sicurezza che controlla la frequenza cardiaca e misura lo stato di stress; con dei dispositivi per la lettura dell’alcol, non invasivi, inseriti nell’abitacolo, che segnalano al guidatore il pericolo che corre mettendosi alla guida”.
Al Dipartimento di Farmacia, diretto dalla professoressa Rita Patrizia Aquino, il team, composto dallo stesso ingegnere D’Amore e da Lino Sena, Rolando Squitieri, Francesco Villecco, e dall’ingegnere Michele Pappalardo, da circa tre anni sta portando avanti la ricerca attraverso dei simulatori di guida, con schermi curvi a raggio variabile, utilizzati per mettere a punto e testare i dispositivi da installare a bordo degli autoveicoli in grado di monitorare in tempo reale il conducente, di apprenderne lo stile di guida e di riconoscerne l’eventuale incapacità di guida dovuta all’assunzione di alcool o a problemi psicofisici.
Uno di questi simulatori è la Panda “simulata”, donata all’Università di Fisciano dalla Fiat, che dà la sensazione di guidare un’auto vera. Anche altre case automobilistiche, stanno seguendo con interesse la ricerca. Sono state fatte ricerche anche sul campo visivo di chi guida: “E’ condizionato dal carico cognitivo. E’ stato dimostrato che gli autisti degli scuolabus hanno un campo visivo molto stretto perché la richiesta di attenzione è condizionata dal chiasso dei bambini che sono sul pulmino. Noi abbiamo misurato questo restringimento”.
L’ingegnere D’Amore ha spiegato anche che, utilizzando la Logica Fuzzy, si può capire come far rimanere la macchina nella traiettoria giusta e che ai semafori rossi si hanno i punti di stress più alti del conducente: “Anche questo è misurabile”. I risultati della ricerca non sono solo utili per creare un’auto sicura, ma sono applicabili in molti altri campi come ad esempio al mondo della disabilità: “Questa tecnologia, che è già possibile mettere sul mercato, è applicabile anche alle carrozzelle dei disabili che solo attraverso la loro attività cerebrale possono far muovere la carrozzella nella direzione voluta”.