“Oggi l’alfabetizzazione è quasi totale. Al Sud abbiamo ancora un 10% di persone analfabete. Naturalmente questo dato varia da luogo a luogo ed è legato all’età delle persone Molti hanno frequentato le prime classi della scuola elementare, ma poi non hanno proseguito e non hanno continuato a scrivere o a leggere. Sono rientrati quindi in quello che si chiama analfabetismo di ritorno. Salerno e la sua provincia rientrano nella media nazionale”.
A fare il punto sul livello di alfabetizzazione del nostro territorio, è stata la professoressa Maria Rosaria Pelizzari, associato di Storia Moderna e Storia delle Donne al Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Salerno, durante l’incontro: “La penna e la zappa: alfabetizzazione, cultura e generi di vita”, organizzato dal Presidente del Rotary Club Salerno Duomo, il professor Canio Noce, nell’ambito del mese dedicato all’alfabetizzazione.
“E’ una delle progettualità rotariane a livello internazionale. L’alfabetizzazione, ha prodotto benefici essenziali e grazie alla diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, che hanno raggiunto tutte le sacche della popolazione, si è data la possibilità, sia al contadino lucano, sia al pastore del trentino di affacciarsi sulla finestra del mondo”.
La professoressa Pelizzari, partendo dal ‘700, ha spiegato come è cambiato il concetto di alfabetizzazione: “Nei villaggi in cui ben pochi sapevano leggere e ognuno conosceva la storia dell’altro non era necessario firmare per convalidare la propria dichiarazione: bastava dirlo in piazza davanti a tutti. La scrittura rappresentava una tecnica misteriosa: chi la possedeva conosceva il segreto di comunicare senza dovere ricorrere alle parole, ai gesti ed a qualsiasi altro segno legato al vissuto quotidiano. Prima, chi sapeva leggere non sempre sapeva anche scrivere. Molti imparavano prima a fare di conto e poi a scrivere, proprio per esigenze di lavoro, come ad esempio le ostesse che dovevano fare il conto a coloro che andavano nella loro locanda e segnare i loro nomi. Nei paesi protestanti, molti imparavano a leggere avvicinandosi alla lettura della Bibbia. Anche i sarti, nella seconda metà del settecento, spesso imparavano a leggere consultando le prime riviste di moda che circolavano in quel tempo. Molti imparavano a leggere attraverso la lettura delle canzoni in chiesa. La lettura si impara vedendo e ascoltando: al segno si associa il suono”.
“Nel 700 -continua- già saper mettere la firma era considerato importante: era considerato un segno di alfabetizzazione perché non si firmava mettendo la croce. Esistevano tre tipi di firma: a seconda del livello di alfabetizzazione di una persona cambiava il modo di firmare. Nel Meridione, prima dell’Unità d’Italia, il grado di analfabetismo era molto più elevato di quello dell’Italia Settentrionale, nonostante che Ferdinando II di Borbone, nel 1848, avesse creato, per primo in Italia, Il Ministero della Pubblica Istruzione. Con l’Unità d’Italia parte una campagna di alfabetizzazione “.
La professoressa ha poi parlato dell’alfabetizzazione informatica: “Se non sai usare il computer e non conosci internet sei escluso. Anche le persone anziane dovrebbero avvicinarsi all’uso del computer, attraverso dei corsi gratuiti a loro dedicati”; e consigliato ai giovani di leggere molto:”Molti ragazzi sono bravissimi a usare il computer, ma non sono in grado di scrivere niente. Devono leggere , informarsi, essere curiosi”.