“Il Mezzogiorno, a sette anni dall’inizio della crisi, è tornato a un livello di produzione di ricchezza pari a quello della metà degli anni ’90. Siamo tornati indietro di venti anni. Il potere di acquisto medio di un cittadino meridionale e pari a poco più della metà del potere d’acquisto medio di un cittadino che vive nel Centro Nord”.
Le cause che hanno provocato questo eccezionale regresso sono state spiegate dal professor Adalgiso Amendola, Preside della Facoltà di Economia, Scienze Politiche, Sociali e della Comunicazione dell’Università degli Studi di Salerno durante la conviviale rotariana a lui dedicata, intitolata “Formazione e reti sociali: gli investimenti virtuosi per il Mezzogiorno”, organizzata al Grand Hotel Salerno, dal Presidente del Rotary Club Salerno Est, il dottor Pierluigi Carraro che nel suo intervento ha ricordato la gravità del problema dell’occupazione esistente al Sud: “ soprattutto per i giovani”.
Il professor Amendola ha analizzato le difficoltà economiche delle regioni del Sud: “Oggi il ritardo di sviluppo del Mezzogiorno è la questione principale del mancato sviluppo del nostro Paese, una questione che si tende a derubricare ad una questione che riguarda solo le regioni del mezzogiorno. Non stiamo sfruttando uno dei pochi margini di possibilità per migliorare l’efficienza del Paese cosa che invece ha fatto la Germania, dall’inizio degli anni ’90, con il suo Mezzogiorno che sarebbe l’ex Germania dell’Est: loro hanno investito molte risorse nello sviluppo economico di quelle regioni, nelle quali è conveniente investire, e questo gli ha permesso in poco tempo di diventare la locomotiva d’Europa. Noi purtroppo, nel caso del Mezzogiorno, soprattutto negli ultimi 15 anni, abbiamo cambiato prospettiva: mentre prima la Questione Meridionale era vista come una delle principali questioni da affrontare per avviare il Paese, con l’avvento di una serie di opinioni diffuse, compresa il punto di vista leghista, il Mezzogiorno è oggi considerato come una palla al piede del Paese ”. Secondo il professor Amendola qualcosa sta cambiando:” Qualche segno di cambiamento lo sta dando, negli ultimi mesi, l’attuale Governo che ha riportato l’attenzione su alcuni punti della Questione Meridionale anche con interventi diretti. E’ importante investire risorse e attenzione nelle regioni meridionali, per rimettere il Paese in un sentiero di sviluppo. Dalla crisi o si esce tutti insieme o non si esce. Occorre soprattutto creare le condizioni perché sia conveniente per i privati investire nel Mezzogiorno: occorrono delle riforme strutturali, bisogna rimettere in piedi una politica industriale, individuando settori strategici utili per lo sviluppo del Mezzogiorno; un maggiore investimento nell’efficienza della pubblica amministrazione, attraverso una serie di meccanismi di riforma e, inoltre, favorire un forte investimento nella formazione di reti sociali virtuose per ricostituire il senso civico che si sta perdendo nel Mezzogiorno”.
Uno degli investimenti necessari per riprendere il discorso di crescita, secondo Amendola, è nel turismo, nel settore industriale “ compatibile con il turismo, a basso impatto ambientale”, nel settore delle energie alternative e soprattutto nella logistica: ” Se noi capovolgiamo la mappa dell’Italia, scopriamo che il Mezzogiorno non è la parte bassa dell’Europa, ma è un’importante piattaforma logistica che si affaccia nel Mediterraneo”. Negativa la situazione per i giovani:” Il lavoro per i giovani dai 25 ai 35 anni è finito. Non c’è. E questo sta creando una ripresa dell’emigrazione. Se noi riusciamo ad attrarre investimenti possiamo contare sulla grandissima qualità dei giovani che stiamo perdendo”.
Secondo Amendola bisogna cambiare passo: ” Si deve decidere, a livello governativo, di dare qualche linea d’indirizzo; a livello politico non bisogna parlare più del Mezzogiorno come un problema dei meridionali terroni che è meglio tenere da parte. Se l’Italia vuole diventare di nuovo un Paese in crescita non deve migliorare la produttività della Lombardia, che è già altissima, ma deve recuperare nel Mezzogiorno dove stiamo indietro. Se concentriamo le risorse nel far migliorare la produttività del sistema meridionale: dagli ospedali, alle scuole, alle imprese e in generale la Pubblica Amministrazione, abbiamo l’occasione, come Paese, di fare un grande salto in avanti”. Bisogna cambiare anche la mentalità della gente del Sud:” Bisogna creare il capitale sociale dando centralità alla scuola, che non deve essere solo il luogo dove si apprendono nozioni, ma il luogo dove si formano i cittadini e i valori condivisi di una collettività; anche nelle famiglie meridionali i genitori devono smetterla di fare i sindacalisti dei figli. Devono invece concentrarsi a formare i cittadini di domani”.
Secondo il professor Amendola, Presidente del Club Lions Host, bisogna anche sviluppare relazioni virtuose:” Quelle che si creano ad esempio attraverso associazioni di servizio come i Rotary e i Lions, che sono costruttori di capitale sociale, perché lì ci si abitua ad avere relazioni di fiducia reciproca e questo favorisce lo sviluppo degli affari. Bisognerebbe creare una rete sociale con tutti i club di service del territorio che potrebbe affiancare l’ente pubblico per realizzare dei progetti di interesse collettivo sul territorio”.