Salerno, la buona sanità del reparto di Chirurgia Pediatrica del Ruggi d’Aragona
Ha rischiato di morire a causa della rottura della milza, un bambino di 4 anni, della provincia di Salerno, che sportosi troppo dalla finestra della sua abitazione, è caduto da un’altezza di circa 2,5 metri urtando con l’addome contro una barra di ferro che, sfortunatamente, ha provocato la rottura della milza.
“Le rotture della milza sono piuttosto frequenti, anche nei bambini”, ha spiegato il dottor Ennio Clemente, che da dodici anni è il Primario del Reparto di Chirurgia Pediatrica dell’Azienda Ospedaliera Ruggi D’Aragona di Salerno e che per i precedenti trent’anni è stato responsabile del “Trauma Center” del Santobono di Napoli :”Dal 2003 abbiamo iniziato ad introdurre i protocolli internazionali specifici per questo trauma che ci hanno consentito di passare dall’80% al 12 % di milze tolte. Questo significa che si può salvare una milza, anche se si rompe, dopo aver autolimitato l’emorragia. Nel caso del bambino di 4 anni purtroppo non è stato possibile seguire i protocolli perché la milza era ridotta veramente male e non potevo aspettare che si fermasse l’emorragia: il bambino sarebbe morto”.
Fortunatamente il bambino, dopo la caduta e dopo essere stato immediatamente soccorso dai medici dell’Ospedale del Comune dove abita, dove è stato intubato, è stato immediatamente trasferito, con l’ambulanza con rianimatore, all’Ospedale di Salerno dove i dottori Ennio Clemente , Mario Ascolese, Vincenzo Andolfi, l’equipe del Reparto di Chirurgia Pediatrica e il personale della sala operatoria, tutti prontamente avvertiti dal medico di guardia Ascolese, attendevano il bambino in sala operatoria.
“Coadiuvato dai dottori anestesisti: Minichino e Faro e dal dottor Gammaldi, subito giunto in sala operatoria, dopo un rapido esame della Tac e delle ecografie, fatte dai medici dell’Ospedale di provenienza, dalle quali si vedeva la grande quantità di sangue presente nella pancia del bambino, abbiamo deciso di operarlo d’urgenza” – ha spiegato il dottor Clemente – “Quando abbiamo aperto l’addome, abbiamo trovato la milza del bambino, che è grande quanto una grossa prugna, rotta in tre parti. Ho aspirato il sangue che c’era nella pancia, ho trovato i vasi sanguigni rotti da cui usciva il sangue, li ho clampati con le pinze chirurgiche e ho tolto la milza molto velocemente. Prima di chiudere abbiamo reimpiantato un pezzo della milza nell’epiploon che è una specie di grembiule molto vascolarizzato che copre lo stomaco e i visceri. Questo nella speranza che il pezzetto di milza, con l’aiuto dei vasi sanguigni, riprenda in parte la sua importante funzione che è quella di formare i globuli rossi e dare un corredo immunitario al bambino”.
Questa tecnica, praticata molte volte anche dal dottor Ascolese nel corso del suo dottorato di ricerca sulle resezioni spleniche, cerca di limitare i danni della splenectomia ossia l’asportazione della milza che è importante, soprattutto in età pediatrica, perché il bambino non avendola più è soggetto maggiormente a infezioni e per evitarle deve sottoporsi a terapia medica.
Il dottor Clemente ed il dottor Ascolese durante l’intervento di asportazione della milza hanno utilizzato anche una tecnica innovativa:” Con uno speciale macchinario l’L.R.S. (Laboratorio Recupero Sangue) abbiamo aspirato il sangue presente nella pancia del bambino e invece di eliminarlo , come sempre si fa, dopo averlo ripulito e processato le emazie, lo abbiamo reimmesso nel corpo del bambino con una auto-trasfusione. Il bambino uscirà dall’ospedale tra qualche giorno”. Il dottor Clemente ha ricordato che all’Ospedale di Salerno, purtroppo, non c’è il reparto di rianimazione pediatrica: ” Per questo motivo, tranne casi urgenti, i bambini vengono portati al Santobono di Napoli”. Nel reparto che dirige il dottor Clemente è già pronta però una stanza da utilizzare per la terapia intensiva pediatrica e chirurgica:” E’ pronta da tre anni. Contiene quattro posti letto, ci sono persino i monitor per controllare i bambini durante la loro degenza, ma a causa del blocco del turn over non è possibile assumere i sette anestesisti, e gli otto infermieri necessari per attivare la rianimazione. Sarebbe necessario reperire delle risorse per poterli assumere”.
Il dottor Clemente da quarantadue anni opera e cura i bambini, spesso salva loro la vita, sempre con la stessa determinazione e con lo stesso entusiasmo:” Ogni volta che un bambino lascia il mio reparto e mi saluta con un sorriso e con un bacio, riaccende in me l’entusiasmo che mi ha spinto a fare questo lavoro. Posso dire di essere il “padre” di 600 – 700 figli, che curo ogni anno ”.