Salerno, in controtendenza l’imprenditrice Valentina Sgaglione: “La buona sanità esiste! E’ qui da noi!”
“La buona sanità esiste! E’ qui da noi!”. E’ questo il messaggio lanciato con convinzione e determinazione dalla dottoressa Valentina Sgaglione, imprenditrice di rilievo nel campo alberghiero, che dopo un’esperienza traumatica, vissuta in un noto ospedale del Centro Nord d’Italia, ha finalmente trovato la soluzione al suo problema fisico all’Ospedale Fucito di Mercato San Severino dove è stata operata dal professor Nicola Maffulli, Direttore del Dipartimento dell’Apparato Locomotore dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno, del quale fa parte anche l’Ospedale “Fucito” di Mercato San Severino, dove il professor Maffulli è Primario di Ortopedia.
L’imprenditrice di Angri, Valentina Sgaglione, ha raccontato che nel 2012 per una malformazione congenita della tibia, che non era normo allineata e che poneva dei carichi abnormi su una parte del ginocchio, causando l’usura della cartilagine della tibia, era stata sottoposta, in un noto istituto ortopedico del Centro Nord, a un intervento che consisteva nel correggere l’asse della tibia con l’innesto di una cambra metallica.
“Giocavo a pallacanestro e ad un certo punto, all’età di 15 anni, ho cominciato ad avere problemi al ginocchio che si gonfiava e mi faceva male. Mi sottoposi a vari controlli, ma solo l’ortopedico Gianfranco Fineschi, uno dei chirurghi che per ben due volte operò, al Gemelli, Papa Wojtyla, capì quale fosse la causa. Siccome all’epoca l’intervento al quale avrei dovuto sottopormi era molto invasivo, mi consigliò di smettere di giocare a basket e di aspettare l’evoluzione della scienza medica per poi operarmi. Dopo venti anni, il dolore al ginocchio, che si gonfiava, aumentava. Non riuscivo neanche a guidare la macchina. Siccome nel frattempo l’operazione a cui dovevo sottopormi era diventata meno invasiva, decisi, nel 2012, di operarmi in un centro medico del Centro Nord d’Italia dove mi sottoposero all’intervento di riallineamento della tibia in anestesia totale. Dopo l’operazione sono stata ricoverata per sei giorni ricevendo un trattamento poco professionale e umano. Dopo aver tolto i punti iniziai la terapia da loro prescrittami tenendo il ginocchio fermo per un mese. Avevo difficoltà di piegamento del ginocchio e quindi della gamba che era bloccata a settanta gradi. Non potevo guidare l’auto e nemmeno salire le scale. Ogni mese, per ben quattro mesi, sono tornata al centro per sottopormi a controllo e a dolorosi esercizi di fisioterapia che però non miglioravano la situazione. I fisioterapisti e i medici del centro attribuivano il dolore che sentivo ad un mio atteggiamento psicologico. Mi sottoponevano a radiografie al ginocchio senza fare mai una Tac. Mi ero quasi convinta di essere io incapace di sopportare il dolore e di essere io stessa la causa del non miglioramento della mia situazione. Su consiglio di un ortopedico di Angri, dove vivo, feci una Tac al ginocchio e scoprii che si erano formate delle aderenze di sangue nel ginocchio che ne avevano provocato il parziale blocco. Arrabbiatissima tornai al centro, dove feci vedere la Tac al medico che mi aveva operata e che mi aveva sempre trattata in modo sgarbato. Solo allora il medico si rese conto che avevo ragione e, cambiando totalmente atteggiamento nei miei confronti, resosi conto di aver commesso un errore di valutazione del caso, mi chiese di sottopormi ad un’altra operazione per rimuovere le aderenze formatesi a causa della loro negligenza. Io ormai avevo già deciso di operarmi altrove e lo trattai freddamente. Mi consigliarono di rivolgermi al professor Nicola Maffulli che mi accolse con grande professionalità e in modo molto umano, senza l’arroganza, l’aggressività e l’indifferenza del dottore che mi aveva operata. Mi ascoltò e capì il mio problema. Mi ispirò subito fiducia. Mi fece fare alcuni esami prima di fare l’intervento di rimozione delle aderenze. Ho ripreso la mia piena funzionalità del ginocchio e sono tornata a una vita normale”.
Il 23 marzo di quest’anno la signora Sgaglione è stata sottoposta all’intervento di rimozione della cambra metallica, fissata all’interno della tibia, all’Ospedale Fucito di Mercato San Severino dove è stata trattata in modo ottimale, sia dal punto di vista clinico che umano: “Tutti mi hanno accolta con gentilezza, umanità, sorrisi, comprensione e tanta serena professionalità., a cominciare dallo straordinario infermiere Paolo Di Filippo, a tutta l’equipe che mi ha operata composta dall’aiuto operatorio Francesco Tripodi; dall’ equipe anestesiologica del dottor Giuseppe Terracciano e dagli infermieri: Vincenzo Leo, Paolo Crescenzo, Silvio Daniele, e Antonio Stanzione. Sono rimasta sbalordita! Mi chiedevo, mentre mi preparavo ad entrare in Sala Operatoria: Sto in un ospedale pubblico, nel Sud Italia! Non è possibile! Spero che queste figure professionali, di livello internazionale, siano trattate con il dovuto rispetto. Vanno tutelate! Non possiamo rischiare di perderle facendole andare via dal nostro territorio. Sono il nostro fiore all’occhiello”.