Salerno, il Rotary con Roberto Olla racconta la Shoah ai ragazzi del “Genovesi-Da Vinci”
Oltre duecento ragazzi dell’Istituto Genovesi – Da Vinci, diretti dal Dirigente Scolastico Nicola Annunziata, coordinati dalla professoressa Pina Masturzo, referente degli eventi, ai quali si sono aggiunti altri 55 studenti dell’Istituto d’Istruzione Superiore di Baronissi, diretti dalla Dirigente Scolastica Roberta Masi, hanno ascoltato affascinati, nell’Aula Magna, la relazione del giornalista Rai e storico, Roberto Olla che ha parlato di nazismo, negazionismo e terrorismo, in un incontro fortemente voluto dal Presidente del Club Rotary Salerno Duomo, il dottor Pacifico Marinato: “In questa settimana dedicata al “Giorno della memoria” ho voluto che si contestualizzasse all’attuale momento storico ciò che è accaduto 71 anni fa”. L’incontro è stato organizzato in interclub con i presidenti dei Club rotariani della città: Rotary Salerno, presieduto dal dottor Vittorio Salemme, rappresentato dal socio Francesco Caggiano; Rotary Salerno Nord dei due Principati, presieduto dal dottor Michele Galderisi; e Rotary Salerno Picentia, presieduto dal dottor Giuseppe Pizzuti.
A introdurre Roberto Olla è stato il suo amico e per tanti anni collega alla Rai, il giornalista Pino Blasi, Presidente Regionale dell’Unione Cattolica Stampa Italiana. Olla, caporedattore responsabile della rubrica Tg1 Storia e della rubrica Tg1 Dialogo, autore di diversi libri con i quali ha ricevuto numerosi premi, ha ricordato il discorso del Presidente Mattarella che qualche giorno fa ha ricordato che il nazismo ha preso il potere tra l’indifferenza dell’Europa: “Alle elezioni del 1928, in Germania, il partito nazionalsocialista di Hitler, costituito da un gruppuscolo di fanatici razzisti, raccolse solo il 2,6 per cento dei voti. Cinque anni dopo, alla fine del 1933, Hitler aveva conquistato un amplissimo consenso. Era ormai saldamente al potere e poteva inaugurare la stagione del terrore culminata nelle fucilazioni di massa e nei campi di sterminio, nei quali perirono tra i cinque e i sei milioni di cittadini europei”. Olla ha rapportato ciò che accadde allora con quello che sta succedendo ai giorni d’oggi in Europa:” In quel tempo avvenne che la politica si dimenticò delle periferie. La stessa cosa sta accadendo oggi. Si è creata quasi una barriera culturale con le periferie: il risultato è il reclutamento dell’Isis in queste periferie abbandonate. Isis che usa l’arma della paura come il nazismo. Non bisogna mai trascurare le periferie, mai lasciar crescere i confini dentro casa nostra”.
Olla che ha affermato: “La Storia si fa con le domande che il presente pone al passato”, ha proposto delle immagini a colori girate durante le feste dei nazisti:” Erano manifestazioni molto solari, colorate. Volevano diffondere il senso di un Paese che si rinnova, che viene purificato. Il nazismo, che ha un’anima razzista e violenta, è durato dieci anni e in questi anni ha innestato la creazione del non uomo: facevano esperimenti sui bambini ebrei o sui disabili, sugli uomini deportati, perché li consideravano dei non uomini, vite non degne di essere vissute”.
Olla è amico di alcuni dei sopravvissuti al genocidio come Pietro Terracina:” Mi hanno fatto capire cosa significava essere ridotti allo stato di non uomini che è diverso dallo stato di schiavo. Tutto si è svolto nell’indifferenza che è la base su cui agisce il negazionismo: è una forma di paura che non vuoi fronteggiare. E’ molto più facile negare tutto”.
Olla ha analizzato profondamente la Shoah e Auschwitz: ” Sicuramente lì è morta l’Europa, ma lì è anche rinata l’Europa con la nuova “Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo”. Olla ha proiettato un filmato con le scene raccapriccianti delle atrocità subite da tanti uomini, donne e bambini rinchiusi nei campi di concentramento: ” Inferni costruiti dagli uomini” e parte del commovente documentario “Auschwitz e la cioccolata”, nel quale Ida Marcheria racconta la storia della sua deportazione.
Storia che Roberto Olla ha racchiuso in un libro: “La ragazza che sognava il cioccolato” che è stato presentato ai ragazzi. nel quale si racconta di come la protagonista, dopo essere sopravvissuta a due anni di Auschwitz, si trasferisce a Roma dove per anni, fino alla sua morte, ha gestito una laboratorio di cioccolato: “Ad Auschwitz nelle cucce dove oltre trecento donne dormivano raggomitolate una addosso all’altra, di notte si sentivano degli starni suoni: mascelle che masticavano; erano quelle delle tante ragazze che sognavano di mangiare: magari una grande bistecca arrosto, un piatto di riso bollito o di pastasciutta. Ida no, lei sognava di mangiare il cioccolato. Quando chiudeva gli occhi riusciva ancora a pensare al cioccolato, quasi ne sentiva il sapore”.