Salerno, il presepe di Adolfo Gravagnuolo e il libro di Ester Andreola al Parco Storico Sichelgaita
“Il bue va sempre a destra, l’asinello va sempre a sinistra. Non confondetevi mai! Il bue rappresenta la calma, la flemma del popolo orientale; l’asinello rappresenta la tenacia del popolo occidentale. Insieme rappresentano il nuovo popolo cristiano”.
A raccontare le origini e i simboli del presepe e a dare alcuni consigli su come preparare correttamente un presepe è stato il dottor Adolfo Gravagnuolo durante l’incontro organizzato, al Circolo Canottieri Irno, presieduto dal dottor Alberto Gulletta, dalla professoressa Clotilde Baccari Cioffi, Presidente dell’Associazione “Parco Storico Sichelgaita”.
Il noto imprenditore salernitano ha spiegato che ” San Giuseppe va sempre messo a destra e deve avere sempre il bastone che rappresenta lo scettro più povero che esista. Gli angeli messi nella grotta, con gli strumenti musicali in mano, devono essere soltanto cinque mentre quelli messi fuori dalla grotta possono essere innumerevoli. Il Presepe deve avere sempre una base a scoglio. La grotta, che rappresenta la solitudine, è l’elemento principale del presepe e deve tendere al basso, perché dal basso, dall’umiltà nasce la cristianità; il castello del Re Erode deve tendere verso l’alto. Nella grotta, luogo di paura e solitudine, nasce il Salvatore che è luce del mondo”.
Gravagnuolo ha spiegato anche che: “I magi rappresentano il concetto antirazziale per eccellenza” che anche gli zampognari hanno un ruolo importantissimo: ” Il vecchio che si congeda dalla vita suona la zampogna mentre la ciaramella viene suonata dallo zampognaro giovane che si affaccia alla vita : il significato è che non è mai troppo presto o troppo tardi per andare alla festa del Salvatore”.
Altro simbolo del presepe è il Benino: “L’uomo che dorme, va collocato in alto insieme alle sue dodici pecorelle che rappresentano i mesi dell’anno: rappresenta il sogno attraverso il quale Giuseppe si rende conto del ruolo che deve svolgere nella nuova famiglia”.
Non meno importanti sono gli altri personaggi del presepe:” La lavandaia lava il panno bianco che rappresenta la purezza e il candore della Madonna. Il “Pastore della Meraviglia”, che estasiato assiste all’incanto, va posto di fronte alla grotta. La notte è rappresentata dal pescatore, che viene messo in basso, mentre il giorno è rappresentato dal cacciatore che viene messo in alto Non deve mancare mai un ponte e l’acqua che è fondamentale in quanto sorgente di vita. Poi ci sono i venditori che rappresentano i mesi dell’anno. La taverna deve essere posta accanto alla grotta perché rappresenta sia il luogo di perdizione, sia l’eucarestia. Va sempre messa anche la neve che è nel cuore di ognuno, è un sentimento. Il presepe deve essere fatto da tutti perché nel presepe nasce il Dio della vita, non della morte”.
Adolfo Gravagnuolo ha spiegato che bisogna fermarsi e guardare con attenzione un presepe:” Il Presepe rappresenta il Natale! E’ come un Vangelo che ha un suo libro e una sua voce. Rappresenta la storia”. Gravagnuolo ha raccontato che il primo a parlare e scrivere del presepe è stato Tommaso da Celano, biografo di Francesco d’Assisi, e che in tutto il mondo si fa il presepe:” Il presepe per eccellenza è quello napoletano legato al ‘600 e al ‘700. I napoletani comprendendo appieno il messaggio cristiano: “Cristo nasce tutti i giorni indipendentemente dal suo riferimento di nascita storico e dal suo luogo. Il presepe napoletano ha bucato il tempo. Il più bello è quello del Cuciniello conservato in San Martino”.
Durante la serata è stato presentato anche il libro della Preside del Liceo Artistico Sabatini – Menna, Ester Andreola: ” L’Albero dormiente” illustrato con i meravigliosi disegni dell’architetto Enzo Lauria.
“E’ un libro che attraverso un albero simbolico, che rappresenta l’essenza uomo – donna, racconta il percorso che porta al risveglio di se, alla scoperta di noi stessi: per ricercare questa vera essenza dobbiamo attraversare anche il momento del buio e riflettere sul significato stesso di essere nel mondo. La protagonista del libro è una madre che parla con sua figlia, Sara, in un percorso simbolico, quasi esoterico. Questa madre narra tre storie per poter arrivare a scoprire la vera essenza interiore, a scoprire come risvegliare l’albero che dorme che rappresenta la nostra vita individuale. Dobbiamo ritornare a vivere, non possiamo continuare a dormire facendo finta di vivere”.
A presentare il libro sono stati l’attore e regista salernitano Antonello De Rosa e la dottoressa salernitana Donatella De Bartolomeis, della casa editrice “Il Papavero” che ha edito il libro. Ad allietare musicalmente la serata sono state due concertiste salernitane: Carmen Trombaccia e Amelia Mele che hanno eseguito al piano alcuni brani natalizi di grande impatto emotivo.
Il professor Francesco D’Episcopo ha ricordato la poesia di Gatto, parlato del sogno e del Natale. Sono stati recitati i versi di alcune poesie sul Natale dai soci Lella Anziano, e Mario Senatore.