Salerno, il malaffare in Irpinia del post terremotato nel libro di Antonio Schiano Di Cola
“La ricostruzione del dopo terremoto del 1980 in Irpinia, costò allo Stato più di 50 mila miliardi di lire. Ma tutti i miliardi spesi non sono serviti né a completare la ricostruzione, né a promuovere un autonomo processo di sviluppo economico”.
A raccontare le truffe ai danni dello Stato, per svariati miliardi di lire, nel periodo post – terremoto, è stato il Luogotenente della Guardia di Finanza in congedo, Antonio Schiano Di Cola durante la presentazione del suo libro “Il Malaffare in Irpinia. Fatti, personaggi e attività operativa della Guardia di Finanza nell’Avellino post – terremoto”, edito da Gutenberg, tenutasi nella storica Sala Bilotti dell’Archivio di Stato di Salerno.
Un folto pubblico ha ascoltato con interesse gli interventi del Generale Giovanni Liverini, che ha raccontato alcuni episodi di quando, nel 1984, dirigeva il Nucleo di Polizia Tributaria di Avellino, dove prestava servizio l’autore del libro: “Un libro che induce a profonde riflessioni”; dell’architetto Nicolino Farese, storico della Valle dell’Irno, che ha ricordato alcune delle vicende narrate nel libro di cui ancora si parla sui giornali come quello dell’Isochimica:” Questo libro è un documento storico da consegnare alle generazioni future”; e della dottoressa Eugenia Granito, Direttrice dell’Archivio di Stato che ha sottolineato come Schiano, nel libro, “Con una scrittura che attrae, fa un’analisi attenta degli episodi delinquenziali. Traspare nel testo il profondo senso morale che gli alfieri mettevano nello svolgere il loro lavoro”.
Schiano ha raccontato i suoi ricordi di servizio a partire dal 1984, quando fu trasferito da Palermo, dove aveva lavorato a stretto contatto con i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, oltre che con il commissario Ninni Cassarà, ad Avellino, dove entrò a far parte del gruppo di Fiamme Gialle che costituiva il Nucleo di Polizia Tributaria. Schiano ha raccontato che nel 1986 in Irpinia iniziarono le indagini sulla ricostruzione prevista dalla Legge 219/81:” I miliardi inviati da Roma, anziché essere erogati ai privati per la ricostruzione delle loro abitazioni, erano stati lasciati dai Comuni nelle banche, dove fruttavano cospicui interessi. Tantissime aziende fantasma avevano incassato con estrema rapidità acconti miliardari senza neppure cominciare i lavori d’insediamento nelle aree industriali individuate e senza creare quei tanto attesi posti di lavoro per migliaia di abitanti delle zone terremotate. Al termine delle indagini si contarono 39 persone denunziate, di cui 7 in stato di arresto, per aver illecitamente percepito anticipi di contributi per lire 9.780.000.000. Con il nostro intervento riuscimmo a bloccare la somma di Lire 3.583.000.000 che non venne più elargita”.
Schiano ha raccontato di essersi occupato anche delle indagini sulle “fustelle false”:” Lo denominarono lo scandalo “Farmatruffa”. Tantissime farmacie avevano percepito i rimborsi di migliaia di ricette prescrittive di medicinali, utilizzando fustelle identificative falsificate ad arte”.
L’autore ha raccontato anche la storia di Elio Graziano, presidente dell’U.S. Avellino nella stagione 1985 – 1986, che fu coinvolto nello scandalo delle “lenzuola d’oro”:” Nei primi Anni ’80 si aggiudicò un appalto di circa 150 miliardi di lire con le Ferrovie dello Stato per la fornitura di lenzuola e federe del tipo “usa e getta”, da impiegare nei vagoni letto e nelle carrozze cuccette, pur non avendo l’effettiva e richiesta consistenza societaria e aziendale. Graziano, per anni aveva foraggiato decine di funzionari delle Ferrovie per “ungere” il meccanismo di assegnazione degli appalti. Vi furono clamorosi arresti all’interno del consiglio di amministrazione della Ferrovie dello Stato”.
Il nome di Graziano è legato anche all’inquinamento da amianto della Isochimica Spa:” Nel 1982 Graziano si aggiudicò un altro appalto miliardario riguardante la “scoibentazione” di carrozze ferroviarie che, tra la parete esterna e quella interna, presentavano uno strato di amianto. I lavori di scoibentazione iniziano, a cielo aperto, sui binari morti della stazione di Avellino. Le contaminazioni da amianto si manifesteranno soltanto molti anni dopo, con la morte per tumore, di decine di persone, tra operai della Isochimica e abitanti del borgo Ferrovia”. Lo scrittore salernitano nel libro, il cui ricavato sarà devoluto alla “Fondazione Giovanni e Francesca Falcone di Palermo”, ha ricordato anche la figura di Costantino Mario Melillo e raccontato anche di quando, il 26 maggio del 1985, arrivò a Salerno Papa Giovanni Paolo II:” Il Pontefice giunse in elicottero nel vecchio stadio Vestuti, accolto dall’Arcivescovo Monsignor Guerino Grimaldi e dal Sindaco Vittorio Provenza. Celebrò la Santa Messa in Piazza della Concordia, gremita all’inverosimile”.
Schiano ha anche ricordato che Monsignor Gerardo Pierro, il 25 aprile del 1987, divenne il nuovo Vescovo di Avellino e alcuni dei personaggi che caratterizzarono il particolare contesto storico, come il Procuratore Antonio Gagliardi:” Nel 1982, per aver ostacolato gli interessi e gli affari della camorra, fu vittima di un attentato. Si salvò per miracolo grazie all’autovettura blindata, al suo coraggio e al suo sangue freddo di fingersi morto, dopo il ferimento a colpi di mitra”; l’Onorevole Ciriaco De Mita: “Tirato in ballo da alcuni giornalisti nel corso di varie inchieste sulla Banca Popolare dell’Irpinia”; e il Presidente dell’Avellino Calcio Antonio Sibilia:” Il 31 ottobre del 1980 “don Antonio” portò il famoso calciatore Juary al tribunale di Napoli, dove si stava celebrando un processo che vedeva tra gli imputati Raffele Cutolo, il boss della Nuova Camorra Organizzata. Sotto lo sguardo incredulo di giornalisti, avvocati e magistrati, Sibilia si avvicinò alla gabbia, dove era rinchiuso Cutolo, dopo averlo salutato, fece avvicinare Juary, che porse a Cutolo un pacchetto con dentro una medaglia d’oro con l’incisione della testa di un lupo, simbolo della società calcistica irpina, e la dedica: ” A don Raffaele”.