Salerno, il coordinamento donne della CGIL incontra il direttore generale del Ruggi
Ieri mattina, una delegazione ristretta del coordinamento donne della
CGIL, presente anche il segretario generale Maria Di Serio (nella foto), ha incontrato al Ruggi il direttore generale Viggiani, appuntamento già definito dopo l’assemblea tenuta a fine maggio proprio al Ruggi.
Assemblea promossa a suo tempo proprio dal coordinamento donne della CGIL e alla quale presero parte delegate di varie categorie e associazioni di genere.
Alla fine di quell’assemblea fu presentato un documento al direttore che
s’impegnò ad un incontro di verifica sulle richieste contenute nel
documento.
Ieri il dott. Viggiani ha comunicato di aver avviato una verifica sulla possibilità ed efficacia di day hospital e di istituzione di PAC dedicati a vantaggio di donne disagiate, collegati all’attività della BREAST e frutto di una riflessione sui servizi di senologia ed patologie oncologiche della mammella.
Prevista una ristrutturazione per i reparti di ostetricia e ginecologia e
l’avvio dei percorsi di nascita. Anche per la procreazione assistita è al vaglio della regione il cronoprogramma per un centro di secondo livello, mentre si discute nell’azienda ospedaliera il miglioramento delle attività del primo
livello, anche con revisione dei macchinari.
Intanto, si attrezzano locali destinati all’opportuna accoglienza di
donne soggette a violenza, con locali anche per i bambini.
“Come CGIL siamo convinte che è necessario affinare e rendere organici
tutti i servizi che riguardano la donna: ancora troppi pregiudizi e nessun
supporto psicologico alle donne che subiscono violenza, o decidono
d’interrompere la gravidanza.” -ha sottolineato Maria Di Serio,
segretario generale della CGIL di Salerno.
“In particolare, su quest’ultimo punto -continua- l’ospedale non daànemmeno la pillola del giorno dopo e i medici sono quasi tutti obiettori. I prezzi dei ticket, poi, inibiscono il ricorso alla diagnostica necessaria alla prevenzione, in particolare alle donne che hanno difficoltà economiche”.
“Manca, insomma -conclude la Di Serio- una cultura della donna e del rispetto della sua salute. Occorre aprire canali nuovi di confronto fra le istituzioni interessate: oltre all’ospedale, i comuni, le ASL e, per la violenza di genere, questura e prefettura. solo se si aprono circuiti virtuosi, potremmo davvero prevenire patologie e violenze”.