Il jazz delle chitarre manouche di “In a Gipsy Mood” ritorna di nuovo in scena per la rassegna live al Vinile – Cibo Vino e Musica, domani giovedì 18 giugno alle ore 21.30 con ingresso libero.
Lo stile tipico delle band tzigane, che trae la sua origine dall’irripetibile esperienza artistica del chitarrista Django Reinhardt, nell’incrocio tra l’antica tradizione musicale zingara del ceppo dei Manouches e il jazz americano, caratterizza il nuovo appuntamento del Vinile, nel cuore cittadino di Salerno.
Un cartellone all’insegna del crossover e delle contaminazioni artistiche, che spazia tra generi differenti, per superare i confini della musica in un melting pot culturale teso a vivacizzare la visione collettiva della città. Un open space accogliente e familiare, in cui ognuno possa sentirsi protagonista della spazio, ascoltando buona musica accompagnata da un vino prestigioso e dalla cucina “riflessiva” dello chef Giovanni Sorrentino.
Quello di domani sarà un concerto travolgente, allegro ed evocativo per il live di questo giovedì al Vinile, con il suono metallico delle chitarre Manouche che si sostituisce alla sezione ritmica, coniugando la creatività espressiva dello swing degli anni trenta al folk e al virtuosismo eclettico tzigano.
“In The Gipsy Mood” nasce dall’incontro di tre musicisti eclettici di origine salernitana, provenienti da formazioni diverse: Massimo Barrella, alla chitarra manouche, artista rigoroso, specializzato in jazz; Osvaldo Costabile, polistrumentista, alla chitarra manouche e violino, appassionato di musiche europee: la strada è la sua scuola; Marco Cuciniello, al contrabbasso, proviene invece dalla musica classica e vanta collaborazioni con numerose orchestre. Oltre alle composizioni originali “Cafè noir” e “Un outre jour avec toi”,
In The Gipsy Mood propone un tributo a Django Reinhardt, uno dei massimi esponenti del genere, chitarrista di origine belga appartenente ad una famiglia nomade che, alla fine dei suoi numerosi viaggi, si stabilì con la propria carovana a Parigi, dando origine al “genere zingaro”.
Un sound cromatico sanguigno e riflessivo. Ispirandosi a Duke Ellington,con cui collaborò, Django negli anni ’30 ha ripreso tutto il repertorio del jazz americano e l’ha fatto proprio, riprendendo i suoni delle big band d’oltreoceano e rivisitandolo con un ensemble di chitarre.