Salerno, con la musica di Fryderyk Chopin la cultura polacca a Palazzo D’Avossa
Incontro a Palazzo D’Avossa con le poesie degli esuli polacchi e la musica di Fryderyk Chopin, con la voce del mezzosoprano Anna Katarzyna Ir e la chitarra del maestro Valerio Celentano .
L’evento e’ stato promosso ed organizzato dall’Associazione Italo-Polacca di Salerno e Provincia, presieduta da Ewa Widak, con il sostegno dell’Ufficio consolare della Repubblica di Polonia a Roma.
Il fallimento della rivoluzione indipendentista dei polacchi contro il regime zarista del 1830 ebbe come effetto la reclusione dei ribelli nei campi di concentramento nel Caucaso e, soprattutto, la perdita dell’autonomia giuridica, universitaria e amministrativa della Polonia.
Una stretta punitiva alquanto dura se si pensa che fu imposta anche l’adozione della lingua russa, per un disegno di azzeramento di tutto ciò che potesse anche minimamente far pensare ad una nazione polacca. La conseguenza fu che molti polacchi si rifugiarono in Europa, soprattutto intellettuali e artisti.
Fu la grande emigrazione polacca di personaggi quali Fryderyk Chopin, Adam Mickiewicz, Zygmunt Krasinskj, Stefan Witwicki, Bohdan Zaleski, Guillaume Apollinaire, i quali in Europa saranno anche “diplomatici intellettuali” a difesa e salvaguardia di una identità nazionale. In questo contesto era ovvio che tra i fuoriusciti vi fosse una più che stretta amicizia, una colleganza che li teneva uniti per la custodia di quei valori nazionali rappresentati dalla lingua, dalla cultura, dalle tradizioni e dalla civiltà di un’antica nazione. E ognuno di quei “rifugiati dalla storia” concorreva a questa “custodia” con le capacità personali. Fu così che Fryderyk Chopin musicò molti dei testi di quei poeti emigrati, dando vita ai canti per pianoforte e voce, i cui primi esempi risalgono agli anni tra il 1829 ed il 1831. In quel periodo il compositore incontrò molti giovani poeti che, ispirati dalla nuova ideologia romantica, cercavano nuove forme espressive nella poesia. Tra loro Stefan Witwicki, Bohdan Zaleski, Adam Mickiewicz, Zygmunt Krasinskj.
Le loro poesie, unite al ricordo dei canti popolari della sua terra, divennero per lui un’importante fonte d’ispirazione. Franz Liszt, suo grande amico e autore della prima monografia dedicata a Chopin, scriveva: «si compiaceva nel ricevere poesie e canzoni appena portate dalla Polonia e, se il testo di qualcuna gli garbava, componeva su di esso una melodia, la quale subito diventava popolare nella patria spesso facendosi passare per opera di anonimo».
Con l’effetto di perpetuare l’uso e la conoscenza della lingua polacca. Il carattere dei canti si differenzia molto da uno all’altro. Alcuni sono canzoni semplici, a strofe, come “Hulanka” (I baccanti) su testo di Witwicki; altri gioiosi come “Życzenie” (Un desiderio), che fu uno dei canti più conosciuti di Chopin. Molti furono gli elementi di musica popolare polacca intrecciati nei brani. Così nel “Życzenie” vediamo il ritmo di oberek, mentre ”Hulanka” è una mazurka, e nel “Czary” il compositore utilizza ritmi di danze ucraine. Una varietà che trova grande importanza per l’utilizzo del fraseggio belcantistico e il continuo gioco di colori.
Tra i canti composti sui testi di Witwicki si differenzia “Wojak”, (Il soldato), dove profondo era il pathos patriottico: si era in quei giorni del 1830 in cui si stava preparando l’insurrezione novembrina. E nella sfera di interessi di Chopin entrarono anche altri due poeti: Wincenty Pol e Zygmunt Krasińskj.
Il primo fu l’autore di “Leci liście z drzewa” (Il cantico funesto) e l’altro di “Melodia”, il più celebre di Krasińskj, che si rifà alla cattività del popolo ebraico, timoroso di non rivedere più la Terra Promessa; anche i Polacchi temevano di non poter più ricostituire il loro Stato autonomo. Un tema in quegli anni anche ricorrente nel melodramma italiano: Nabucco di Giuseppe Verdi, dove si descrive la prigionia del popolo ebraico nelle terre di Nabucodonosor.
Il tono accorato di questi versi colpì profondamente Chopin, in un momento personale molto fragile: ammalato e certo, ormai, di non rivedere più la sua Polonia. Così il canto non ha una melodia semplice ed orecchiabile, è accompagnato da pochi accordi e sembra quasi un frammento musicale di dramma. Dopo la morte del compositore, fu Giulio Fontana, nel 1859, a raccogliere e pubblicare i canti di Fryderyk Chopin; ma è stato necessario attendere la seconda metà del secolo appena trascorso per trovare a quei canti una giusta collocazione: avevano suscitato un grande interesse negli artisti per cui li avevano inseriti nel loro repertorio vocale.
Da qui l’idea, a cura dell’Associazione Italo-Polacca di Salerno, di divulgare questo interessante patrimonio promuovendo una serata di pura cultura sotto il patrocinio dell’Ufficio Consolare della Repubblica di Polonia a Roma. Una serata, introdotta per la parte storica dal prof. Alfonso Gambardella, che ha visto l’esecuzione dei più significativi canti di Fryderyk Chopin, ad opera del mezzosoprano Anna Katarzyna Ir (nella foto) e del maestro Valerio Celentano che, peraltro, ne ha curato la trascrizione per chitarra e voce.
L’attore Maurizio Igor Meta ha accompagnato il concerto con la lettura di alcune lettere del grande compositore polacco, suscitando nel nutrito pubblico della sala da ballo del Palazzo D’Avossa un’ intensa partecipazione.
Mi permetto di sottolineare che NON sono un soprano bensì un MEZZOSOPRANO. L’autore è stato gentilissimo nello scrivere l’articolo, ma mi ha cambiato lo strumento! Poi c’è qualche imprecisione nei cognomi polacchi (Ewa Widak, Adam Mickiewicz) però mi rendo conto che la nostra lingua non è delle più facili! 🙂
Mi spiace che ci sono imprecisioni nell’ articolo ma tutte le informazioni sono state fornite dall’Associazione Italo-Polacca.
Saluti
Saverio Puglia