E’ conosciuto a livello internazionale. Ha esposto le sue meravigliose opere a Boston, a New York, in Florida, in California, in Canada, in Germania, Ha vinto numerosi premi e riconoscimenti in Italia e all’estero. Fa parte del “Comitato di Studi Europeo per le Arti e la Cultura” ed è membro di diverse Accademie Internazionali. Il suo nome e le sue opere compaiono anche nel sito dell’Archivio Monografico dell’Arte Italiana.
Stiamo parlando del pittore ottantatreenne Angelo Batti, salernitano di adozione ma nativo di Sora.
“Sono nato proprio nel palazzo dove era nato e viveva Vittorio De Sica che un giorno, incontrando mia madre incinta, nelle scale del palazzo, poggiandole affettuosamente una mano sulla pancia le disse:” Signora, questo sarà un grande artista!”. Mio padre, cassiere della Banca d’Italia, per lavoro si trasferì prima a Taranto, e poi, nel 1938, a Salerno. Batti è famoso per i suoi nudi di donne, stupende, sensuali, nei quali viene esaltata la plasticità dei corpi: “Il nudo femminile è la cosa più difficile che esista in pittura e la più bella che esista al mondo”. La sua pittura spazia dal realismo all’iperrealismo, anche se da ragazzo era un impressionista:” Ho iniziato a disegnare e a dipingere a sette anni. Sentivo l’impulso di disegnare ciò che vedevo. A 14 anni, nel 1947, su una tavoletta di legno, realizzai il mio primo dipinto ad olio di stile impressionista”.
A Salerno Batti abitava in Via Canali, nel centro storico. Il padre, voleva che entrasse in banca e lo iscrisse all’Istituto Tecnico per ragionieri di Via Tasso:” Dopo aver frequentato per due anni questa scuola capii che non era adatta a me che amavo dipingere e convinsi i miei genitori ad iscrivermi all’Istituto d’Arte. Dopo due anni, a causa di un litigio con un professore di Disegno, che mi colpì con una bacchetta di legno all’orecchio, facendolo sanguinare, solo perché avevo detto che il suo disegno alla lavagna era sbagliato, fui costretto a lasciare la scuola. Mi misi a dipingere da solo. Nel 1951, a 18 anni, iniziai a fare il ceramista alla fabbrica “Ernestine” di Salerno, dove dipingevo i vasi e i piatti inventando i soggetti da dipingere. Poi partii per il servizio di leva in Aeronautica. Mi chiamarono alla sede di Caserta, nel Palazzo Reale. Lì il Capitano Giacobelli, viste le mie capacità artistiche, mi consentì di dipingere all’interno della caserma, in segreteria, esentandomi dalle marce e dal montare di guardia. Allora suonavo anche la fisarmonica e, con altri quattro militari creai un gruppo musicale col quale la domenica intrattenevamo tutti”. Gatti dipingeva e suonava le tastiere:” Ho suonato con il maestro Mario D’Elia, Matteo Gaeta e tanti altri. In estate, dal 1955 al 1958, andavo a suonare a Palinuro, al “Punta Paradiso”; ma anche in Costiera Amalfitana, a Positano e al “ Capo D’Orso” di Maiori”. Batti ha suonato anche con il gruppo de “Gli Astrali”. “ Poi ho creato il gruppo de “Gli Aristocratici” con Salvatore Renzulli alla batteria, Enzo Rosati, al piano e Mario Schiavo, alla chitarra. Abbiamo suonato al Circolo Sociale di Salerno, al Roxy di Pontecagnano e in tanti altri posti”. Angelo Batti, che ha frequentato lo studio dell’acquerellista tedesco Giovanni Brasch, e del maestro Michele Giordano, è specializzato nella pittura dal vero. Alle pareti della sua sua casa – studio di Viale Dei Normanni, tante sono le opere realizzate con la tecnica dell’olio su tela che predilige, come il bellissimo quadro “Dal nostro mare”: ”Ho impiegato 41 giorni per realizzarlo. Ogni mattina, andavo al mercato, compravo un pesce fresco, lo portavo a casa e lo dipingevo”.
Batti ha dipinto anche paesaggi, come quelli di Scalea, di Matera o quelli della Costiera Amalfitana. Un suo quadro raffigurante la Costiera Amalfitana fa parte della collezione dei Principi Ranieri di Monaco, mentre quello raffigurante la “Marina di Vietri” fa parte della collezione del noto presentatore Pippo Baudo. Gatti ha dipinto anche l’orrore della guerra come nel quadro “Auschwitz”, dove l’immagine di Hitler sovrasta quella di cinque bambini ebrei rinchiusi in un campo di concentramento, dietro un filo spinato, con lo sguardo triste e malinconico, ma anche accusatorio, rivolto al mondo che assiste inerte al dramma della guerra. Bello anche il quadro “Quelli dell’Apocalisse”, con i maggiori dittatori del mondo: una denuncia alla distruzione umana, ai valori dell’uomo. Gatti nei suoi dipinti ha trattato tematiche sociali e ironizzato su alcuni fenomeni del nostro Paese come ad esempio nel quadro “Svalutation”, raffigurante una banconota da un dollaro degli Stati Uniti dove al centro, ha sostituito il ritratto di George Washington con quello di Silvio Berlusconi e al posto della scritta “The United States of America” ha scritto: “The United Bungas of Berlusk”. Tanti i ritratti che ha realizzato, come quello del mercante d’arte ebreo “Avraham”, quello di “Edoardo Di Filippo”, di “San Pio”, di “Giovanni Paolo I”, custodito nella Pinacoteca Vaticana, o quelli, recenti, di Don Michele Pecoraro, parroco del Duomo di Salerno, e del suo amico pittore Giuseppe Carabetta che, nel mese di settembre, lo ha invitato a partecipare alla mostra: ”Il divino e l’umano in San Matteo e Salerno”, che si è tenuta nella Sala San Tommaso del Duomo di Salerno. “Dopo tre anni che avevo smesso di dipingere, grazie all’insistenza di Giuseppe Carabetta, ho ricominciato, partecipando alla mostra con la mia tela “21 Settembre”, dove San Matteo guarda dal cielo la città illuminata dai fuochi d’artificio” La religione, la fede sono protagoniste di molti suoi quadri:” Sono profondamente religioso”. Stupendo il suo Cristo in croce nel quadro: ” L’ultimo anelito”.
Batti è anche un poeta “Mi piace scrivere poesie in italiano, ma anche in vernacolo napoletano. Ora sto scrivendo un vocabolario ironico della lingua italiana”., Dal 1972 al 1975 Batti ha anche avuto una galleria d’arte la “Rubens”, in Via Torrione. “ Purtroppo subii un furto di 54 quadri e poco dopo la chiusi”. Il Maestro Carabetta sta pensando di organizzare una mostra antologica con tutti i più bei quadri di Angelo Batti: ” Spero di riuscire a trovare uno spazio abbastanza grande per esporre le mie opere”.