scritto da Redazione Ulisseonline - 16 Novembre 2015 12:56

Ravello, nel Duomo conservato il Sangue di San Pantaleone che si scioglie il giorno della sua festa il 27 luglio

Ogni anno in Italia i mass media nazionali stanno sempre immancabilmente a ricordarci dell’ avvenuto o del mancato scioglimento del Sangue di San Gennaro, e si dedicano a questa presunta Reliquia pure intere trasmissioni televisive. Ma cosa davvero ingiusta è che nessuno ricordi agli Italiani analogo “Miracolo” che ogni anno interessa il Sangue di San Pantaleone il giorno della Festa del Santo il 27 luglio a Ravello.

Qui infatti si custodisce il prodigioso liquido, contenuto in un’ampolla, riposta in un’urna, collocata in una nicchia chiusa da 2 robuste grate, all’interno della Cappella di San Pantaleone, sita a sinistra dell’Altare maggiore del Duomo del Comune della Costiera Amalfitana, sul Golfo di Salerno, in Provincia di Salerno… in Italia.

Gli alieni che intendessero invadere la Terra e impossessarsi della Sacra Reliquia per conseguire poteri soprannaturali, d’ora in poi sapranno esattamente dove si trova!

Tuttavia, questa informazione si spera che valga principalmente per i giornalisti di buona volontà, che intendono risarcire San Pantaleone per gli infiniti anni in cui rispetto a San Gennaro è stato discriminato.

San Pantaleone, nato nell’odierna Turchia nel 283, martirizzato il 27 luglio del 305 e oggetto fin dall’antichità di un vasto culto in Oriente e Occidente, è, come i Santi Cosma e Damiano patroni dell’Università di Salerno, uno dei Santi medici detti anargiri, cioè “senza denaro”, perché praticavano la medi­cina senza chiedere compensi, comportamento consono all’insegnamento cristiano e ad un’esortazione di Esculapio ai medici: «Darete delle cure gratuitamente, se c’è da soccorrere un povero o uno straniero, perché dove c’è l’amore degli uomini, c’è l’amore dell’arte». 

La liquefazione del suo Sangue, conservato nella Basilica di Santa Sofia a Costantinopoli (attuale Istanbul in Turchia), capitale dell’Impero Romano d’Oriente, è documentata già dal 1057. Sembra che furono i Veneziani (la Reliquia di un Braccio di San Pantaleone trovasi a Venezia nella Chiesa di San Pantalon, così nella città lagunare è chiamato il nostro Santo) a prendere la Reliquia del Sangue da Costantinopoli e a portarla in Occidente, dove divenne oggetto di scambio con mercanti o patrizi di Ravello, centro in cui il Sangue di San Pantaleone risulta presente già nel 1112.

Grazie a prelievi fatti nel corso dei secoli dall’ampolla ravellese, piccole porzioni di Sangue del Santo sono oggi custodite all’interno di ampolline in tante località italiane e non, come Vallo della Lucania (Salerno), Roma, Madrid, ma la quantità maggiore permane comunque a Ravello, e in tutti questi luoghi si manifesta lo stesso fenomeno della liquefazione.

La particolarità dello scioglimento del Sangue di San Pantaleone, che lo rende più straordinario dello scioglimento del Sangue di San Gennaro, è che si realizza autonomamente, senza che nessuno maneggi l’ampolla, mentre all’origine del cosiddetto “Miracolo di San Gennaro” v’è il fenomeno della tissotropìa, ossia la proprietà di alcuni materiali, definiti appunto tissotropici, di diventare più fluidi se sottoposti a sollecitazione meccanica, come scosse o vibrazioni, e di tornare allo stato originario se lasciati indisturbati; infatti nel corso del rito, che precede la liquefazione del Sangue di San Gennaro, il sacerdote con le mani agita e muove l’ampolla! (Massimo La Rocca)  

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