scritto da Angela Senatore - 21 Giugno 2024 10:04

Pierre Adrian vince il Premio Salerno Libro d’Europa

Adrian racconta che l’idea nasce da fatti vissuti e al contempo da una sensazione, che agosto sia il mese che più ricorda la vita. Un mese in cui da bambino, Adrian ammette “sono stato molto felice

Con un totale di 44 voti su 100, Pierre Adrian, autore di “I giorni del mare”, è il supervincitore della XII edizione del Premio Salerno Libro d’Europa.

Il Premio, istituito sin dalla prima edizione del Salerno Letteratura Festival, è destinato agli autori europei under 40 già tradotti in lingua italiana. A scegliere i candidati sono  i comitati direttivi di Salerno Letteratura, Duna di Sale e #fuorifestival. Quest’anno la terna è ricaduta su “I giorni del mare” di Pierre Adrian (Blu Atlantide), “Le streghe di Manningtree” di A.K. Blakemore (Fazi) e “La terra liquida” di Raphaela Edelbauer (Rizzoli). A scegliere il super vincitore è una giuria popolare, fatta di lettori che si propongono come giurati e si impegnano a leggere i tre libri candidati in un arco di tempo di circa tre mesi.

Quest’anno, per il primo anno, durante la lettura da parte della giuria, la stessa si è riunita periodicamente in gruppo di lettura per commentare insieme il libro letto, in un clima di crescente attesa ma soprattutto di condivisione. Il Premio è sponsorizzato da BPER Banca, rappresentata ieri dal Responsabile Territoriale Retail Marco Frosolini. Tutti i libri finalisti sono premiati con un premio in denaro e con l’iconico leoncino, statuetta raffigurante i famosi Leoni posti all’ingresso del Duomo di Salerno, che da sempre è location della serata finale dell’evento.

Pierre Adrian, classe 1991, è uno scrittore e giornalista francese. Parigino di nascita, vive a Roma. Ha esordito nel 2015 con “La pista Pasolini” libro pluripremiato in Francia e tradotto in Italia nel 2017. “I giorni del mare” è i suo quarto romanzo.

“Decisi di tornare alla grande casa. Non si torna mai da qualche parte senza un motivo. E per quanto mi fossero segrete, dopo tanti anni avevo le mie ragioni per rivederla nel mese di agosto. C’era il tempo che passava e la certezza, ormai, che niente fosse eterno. Un giorno quel paesaggio che avevo conosciuto da bambino non sarebbe più esistito. Sarebbe appartenuto ad altri. Sarebbe stato demolito e ricostruito. Altre famiglie vi si sarebbero riunite in estate, e bambini con nomi diversi avrebbero giocato sotto gli alberi. La nonna presto sarebbe morta. Il nonno lo era già. Gli zii e le zie, i cugini, invecchiavano.”

Con questa riflessione del protagonista, giovane all’incirca venticinquenne di cui non conosciamo il nome, io narrante in prima persona, inizia “I giorni del mare”, libro autobiografico perché, come dice lo scrittore, parlando un perfetto italiano “Non so scrivere di cose che non ho vissuto. Io non voglio descrivere, io voglio scrivere la vita”.

Il libro, sin dalle prime pagine, risente degli eco francesi de “La recherche” di Proust e di quelli italiani di “La luna e i falò” di Cesare Pavese. La suggestione è confermata dall’esergo che contiene proprio una citazione da Pavese tratta da “Il mestiere di vivere”. È lo stesso Adrian che ancora lo cita, affermando “Un paese ci vuole”.

Durante l’intervista, condotta da Daria Limatola, presidente della Associazione Duna di Sale che organizza il Festival Salerno Letteratura ed il premio, Adrian racconta che l’idea nasce da fatti vissuti e al contempo da una sensazione, che agosto sia il mese che più ricorda la vita. Un mese in cui da bambino, Adrian ammette “sono stato molto felice”. E aggiunge: “Volevo parlare delle famiglie, rendere gratitudine alle famiglie. Oggi se ne parla spesso male, e invece c’è tanto amore nelle famiglie”. Parla delle sue estati in giro, lontano da casa, a scoprire il mondo, e dell’accorgersi, una volta tornato di aver perso un sacco di cose, tra cui la nonna, di colpo invecchiata.

Il racconto narra del ritorno di questo giovane, alla c.d. “grande casa”, la villa di famiglia in Bretagna, luogo per antonomasia di un tempo felice, estati in famiglia, vacanza, giorni che trascorrono tutti uguali, monotoni anche, fino a che, dopo la metà del mese, qualcosa si capovolge, tutto cambia, ci si prepara alla fine.

Passando per flashback del passato, il protagonista riscopre la famiglia, una famiglia allargata fatta di una nonna capostipite,minuta e anzianissima ma salda e in fondo collante di tutta la discendenza, zii, zie, cugini, nipoti. Il protagonista si riscopre non più cugino ma zio, non più bisognoso di protezione ma protettore lui stesso, e fa i conti con il compromesso che implica il vivere in famiglia, l’accettazione dell’altro, della condivisione di spazi e rumori, di concessioni. La grande casa non è solo condivisione di spazi, è una donna di cui si conosce a palmo a palmo l’epidermide, è memoria, passato, storia.

“Noi siamo fatti di tanti luoghi” è ciò che dice l’autore a chi gli domanda che ruolo hanno le stanze in cui viviamo e continua “Mi piace l’Italia perché avete un rapporto col passato molto suggestivo.” Cita un saggio “I luoghi e la polvere e dice “Io credo molto nella polvere, nei ruderi, in quello che rimane dopo di noi”

Il lungo racconto di Pierre Adrian affascina e coinvolge perché parla di una storia atavica in cui ognuno si riconosce: le estati spensierate della fanciullezza, la nostalgia del tempo che passa, l’appartenenza alle radici, la tenacia dei legami familiari, l’impotenza che risiede nel tentativo vano di voler fermare l’attimo, la consapevolezza che crescendo si perde qualcosa. La prosa è poetica e al tempo stesso materica, culla il lettore avvolto in un tempo che non è più e in luoghi, che anche se non ha mai visto, finiscono per avere il profumo di casa.

Giornalista pubblicista, collabora con Ulisse online dal 2021 occupandosi principalmente della pagina culturale e di critica letteraria. È stata curatrice della rassegna letteraria Caffè letterari metelliani organizzata da Ulisse online e IIS Della Corte Vanvitelli e ha collaborato con Telespazio in occasione del Premio Com&te. È da maggio 2023 responsabile della Comunicazione di Fabi Salerno. Abilitata all’esercizio della professione forense, lavora in una delle principali banche italiane con specializzazione nel settore del credito fondiario.

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