La Mediateca, la Fondazione e il Palazzo della Cultura
La revoca della concessione della Mediateca da parte del Comune di Cava de’ Tirreni era scontata ed attesa dopo il clamore e le polemiche della notte di S. Silvestro. La vicenda, molto probabilmente, non si chiuderà qui, nel senso che il provvedimento del Comune potrebbe essere impugnato dai privati. Non è, quindi, da escludere uno strascico di carte bollate che potrebbe rivelarsi purtroppo lungo e soprattutto compromettente per la struttura.
Insomma, per la Mediateca si prospetta una fase da limbo, forse più lunga di quanto oggi si possa immaginare, in ogni caso difficile da gestire da parte dell’Amministrazione comunale.
Certo è che per ora si contano solo vittime. Le prime di queste, ma anche quelle che più devono stare a cuore ai nostri amministratori comunali, sono i lavoratori che da un giorno all’altro si ritrovano senza un lavoro. A loro, in qualche modo, si deve pensare anche in questa fase di transizione e di incertezza su quello che sarà il futuro assetto gestionale della struttura.
In ogni caso, questa dovrebbe essere anche l’occasione per una riflessione più ampia e profonda da parte dei nostri amministratori comunali sulla politica culturale, che stenta ad affermarsi nella nostra città, in uno con una gestione più avveduta ed imprenditoriale dei nostri contenitori comunali.
In altre parole, sarebbe l’ora che le forze politiche si confrontassero sull’incerto futuro culturale di una città sempre più grigia e di retroguardia, nonostante il fermento e la vivacità dell’associazionismo del settore e di tante iniziative culturali, forse anche troppe, per quanto valide ed apprezzabili.
Il problema di fondo, purtroppo, è che anche in ciò manca una visione strategica complessiva, anzi, c’è molta miopia da parte della politica nel suo insieme e scarso coraggio da parte dagli amministratori comunali, allo stesso tempo, è del tutto sconosciuta la connotazione imprenditoriale.
Tanto per cominciare, sarebbe il caso che l’attuale Amministrazione comunale passasse, in tema di cultura, dalle parole ai fatti, dalle buone intenzioni alle iniziative concrete. Per farla breve, dopo gli Stati generali della cultura e tanti bei propositi e considerazioni, quand’è che si passa all’attuazione di quell’accordo programmatico che portò all’ingresso nella Giunta Servalli l’attuale assessore alla Cultura nonché vicesindaco Armando Lamberti? Quand’è che vedrà la luce la tanto annunciata, ma rimasta sulla carta, Fondazione “Cava de’ Tirreni Città Parco Culturale”, tanto a cuore al vicesindaco Lamberti?
Un Fondazione che quantomeno avrebbe sia il compito di far utilizzare in modo ottimale i contenitori culturali che la nostra città ha la fortuna di avere, ma ad oggi ha anche l’incapacità di impiegarli al meglio, sia soprattutto di impostare una politica culturale di grande respiro con una gestione imprenditoriale, capace comunque di trovare il giusto posto anche alle iniziative delle realtà locali, alcune delle quali potrebbero essere valorizzate e crescere, mentre tutte le altre potrebbero di sicuro trovare giovamento.
Certo, per fare ciò, ci vogliono idee chiare. La prima è che la Fondazione non deve essere concepita come il solito carrozzone, l’occasione cioè per distribuire qualche poltrona. Al contrario, la sua direzione va affidata ad un impresario culturale di caratura nazionale, per capirci ad uno tipo Felicori (direttore della Reggia di Caserta prima, poi Commissario della Fondazione Ravello, ora assessore regionale alla Cultura a Bologna).
E i quattrini? Certo, ce ne vogliono. Ed in tempi di vacche magre come queste non è facile reperirli. E’ altrettanto vero, però, che quando si vuole i quattrini si trovano. Se il caso, anche accendendo un mutuo, come giustamente è stato fatto per sistemare lo stadio comunale. E’ sempre una questione di scelte e di priorità.
In conclusione, se si crede per davvero che con la cultura si possa anche mangiare, allora occorre necessariamente una capacità progettuale e strategica del Governo Municipale, chiamato a fare scelte e investimenti mirati. La nostra città ha le carte in regola, e si distingue dal circondario ancora per questo, per investire nella cultura e ritagliarsi così un futuro di sviluppo produttivo, di crescita tanto economico-sociale che civile, di lavoro per i nostri giovani ma non solo per loro.
Oddio, non ci nascondiamo la più probabile delle obiezioni, ovvero ma di tutto questo si vuol parlare proprio adesso che ci sono le elezioni per il rinnovo degli organi comunali? E qual è, domandiamo di rimando, il momento più propizio di questo per le forze politiche ed i candidati a sindaco di confrontarsi su un tema così concreto come la politica e l’impresa culturale?
Se fossi un candidato (e per fortuna non lo sono, se non per la pensione) lancerei, ad esempio, la proposta di trasformare la Mediateca nel Palazzo della Cultura…