Sono stato l’altro pomeriggio al Municipio di Cava de’ Tirreni per assistere – invitato amichevolmente dal Sindaco – alla discussione ed al voto finale sul Puc (Piano Urbanistico Comunale), che è stato approvato praticamente all’unanimità. Solo l’ex Sindaco Marco Galdi si è differenziato, astenendosi. Ci tornerò tra poco.
Mi occorre in via preliminare esprimere gratitudine a tutti gli amministratori politici, sindaco, assessori e consiglieri comunali, ai dirigenti e funzionari ed al prof. Carlo Gasparrini, progettista del piano, per le ripetute citazioni della mia persona e per i contestuali apprezzamenti per essa.
Senza ipocrite civetterie, credo siano stati apprezzamenti meritati. L’iter procedurale del Puc prese avvio con la mia sindacatura nel 2007. L’elaborazione progettuale, con tutti gli studi preliminari e i confronti di legge con i portatori di interesse furono condotti a tempi record. Dopo solo due anni, a poche settimane dalla conclusione del mio mandato, nel novembre 2009, in Giunta adottammo la proposta di piano ed aprimmo la fase delle osservazioni. Poi sono passati dieci anni e, finalmente, quel Puc è stato definitivamente approvato.
È altresì doveroso al riguardo ricordare quanti hanno contribuito al risultato, dall’allora assessora all’urbanistica, avv. Rossana Lamberti, all’ing. Luca Caselli, fino agli attuali amministratori politici e gestionali, oltre al Sindaco, l’ass. Minieri, l’ing. Attanasio, l’arch. Collazzo ed i funzionari tutti.
Non entro nel merito del piano,essendomici soffermato più volte e riconoscendomi nei suoi contenuti; sui quali la faccio breve, finalmente oggi Cava e i Cavesi hanno uno strumento in più per guardare al futuro con ottimismo. Complimenti a tutti e auguri a Cava.
Non posso tuttavia non rimarcare come siano passati la bellezza di dieci anni dalla sua prima adozione in Giunta – nel novembre 2009 come ho appena ricordato – alla sua approvazione. Un tempo decisamente lungo. Perché tanto lasso di anni? Cosa ha frenato l’iter del procedimento? Al riguardo gli interventi nella seduta del Consiglio Comunale dell’altro ieri sono stati pochi e, a mio avviso, fuorvianti. Tranne uno.
Si è fatto riferimento alle lungaggini ed alle pastoie burocratiche, piaga della nostra Italia, e ad una presunta impossibilità di sua approvazione tempestiva, perché nella sua prima versione il Puc andava in conflitto con le norme sovraordinate del Put (Piano Urbanistico Territoriale, di cui alla L.R. 35 del 1987) o con i regolamenti del Consorzio ASI, che ha potestà pianificatoria sull’area industriale della nostra città. Non è esatto.
Vero che il Puc del 2009 andava in deroga sia al Put che ai regolamenti ASI, altrettanto vero che tali deroghe erano state concordate sia con la Regione Campania che con il Consorzio. Nulla avrebbe impedito la sua approvazione nel 2010, se non ci fosse stato altro.
Devo dare atto all’ex sindaco Marco Galdi di aver esplicitato, unico tra gli intervenuti, la verità dei fatti con lodevole onestà intellettuale. Quel Puc fu bloccato da lui e dalla sua amministrazione. Motivando le ragioni della sua astensione, Galdi ha dichiarato [cito a memoria, riportando il senso delle sue parole]: «Si è molto sottolineato in questa sede il filo di continuità tra l’amministrazione Gravagnuolo e quella Servalli, quasi che di mezzo ci sia stato un buco nero. Così non è stato. Di mezzo c’è stata la mia amministrazione ed io, non condividendo l’idea di città del Puc di Gravagnuolo, lo bloccai».
È la sacrosanta verità. Peraltro inappuntabile dal punto di vista della legittimità democratica. Lui era stato eletto col mandato di annullare radicalmente il lavoro fatto da me e lo ha fatto con diligenza.
Si è stati quindi fermi, salvo sporadici riesami, per cinque anni, quelli del sindacato di Marco Galdi. Intanto sono cambiate alcune norme e sono emerse nuove esigenze in città. Quando dunque Servalli e Minieri hanno ripreso il lavoro nel 2015, hanno dovuto rifare pressoché tutto daccapo. Si sono impegnati a tal uopo con grande dedizione ed hanno potuto concludere la consiliatura con il significativo ed auspicato traguardo dell’approvazione del piano. Ben fatto!
Quello attuale dunque non è il Puc del 2009 tal quale, ha ragione l’assessora Minieri, né avrebbe potuto esserlo,ma ci rassomiglia parecchio. E a me fa piacere per Cava.
By Nino Maiorino – 13.06.2020 – Luigi Gravagnuolo è un gentiluomo, una persona per bene e un gran Signore: aver riconosciuto al suo successore Marco Galdi onestà intellettuale è un atto di squisita signorilità, che però non attenua la grande responsabilità di Galdi nell’aver bloccato uno strumento che la città attendeva da anni, ed ha contribuito a rallentarne l’approvazione di circa un decennio.
Non credo che Galdi fosse stato eletto per bloccare il Puc predisposto da Gravagnuolo, se lo ha fatto per questo ha commesso due gravi inadempienze: la prima è di aver dato voce a chi a quel piano si opponeva per non si sa bene quali interessi nascosti. La seconda sta nella insipienza politica di alcuni personaggi che se eletti si sentono in dovere di annullare tutto ciò che hanno fatto i predecessori, e Cava purtroppo ha altri buoni esempi di questo genere: anche l’amministrazione Fiorillo bloccò, per paura, il completamento del trincerone sottovia, facendo perdere alla città due decenni per il completamento della prima parte del lavoro.
Questo modo di amministrare non va bene, è un grande danno per il nostro Paese, e Servalli ha avuto la intelligenza e il buon senso di non cascare nella trappola, che certamente gli è stata tesa.
Così facendo ai tempi biblici legati alla burocrazia del bel-paese si aggiungono quelli di coloro che adottano la politica del colpo di spugna sul passato per fare tutto daccapo, con i risultati che tutti conoscono.