Penso di essere stato fortunato nel conoscere mia nonna paterna, mio nonno materno e persino, udite udite, il mio bisnonno e la mia bisnonna paterni.
Da mia nonna ho imparato – contro ogni regola di bon ton – a mangiare il melone col cucchiaio; da mio nonno ho imparato a nascondere nelle mani la “mazzetta” che puntualmente ogni domenica mi dava; da entrambi ho imparato a osservare delle cose che altrimenti non avrei mai notato.
E ne conservo un ricordo che serve per farmi sorridere il cuore. Al di là del fatto che oggi senza i nonni molti genitori non saprebbero a chi lasciare i propri figli, mi pare che i nonni svolgano una missione importantissima: aiutare proprio a far sorridere il cuore e a curare le nostre ferite.
E’ come se per loro non esistesse più il tempo e lo spazio, gli impegni, il bello e cattivo tempo: per loro esiste solo una vita da amare e da far amare. Riescono, in modo incomprensibile a tirare fuori da sé l’inaspettato e l’impensabile. E’ come se la vita concedesse loro un tempo supplementare per seminare ciò che solo un “nonno” ha in serbo nel cuore, quel tutto che non sempre noi, schiavi della fretta, riusciamo a raccogliere.
Festa dei nonni: dovrebbe essere festa nazionale, ma una di quelle festa belle e importanti…. e invece ci limiteremo a fare loro un regalino ma non ad ascoltare le loro storie che sanno di antico, di impegno, di responsabilità, di bellezza, di vita! Lontani dalla vita produttiva ma capaci di produrre stupore!
Solo ieri ho saputo che il nostro direttore è nonno: …ma l’immaginate Pasquale in versione nonno? C’è da schiantarsi dal ridere, ma poi torno serio per fare a lui e a tutti i nonni l’augurio di essere portatori di sogni e coltivatori di speranza.