Coronavirus, una coppia cavese bloccata in Argentina da due mesi: “Chiediamo aiuto per rientrare”
Sono circa centottanta gli italiani bloccati in Argentina a causa della pandemia del coronavirus e del conseguente lockdown della nazione sudamericana da due mesi. Famiglie con bambini, anziani, genitori separati con figli e tanti che hanno finito i soldi e sono rimasti senza vestiti perché nell’emisfero australe l’estate ha lasciato spazio all’autunno inoltrato ed essendo i negozi chiusi non possono comprare abiti adeguati al cambiamento del clima.
Tra di loro ci sono anche due cittadini di Cava de’ Tirreni, i coniugi Patrizia Sorrentino e Giovanni Trezza, che molti cavesi ricorderanno in quanto fino a un paio di anni fa hanno gestito una polleria in Corso Garibaldi.
Patrizia e Giovanni sono arrivati a Buenos Aires, per la precisione a San Telmo – quartiere storico della capitale – il 5 marzo, per un viaggio di piacere. Patrizia è nata in Argentina e vi mancava da quarantasette anni. Ora che erano andati in pensione avevano programmato questo viaggio per ritrovare le memorie del passato, prima che scoppiasse il caos nel mondo. Insieme a loro anche il fratello di Patrizia, Antonio, che vive a Parma.
Giunti sul suolo argentino è cominciata l’odissea. Antonio, che non si sentiva molto bene e lamentava sintomi influenzali, si è scoperto positivo al covid-19. Per lui è scattata immediatamente la quarantena, così come anche per Patrizia e Giovanni che fortunatamente non hanno contratto il virus. Finito l’isolamento per il coronavirus, è iniziato quello riservato a tutti gli argentini, in un’altra abitazione a Castelar, una città della provincia di Buenos Aires, e infine a casa di un’amica d’infanzia, la signora Rosalia Siani, che ha offerto ospitalità ai coniugi in difficoltà nonostante il clima di palese ostilità nei confronti degli italiani che si trovano ora in Argentina.
A telefono con noi, la signora Patrizia ci ha raccontato la situazione difficile nella quale stanno vivendo lei, il marito e il fratello da due mesi, dopo che il volo di rientro per il 4 aprile – che avevano in pregresso prenotato – è stato cancellato senza ricevere alcuna assistenza, né rimborsi.
I voli dell’Aerolíneas Argentinas sono stati tutti cancellati e quelli “speciali” fissati da Alitalia hanno biglietti dai costi carissimi. La signora Patrizia ci ha spiegato che un primo volo speciale commerciale organizzato il 23 aprile prevedeva un prezzo di circa 2.500 euro a persona, mentre per un secondo volo del 27 aprile il costo del biglietto singolo era di 1.800 euro. Oltre al problema dei costi proibitivi, c’è anche quello della difficoltà di prenotazione, infatti per il terzo volo del 30 aprile non vi è stata disponibilità di biglietti per Patrizia, Giovanni e Antonio in quanto il numero di prenotazioni, rispetto alla capienza limitata per motivi di sicurezza del velivolo messo a disposizione, si esaurisce quasi subito.
Si attende adesso di sapere quando ci sarà un nuovo volo per rientrare in Italia e cercare di riuscire a prenotare i biglietti, seppur a prezzi superiori al valore di mercato. Pare che il Governo si stia muovendo per sbloccare altri voli. La preoccupazione è tanta, così come l’ansia di tornare a casa dalla famiglia che è in costante contatto con i coniugi cavesi e che lamenta abbandono e mancanza di strategie adeguate e comunicazione da parte delle autorità preposte. L’Amministrazione comunale è stata messa al corrente della situazione ed ha garantito, per quanto in suo potere, il massimo supporto per risolvere la vicenda. Ma il raggio di azione del governo locale è estremamente limitato, mentre quello nazionale (Farnesina e Consolati) pare disinteressarsi del problema.
Il tutto nella cornice di una situazione potenzialmente esplosiva perché in Argentina il prolungamento della quarantena potrebbe scatenare pericolosi scenari di rivolta a causa delle difficoltà di sussistenza. Molte persone vivono alla giornata e in stato di assoluta povertà.
Di fronte a una situazione che non offre alcuna garanzia su una data di ritorno Patrizia, Giovanni e Antonio, così come tanti altri connazionali bloccati in Argentina, vivono in uno stato di amarezza, tristezza e preoccupazione. In attesa di porre termine a questa odissea e poter rientrare in Italia.