Cava, presentato un reclamo per l’ingiusta legge sui minimi contributivi
Un fil rouge collega Cava de’ Tirreni ad Avellino, una battaglia costituzionale sui diritti lesi di una categoria che langue e annaspa nell’indifferenza di chi, invece, dovrebbe tutelarla.
Si è tenuta stamane presso lo studio legale Senatore la conferenza stampa di presentazione del reclamo contro la Cassa Forense per l’ingiusta legge sui minimi contributivi, a parametro di volume d’affari zero, richiesti agli avvocati.
Gli avvocati Marco Senatore e Massimo Passaro (nella foto in alto) hanno sollevato una problematica di una gravosità allarmante che sussiste nel silenzio sia delle Istituzioni Politiche che dell’Ordine degli Avvocati.
“La cassa previdenziale- ha spiegato l’avvocato Passaro, promotore del reclamo- chiede ai giovani avvocati che si affacciano nel mondo del lavoro, e quindi a parametro zero, una tassa previdenziale di 844 euro annui più i vari accessori che fanno raddoppiare la cifra (assicurazione obbligatoria, apertura obbligatoria della partita IVA, vari sistemi informatici ) per otto anni, in regime ridotto quindi il 50% di quello che si dovrebbe normalmente versare ma con copertura non annuale bensì di sei mesi”.
“Non si capisce quale agevolazione ci sia, visto che i contributi devono essere versati indipendentemente dal guadagno o meno durante l’anno. E’ qualcosa di improponibile soprattutto in un momento in cui il Paese versa in condizioni di difficoltà economiche perché appare chiaro come la riforma agevoli i grandi studi legali internazionali (i cosiddetti lawyers) a discapito degli avvocati con decenni di carriera che saranno man mano assorbiti, e dei giovani avvocati che non riescono a far fronte alle spese obbligatorie”.
In accordo con quanto detto dal collega, Marco Senatore (nella foto sotto)ha sottolineato il fatto che la delibera che dispone l’iscrizione alla Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense subordina la possibilità di mantenere la propria iscrizione all’Albo degli Avvocati ed esercitare la professione al pagamento di questi oneri previdenziali fissi. Di fatto un aut aut: o paghi (indipendentemente dal fatto che si produca reddito o meno) o per forza di cose dovrai cancellarti dall’albo. Sembra assurdo ma è così. Una chiara violazione di alcuni tra i fondamentali diritti costituzionali di equità contributiva (artt. 2, 3 e 53 della Costituzione), nonché la violazione del principio di libertà del lavoro (artt.1, 3, 4, 35, 41 Cost.) hanno chiosato all’unisono Passaro e Senatore.
Il sistema contributivo della Cassa Forense contrasta con il principio della progressività ed equità contributiva. E’ poi, ulteriormente discriminatorio richiedere agli avvocati con un reddito inferiore a 4.800 euro (che, secondo la normativa vigente, dovrebbero assumere lo status di disoccupati) il versamento dei contributi previdenziali, sanzionandoli con la cancellazione dall’Albo in caso di omesso versamento.
Di fatto, hanno convenuto gli avvocati Passaro e Senatore, stiamo assistendo ad uno sfoltimento degli albi (leggi cancellazione) sulla base di una discriminazione che colpisce chi non produce reddito.
“E’ una delibera cervellotica della Cassa Nazionale Forense che, attraverso una lettera arrivata ai primi di gennaio, chiede ai giovani avvocati che si stanno affacciando al mondo del lavoro di iscriversi obbligatoriamente ad essa a prescindere dal fatto che produca o non produca reddito che gli consente di corrispondere i contributi minimi previdenziali”, ha detto Marco Senatore, “sono rabbrividito quando il collega Massimo Passaro mi ha detto i numeri dei giovani colpiti da questa delibera, circa 200.000 che si vedranno cancellati dall’albo e di conseguenza saranno preclusi dalla possibilità di svolgere la propria professione forense se non pagheranno. Ed è per questo che ho recepito e accolto il grido di lamento del collega: Da Cava de’ Tirreni e da Avellino partiranno i reclami, per cui invito tutti i giovani avvocati che si trovano in questa condizione a mettersi in contatto con noi, metteremo a disposizione di tutti coloro che vorranno usufruirne il reclamo”.
L’auspicio, ha concluso l’avvocato Massimo Passaro, è che il ricorso venga accolto in Cassazione e da qui poi, in circa sei o otto mesi al massimo, se verrà accertata la sua incostituzionalità passi alla Corte Costituzionale.
Sarà messo su internet un modulo scaricabile, a costo zero contro questa palese violazione dei diritti costituzionali.