«Un giornalista che piace ai politici non va. Un giornalista deve fare le pulci a qualsiasi forma di potere». È il messaggio che Paolo Borrometi, giornalista più volte minacciato e aggredito dalla malavita siciliana e costretto a vivere sotto scorta per aver dato nome e cognome alla “mafia invisibile”, ha lanciato venerdì scorso dal Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni.
Ospite d’onore del dibattito dal tema “Diritto d’informazione e libertà di stampa: quale fututro?” organizzato dall’Associazione giornalisti Cava de’ Tirreni e Costa d’Amalfi “Lucio Barone”, presieduta da Emiliano Amato, Borrometi ha narrato la sua storia personale e professionale mettendo in guardia dalle lusinghe di un giornalismo facile, asservito al potere.
Quello del giornalista è un lavoro come tanti che si pratica con la correttezza e l’etica. In più, avverte Borrometi, il giornalista ha la responsabilità imprescindibile di informare. Se volta le spalle alla verità, egli non racconta e non informa e, pertanto, i cittadini non sanno da che parte stare.
Tanti i momenti toccanti della sua testimonianza: non può dimenticare, Borrometi, gli uomini incappucciati che lo presero e lo pestarono, sino a procurargli una tripla frattura alla spalla, lasciandolo esanime a terra in una pozza di sangue. Né può farsi scivolare l’attentato seguito immediatamente dopo, durante la convalescenza, quando fu dato fuoco all’abitazione familiare. O, ancora, i due ulteriori tentativi fortunatamente sventati. Una spietata guerra, tra società e mafia, in terra siciliana. Una guerra impari che vede cinque milioni di abitanti sopraffatti da settemila adepti mafiosi. Numeri che fanno pensare.
Una informazione corretta e documentata è stato il filo conduttore che ha coinvolto anche Anna Bisogno, giornalista e docente di Storia e Linguaggio della radio e della televisione presso l’Università Roma Tre e padre Enzo Fortunato, direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi. Riflettere sui mezzi di informazione per far sì che si costruisca nelle persone una coscienza civica improntata al bisogno di verità e, al contempo, capire anche le tante implicazioni che possono impedire questo cammino, sono stati i passaggi salienti di un confronto tra realtà diverse e diverse generazioni.
A loro è stato attribuito il premio ComunIcare, ideato dall’Assostampa “Lucio Barone”, perché, in forme espressive molteplici, Paolo Borrometi, Padre Fortunato e Anna Bisogno hanno “cura della comunicazione”.
E volgendo lo sguardo al territorio, sono state premiate numerose altre realtà come la testata giornalistica web radio tv “LaRed” di Cava de’ Tirreni; Lolita D’Arienzo, attivissima scrittrice cavese colpita da Sla; monsignor Giuseppe Imperato, parroco emerito del Duomo di Ravello; Sigismondo Nastri, decano dei giornalisti della Costiera Amalfitana; il sottotenente dei Carabinieri Gerardo Ferrentino, già comandante della Stazione Carabinieri di Vietri sul Mare-Cetara.
Insigniti del riconoscimento “Pontegiovane”, spettante a personaggi, gruppi o situazioni giornalistiche in grado di aprire finestre di opportunità per i giovani emergenti, il “Piccolo Teatro al Borgo” di Mimmo Venditti e “Arcoscenico” di Luigi Sinacori.
All’Associazione Sbandieratori Cavensi il premio speciale per la diffusione della cultura della pace, della fratellanza e della diversità.