Cava, lettera aperta di Alfonso Senatore a Salvini: “La Lega al Sud è un partito chiuso nelle mani di qualche sciagurato capetto”

Il tema della militanza nel Sud nella Lega di Salvini è al centro di una lettera aperta con cui l’avvocato Alfonso Senatore, esponente di lunga data della destra metelliana e con un travagliato quanto articolato passato di amministratore comunale e provinciale, si rivolge non solo al capitano Salvini, ma anche ai suoi luogotenenti in terra campana a livello provinciale e regionale, da Falcone a Volpe, oltre che agli eurodeputati meridionali Casanova e Vuolo.
“Tanti, anzi tantissimi -si chiede Senatore nella sua lettera- quelli che applaudono ai comizi di Salvini, in giro per l’Italia, ed anche in Campania, ma quanti i veri aficionados del partito?”.
Dove, attenzione, per aficionados si intende però iscritti al partito leghista, in pratica, militanti con tanto di tessera.
“Odo molte proteste da parte di chi, a ragione -scrive infatti l’avvocato Alfonso Senatore- si è schierato sin dal primo momento, contribuendo al successo delle europee, ed ora viene fatto oggetto di ostracismo ingiustificato. Da parte di chi? Di coloro che ritengono di essere i tenutari della gestione dei tornelli, su chi può entrare, su chi può rimanere, su chi può accomodarsi all’uscita”.
Insomma, quel che lamenta Senatore è che la Lega a livello campano, ma forse in tutto il Meridione, cerca consensi ma non consente l’ingresso di quanti sono intenzionati a dare il loro contributo all’interno della struttura di partito.
“Eh no, amici del comando -argomenta Senatore- occorre selezionare, sì, ma con raziocinio, non con la presunzione del saggio, accomodatosi, per volere di qualcuno, sullo scranno del giudice che impone il suo volere, prescindendo dal valore e dall’impegno profuso”.
“Scrivo a nome di tante persone che mi hanno seguito in questo percorso, condividendo ideali e speranze -incalza l’avvocato Senatore- e che ora vedono disperdersi nell’opera di qualche sciagurato improvvisato “capetto” della prima o ultima ora che a stento ha il suo voto”.
“Chiedo chiarezza e non improvvisazione -conclude in modo perentorio Senatore- certezza del dialogo e non discorsi affrettati ed insensati. Resto un uomo di parola e non mi tirerò fuori da questa lotta fratricida che non appartiene al mio modo di vedere la politica, vincente solo se si combatte uniti”.
In conclusione, dalla lettera di Senatore sembra di capire che i problemi di gestione del consenso da parte della Lega nel Sud appaiano abbastanza evidenti ed un tantino complicati. La questione, sembra di capire, è di selezionare e di non imbarcare tutto e tutti. Sta di fatto, però, che se non si creano dei criteri oggettivi e trasparenti di selezione delle adesioni, quindi della militanza e conseguentemente del personale politico, la Lega corre il rischio di risultare in sede locale un partito asfittico nelle mani di una classe dirigente ristretta, chiusa, oligarchica.
Se così è per davvero, il nuovo che avanza preoccupa più del vecchio che si vorrebbe spazzare via.