Cava, le sedie “sgarrupate” davanti alle Poste: altro segnale di degrado
Se si vuol davvero cambiare le cose, se si vuol debellare il degrado quotidiano dalle nostre città, dobbiamo cominciare dai piccoli gesti e ribellarci all’assuefazione alle disfunzioni e alla tolleranza con cui sono accolte nelle comunità, creando la convinzione che finiscono per essere ritenute “normali” e accettabili.
E’ questo il caso delle sedie che giacciono ormai da mesi dinanzi alle Poste Centrali, in via Sorrentino, a Cava de’ Tirreni. Queste due sedie “sgarrupate” sono diventate il simbolo di degrado e piccole violazioni al vivere civile.
Furono apposte come gesto di gentilezza da qualche anima pia durante il passato inverno dopo che molti cittadini si lamentarono delle condizioni indecorose in cui erano costretti a fare lunghe file di ore davanti all’Ufficio postale all’addiaccio. La nostra testata in più di un articolo si fece portavoce delle rimostranze legittime dell’utenza, riuscendo a far giungere la questione in Consiglio comunale nel mese di gennaio.
Il consigliere Raffaele Giordano presentò un’interrogazione chiedendo di sapere quali iniziative erano state assunte per la risoluzione di tali problematiche e per assicurare migliori servizi agli utenti cavesi.
Dall’Amministrazione avevano fatto sapere che il sindaco Vincenzo Servalli aveva dato mandato agli assessori Armando Lamberti e Giovanni Del Vecchio di scrivere una nota di sollecito alla direzione generale di Poste Italiane in cui sarebbero state avanzate una serie di proposte per ridurre i disagi, tra cui l’installazione di un contapersone e l’eventuale messa a disposizione di alcuni locali adiacenti per accogliere gli utenti in attesa.
Da allora non si è saputo più nulla. I mesi sono passati, le rigide temperature invernali hanno lasciato il posto a quelle miti primaverili e a breve anche a quelle torride estive. La gente continua a stare in fila davanti alle Poste, le sedie “sgarrupate” anche restano lì per qualche anziano o donna incinta che necessita di una seduta durante l’attesa, nella speranza di una seduta decorosa e di sapere qual è stato il risultato delle consultazioni politiche.