Cava, il Social Tennis Club patrimonio storico-culturale della città
Una delle prerogative dell’essere umano alla quale non sfugge neanche il Cavese, è quella di avere la memoria corta e quindi di dar scarso rilievo a patrimoni del cuore, ma non solo, anche della cultura e delle tradizioni che connotano persone, città, luoghi e situazioni.
Non vogliamo scomodare Marcel Proust e il suo massimo capolavoro Alla ricerca del tempo perduto, nel quale appunto tratta del ritrovamento del tempo perduto, del ricordo, della rievocazione malinconica del passato perduto, ma ci pare che la labilità di reminiscenza sia uno dei temi più marcanti la polemica che gravita in questi giorni intorno a Social Tennis Club cittadino.
Il gruppo politico Cava 5 Stelle-Libro Bianco ha più volte posto l’accento sulla morosità per circa 600.000 euro nei confronti del Comune da parte del Club, indicato con un tono tutt’altro che scevro da veleni e insinuazioni, come luogo di intrattenimento di casta e potentati vari.
Sicuramente le casse del circolo ricreativo non sono floride, come ci ha confermato il Presidente stesso, l’avvocato Francesco Accarino (nella foto), e da diversi anni si cerca di far quadrare i conti di una struttura comunale di una superficie molto ampia e che negli anni ha visto crescere e formarsi all’interno dei suoi locali generazioni di cittadini Cavesi.
Ma il Social Tennis Club, e qui ci riallacciamo alla memoria labile, è molto di più di un organismo moroso per la città di Cava de’ Tirreni. O meglio, non è solo questo. Forse non tutti sanno che il Circolo Tennis è nato settantanove anni fa, nel 1937, quando ormai il gioco del tennis, il più candido degli sport come è stato definito, si era affermato nella cittadina metelliana da circa un decennio.
Erano gli anni ’20 del Novecento quando nei giardini dell’Hotel de Londres, un elegante albergo situato alle porte della città, entrò in funzione un primo campo per la pratica di questo sport e tanta gioventù amante del belvivere cominciò ad interessarsi alla racchetta. Erano gli anni del l’instaurarsi del fascismo che voleva i giovani forgiati dalle attività sportive, e tale fu l’incremento di questo nuovo sport che fu necessario creare un campo comunale.
Gli archivi storici ci fanno sapere che nel maggio 1929 venne approvato il progetto per la costruzione di un campo di tennis nella villa comunale per la spesa di L. 20.000 “per rendere Cava sempre più gradita al forestiero”, cui farà seguito un secondo campo di giuoco. Vicino a questi due terreni sorse la famosa “pagliarella”, ossia un semplice locale rivestito da un tetto di paglia, situato sul lato nord del secondo campo.
Era, questa pagliarella, l’inizio del Circolo di Tennis Cava. Da allora è stato un crescendo, tornei internazionali si sono succeduti negli anni, regalando alla struttura e alla città una notorietà che varcò ben presto i confini regionali; erano gli anni della “Piccola Svizzera” dove accanto a eventi sportivi di richiamo internazionale c’era una realtà fervida di vita e di iniziative, ricca di eventi che hanno contribuito in maniera determinante alla crescita e all’affermazione di Cava de’ Tirreni.
Tutto questo è stato il Social Tennis Club nel corso degli anni: campioni sportivi che villeggiavano nella nostra città, belle donne che attendevano con ansia le serate di gala o i concorsi internazionali di musica ritmo-sinfonica per sfoggiare la propria mise, personaggi noti che si attardavano ai tavoli da gioco e vincevano o perdevano patrimoni. Come non ricordare, solo per citare qualche nome, l’immenso Vittorio De Sica? O i campioni Nicola Pietrangeli, Pancho Segura e Pancho Gonzales?
Furono giorni che riempirono d’orgoglio i Cavesi, ma difficoltà finanziarie si affacciarono dopo gli anni del boom economico. I grandi appuntamenti non si sono più ripetuti e oggi ci ritroviamo a celebrarne i ricordi e a rievocare figure ed eventi. Il Circolo del Tennis è ancora fucina di giovani campioni in erba e punto di riferimento per eventi culturali e formativi anche se mancano i lustrini di un tempo.
Più che attaccare quello che viene un po’ troppo semplicisticamente definito come un territorio “di rango” e decadente, quasi una bisca settaria autorizzata, bisognerebbe pensare a come valorizzare un luogo della memoria con un archivio bibliografico e fotografico da fare invidia, per permettere a un pubblico il più vasto possibile di usufruirne.
Questa è la linea di pensiero del Presidente Francesco Accarino, il quale ci ha confermato la volontà da parte del sindaco Vincenzo Servalli di avviare un discorso in tal senso. Gli edifici cavesi storici sono ormai pochi e sarebbe più lungimirante svilupparne il potenziale con progetti mirati piuttosto che farne tabula rasa.