Cava, i consiglieri di Siamo Cavesi: “No ad una stangata del genere soprattutto in tempi di pandemia”
“Servalli e soci hanno scelto di adottare il modello della flat tax, con la particolarità, però, di aver imposto l’aliquota più alta per tutti, ad eccezione di quanti rientrano nell’area non tassata”
“Capaci solo di mettere le mani nelle tasche dei cittadini onesti che già pagano le tasse”
“Da anni denunciamo come i cittadini cavesi siano costretti a pagare, in senso figurato, il prezzo dell’incapacità dell’amministrazione Servalli. Ora questa incapacità ha anche un costo concreto: ieri, in Consiglio comunale, è stato approvato l’aumento dell’aliquota di compartecipazione all’addizionale comunale Irpef. I cittadini con redditi superiori a 8mila euro dovranno pagare l’aliquota massima dello 0,8%, prima riservata ai possessori di redditi superiore ai 75mila euro”.
E’ senza appello per Servalli e soci il comunicato stampa diffuso dai consiglieri comunali del gruppo Siamo Cavesi per denunciare l’aumento dell’addizionale Irpef deliberata ieri in Consiglio Comunale dalla maggioranza di centrosinistra al Comune di Cava dfe’ Tirreni
“Di fatto -puntualizzano i consiglieri Marcello Murolo, Raffaele Giordano e Vincenzo Passa- il Comune di Cava ha scelto di adottare il modello della flat tax, con la particolarità, però, di aver imposto l’aliquota più alta per tutti, ad eccezione di quanti rientrano nell’area non tassata. Ampie fasce della popolazione con redditi bassi dovranno, a conti fatti, versare molto di più rispetto al passato”.
“Una stangata -denunciano i consiglieri di Siamo Cavesi- che è ancor più pesante perché arriva in un momento in cui la crisi economica, figlia della pandemia, sta mettendo in grossa difficoltà anche le famiglie cavesi Servalli e la sua maggioranza hanno giustificato il provvedimento con la necessità di recuperare risorse per le casse comunali”.
“In questo modo -è l’affondo finale di Murolo, Giordano e Passa- hanno manifestato la consapevolezza della propria incapacità di gestire, altro che agire secondo il criterio del “buon padre di famiglia” che dovrebbe essere proprio di ogni amministratore pubblico. Ammettendo, di fatto, di non essere in grado di operare una seria revisione della spesa e meno ancora di avviare un rigoroso recupero dell’evasione, sono ricorsi all’unica scorciatoia che conoscono: mettere le mani nelle tasche dei cittadini onesti che già pagano le tasse.
Assolutamente no . Si pensi a pensionati che in questa fase difficile mantengono la famiglia di un figli disoccupati.