Cava de’ Tirreni, sugli ammanchi di cassa e il “disordine amministrativo” a colloquio con Marcello Murolo: “L’Amministrazione Servalli non controlla il sistema, ovvero la macchina comunale”
Sembra impossibile che un solo dirigente si sia approfittato della situazione mente tutti erano girati dall’altra parte. Se poi c’era un coinvolgimento cosciente e attivo di altre persone io non sono in grado di dirlo a nessun titolo, né come consigliere comunale né come membro della Commissione

Sulla conclusione dei lavori della XI Commissione consiliare Controllo e Garanzia con l’approvazione all’unanimità di una relazione circa gli ammanchi di cassa al Comune di Cava de’ Tirreni, abbiamo intervistato l’avvocato Marcello Murolo, consigliere comunale del gruppo Siamo Cavesi nonché presidente della Commissione stessa.
“Tutto il sistema comunale non ha funzionato, anzi, erano state create tutte le condizioni perché accadesse ciò che è accaduto”
La Commissione Controllo e Garanzia da lei presieduta è giunta alle prime e provvisorie conclusioni sulla vicenda da noi giornalisti definita degli ammanchi al Comune di Cava de’ Tirreni. E’ stato un lavoro complesso, ma utile per capire cos’è successo e anche per risanare quello che avete chiamato “disordine amministrativo”?
Innanzitutto è stato un lavoro molto complesso. Formulare ipotesi “a senso” è facile, scavare tra i documenti per cercare di capire cosa è successo veramente è un’altra cosa. La Commissione, a un certo punto, ha deciso di fermarsi: i casi di procedure abnormi o non rispettate, il “disordine amministrativo”, come lo abbiamo chiamato, erano tali e tanti che ogni nuova informazione avrebbe dovuto portare ad approfondimenti sempre nuovi su ulteriori argomenti. Si rischiava di non finire mai. Allora abbiamo ritagliato l’obiettivo dei nostri accertamenti, e abbiamo deciso che era quello di capire se la storia dei mandati di pagamento alterati era il frutto dell’iniziativa individuale del singolo dirigente individuato come responsabile o era imputabile a carenze o a omissioni del sistema. La conclusione, appunto, è che tutto il sistema comunale non ha funzionato, anzi, che erano state create tutte le condizioni perché accadesse ciò che è accaduto. Se questo sia frutto solo di negligenza, oppure se vi sia stata una volontà precisa, questo dovrà accertarlo la magistratura ordinaria.
L’attuale Amministrazione, che non si è accorta cosa avveniva sotto il proprio naso, ha la capacità e la volontà per mettere fine al disordine amministrativo al Comune di Cava de’ Tirreni?
Sicuramente non ne ha la capacità, innanzitutto perché non controlla il sistema, la macchina comunale. Se poi ne abbia la volontà, dipende dal grado di coinvolgimento, che, come ho detto, spetta ad altri accertare.
Spiega con parole le più semplice possibili il meccanismo con cui sono stati fatti questi mandati irregolari pescando danaro da residui passivi presenti in bilancio anche da oltre dieci anni?
In parole molto semplici sono stati emessi dei mandati di pagamento contenenti riferimenti tutti falsi, inventati sul momento, e che quindi non potevano essere fatti. Ma intanto sono stati fatti, perché poi materialmente i pagamenti potevano essere eseguiti utilizzando soldi che c’erano veramente, perché erano stati “parcheggiati” senza motivo sui cosiddetti “residui passivi”. Il messaggio più importante che lancia la Commissione con la propria relazione finale secondo me è proprio questo: non bisogna concentrarsi solo sui mandati di pagamento falsi. Bisogna capire chi e perché ha voluto o ha consentito che si congelassero senza motivo quei soldi, cioè chi ha creato e conservato quello che, non a caso, un consigliere comunale ha definito il “tesoretto” dal quale poi attingere i soldi per i fare i pagamenti.
“Oggi scopriamo che il dipendente di una società esterna frequentava abitualmente gli uffici finanziari del Comune e metteva le mani nella contabilità e nella redazione stessa del bilancio”
Fra le conclusioni cui siete arrivati come Commissione è che i numeri del bilancio sono del tutto inattendibili. Le chiediamo, come si potrà approvare il prossimo bilancio preventivo per non parlare poi di quello consuntivo?
Una bella domanda. Io e tanti altri consiglieri abbiamo sempre espresso forti dubbi sulla attendibilità del bilancio. Oggi scopriamo non solo che tanti dei dati erano alterati, ma anche che il dipendente di una società esterna frequentava abitualmente gli uffici finanziari del Comune e metteva le mani nella contabilità e nella redazione stessa del bilancio. Le conclusioni di un tale stato di cose sono politiche, e ogni consigliere comunale tirerà le somme, anche sulla base degli elementi conoscitivi che proprio i membri della Commissione hanno messo a disposizione di tutto il Consiglio comunale. In ogni caso la commissione ha concluso i suoi lavori facendo due richieste ben precise: un riaccertamento vero dei residui attivi e passivi, e una verifica capillare di tutti i mandati di pagamento dell’ultimo triennio, per capire se il fenomeno riguardava solo quelli individuati finora o era più esteso.
Su questo aspetto c’è un’altra considerazione. Noi cavesi in ragione di un bilancio che ora stiamo scoprendo di fatto inattendibile e falsato stiamo pagando tariffe spropositate su tutto, parcheggi alle stelle, mentre il Comune sta vendendo il proprio patrimonio immobiliare, fra cui quello pregiato (palazzo Bongiorno) e strategico (Casa Rossi, velodromo). Insomma, noi cavesi possiamo dirci di essere, come dire, cornuti e mazziati?
Caro Pasquale, vedi un po’ tu ….
Ci sono altri aspetti delle conclusioni della Commissione che sono assai indigeste per il cittadino cavese, come l’assenza di controlli adeguati ed efficaci, compresi quelli del Collegio dei Revisori dei Conti oltre che degli stessi dirigenti in sede di accertamento dei residui. Possibile mai che nessuno si sia mai accorto di quanta approssimazione amministrativa ci fosse a Palazzo di Città?
Torniamo al problema di prima. Di fatto, nessuno se ne è accorto, finché la questione non è venuta fuori quasi per caso. E questo, amministrativamente ma anche politicamente, è già un dato molto grave. Chi aveva il compito di controllare, chi aveva il compito di guidare e coordinare, ai vari livelli, sia politici che dirigenziali, la macchina comunale, ha delle responsabilità quanto meno sul piano organizzativo e delle verifiche. Non possiamo atteggiarci tutti a vittime inconsapevoli. Si è responsabili, almeno sotto il profilo politico e professionale, anche solo per non aver saputo gestire le cose in una maniera adeguata. E qui torno a fare la domanda: perché nessuno si è accorto che c’erano dei residui, sia passivi che attivi, che avrebbero dovuto essere cancellati e invece rimanevano in bilancio per anni e anni? Perché nessuno si è accorto che in contabilità si registravano movimenti strani sulle partite di giro? Perché si è lasciato il programma di contabilità in mano a una società esterna, il cui dipendente è poi risultato a sua volta coinvolto?
Avete messo nero su bianco la convinzione che il marcio che è venuto fuori non sia attribuibile ad una sola persona, ma che ci siano responsabilità e complicità più estese. Le chiedo, a suo avviso è ipotizzabile il coinvolgimento non solo della struttura organizzativa comunale ma anche del livello politico?
Ripeto: a me sembra impossibile che un solo dirigente si sia approfittato della situazione mente tutti erano girati dall’altra parte. Se poi c’era un coinvolgimento cosciente e attivo di altre persone io non sono in grado di dirlo a nessun titolo, né come consigliere comunale né come membro della Commissione. A titolo personale – ma anche su questo la Commissione ha fatto i propri rilievi- ritengo che a questo proposito la cosa importante da capire sia questa: i mandati di pagamento sono stati falsificati solo per distrarre soldi a favore di soggetti privati, o il sistema è stato utilizzato anche per aggirare le regole della contabilità pubblica, e quindi per pagare debiti del comune veri, ma non risultanti regolarmente dal bilancio e dagli altri atti contabili? Come ho detto, rispondere a questa domanda significa verificare tutti i mandati di pagamento emessi su residui passivi, che è una cosa che potrebbero fare solo gli organi istituzionali.
Quello che è accaduto e che avete accertato, in attesa della conclusione delle indagini dell’autorità giudiziaria, è di una gravità senza precedenti. Lo chiediamo all’avvocato, prima che al politico, ma sentiremo il tintinnio di manette o c’è il rischio che tutto finisca a tarallucci e vino?
Premetto che a me, proprio perché avvocato, l’espressione “tintinnio di manette”, con quello che evoca, non piace. Comunque, in questa occasione la magistratura ordinaria e quella contabile hanno un lavoro molto importante da fare, e sono sicuro che lo faranno fino in fondo.
(foto interne di Leandro Guarino)
Della serie, uno pensava che lo avrebbe fatto un’altro, l’altro pensava che lo avrebbe fatto il primo , un’altro pensava che toccasse ad altri farlo , gli altri invece pensavano che lo avrebbero fatto altri, tutti pensavano che fosse competenza altrui, altri pensavano che qualcuno avrebbe essettuato i controlli per assicurarsi che qualcuno facesse, qualcun altro pensava che qualcuno avrebbe fatto i controlli ed in questo marasma di rimandi e di responsabilita’ rinviati ad altri , nessuno si e’ reso conto che nessuno faceva quello che era sua responsabilita’ fare e nessuno si e’ preoccupato di fare quello che altri non facessero. Un classico dei tempi nostri ove esistono solo diritti e nessun dovere il questa logica di garantismo ad oltranza e osceno.