Cava de’ Tirreni, San Giuseppe al Pozzo e l’IMU: questione irrisolta
…nonostante l’impegno preso anche dal Sindaco
Continuiamo a trattare l’argomento già accennato nel precedente articolo pubblicato il 2 luglio scorso.
Allo stato i termini della questione, per come illustratoci dall’avv. Senatore, sono i seguenti.
Ci scusiamo con i lettori per la lunghezza di questa trattazione, ma riteniamo necessario riportare tutti gli elementi di questa complessa questione, affinché essi possano farsi una idea chiara della stessa e rendersi conto di quanto l’amministrazione della nostra città sia tutt’altro che affidabile e lungimirante.
Premesso che tutte le richieste di interlocuzione rivolte ai rappresentanti comunali dal febbraio 2021 sono state ignorate, la problematica IMU nella zona “industriale”, relativa per la maggior parte a lotti ubicati nel territorio della località/frazione di S. Giuseppe al Pozzo, e non solo, presenta aspetti “particolari” che meritano di essere approfonditi.
Sta di fatto che, a parte due interrogazioni da parte di alcuni Consiglieri, rimaste senza seguito, alcuna interlocuzione o puntualizzazione è stata possibile ottenere dall’amministrazione su atti palesemente ingiustificati e basati su presupposti erronei.
I cittadini si trovano di fronte ad atti penalizzanti fin dalla procedura adottata (notifica diretta dell’atto di accertamento anziché avviso a controdedurre, in spregio alla legge 241) con connotazione forzata, a danno di cittadini corretti ed in assoluta buone fede.
Una analisi obiettiva della problematica fa emergere palesemente la violazione del principio della correttezza e buona fede, che dovrebbe caratterizzare anche l’operato della Pubblica Amministrazione.
Per una analisi dettagliata della problematica occorre fare un salto indietro nel tempo di circa 60 anni (confermiamo sessant’anni), allorché, con provvedimento calato dall’alto, veniva adottato il piano ASI che finiva per interessare tutta la zona nord della valle metelliana, dal cimitero ai limiti della frazione Pregiato e fino ai confini con Nocera Superiore.
La nuova classificazione caratterizzava tutti i terreni, indistintamente, senza tener conto, però, di specifici vincoli e limitazioni di legge.
Diversi lotti di terreno, per circa 40.mila mq., per la maggior parte localizzati nel rione “Sgobbo” (zona Santa Lucia dov’è la statua di Padre Pio) e in minima parte anche in località” Monticelli”, venivano qualificati ad “uso pubblico”, ossia destinati ad attrezzature collettive di supporto alle presenze industriali dei singoli ambiti, ossia centri servizi generali, centri sociali, asili nido, attrezzature sanitarie, caserma per i vigili del fuoco, ecc.
Nel corso del 1983, col provvedimento 5527/83 dell’Assessorato Regionale all’Urbanistica, veniva operato lo stralcio dall’area industriale di una zona di oltre 60.mila mq., localizzata attorno alla scuola di S. Giuseppe al Pozzo.
Tale area veniva classificata zona B) di completamento e caratterizzata da inedificabilità assoluta fino all’approvazione di specifico piano di recupero, ai sensi della legge 457/78.
Nell’immediatezza dell’adozione del piano industriale, e anche negli anni successivi, vennero realizzati numerosi siti artigianali, con acquisizione dei terreni idonei con espropri o con trattative private.
La localizzazione interessò la maggior parte dei lotti adiacenti la SS.18, e quindi di via Arti e Mestieri e via Gaudio Maiori; la loro realizzazione avvenne qualche anno dopo.
Ma numerosi lotti, oggi tassati, vennero esclusi in quanto non ritenuti inidonei.
Questo sta a dimostrare che la tassazione è stata operata in riferimento alla classificazione originaria, risalente agli anni 60, per terreni vincolati e sottratti alla disponibilità dei proprietari, in spregio alla normativa vigente.
In particolare “la qualificazione di area edificabile non è rinvenibile al catasto terreni ma deriva dalla sovrapposizione dello strumento urbanistico adottato dal Comune con il catasto terreni (provvedimento di annullamento 516/2020)”.
Il vincolo ultradecennale, censurato sia dalla Corte Costituzionale che dalla Corte di Cassazione, è la prima delle anomalie che va considerata, non potendo l’inerzia dell’Ente riflettersi, con grave danno, sui cittadini.
Per inciso, va sottolineato che, da quanto appreso presso il Consorzio ASI, il piano non era più attuale da alcuni anni.
(2 – segue)