Cava de’ Tirreni, Piano di Zona commissariato: un altro fallimento del sindaco Servalli e soci

In questi ultimi due giorni è esploso il caso del commissariamento da parte della Regione Campania del Piano di Zona S2.
Per chi non lo sa, precisiamo che il Piano di Zona dell’Ambito S2 è un organismo che si occupa della sfera sociale ed il cui territorio va dalla città di Cava de’ Tirreni a tutti i comuni della Costiera Amalfitana. Il Comune di Cava de’ Tirreni, per dimensioni, è il comune capofila del Piano.
Tralasciamo le vivaci polemiche politiche tuttora in atto, sostanziate a suon di comunicati e dichiarazioni alcune delle quali fuori dal seminato. Allo stesso modo, per non tediare i lettori, non entriamo nel merito tecnico delle vicende che hanno portato al commissariamento.
Quel che ci preme evidenziare, al contrario, è un altro aspetto, ovvero quello politico-istituzionale.
Bene, in questa vicenda è singolare e sconcertante il comunicato stampa del Comune di Cava de’ Tirreni leggi qui, diffuso nella giornata di ieri. Pur di scrollarsi di dosso la responsabilità di questo commissariamento, il sindaco Servalli e l’assessore al ramo Altobello hanno scaricato il tutto su alcuni comuni della Costiera.
“La mancata corresponsione della quota di compartecipazione obbligatoria -si legge nel comunicato- dei Comuni di Cetara, Conca dei Marino e Vietri sul mare…”.
Apriti cielo! Immediato lo sdegnato comunicato del comune di Vietri sul Mare leggi qui, così come la rabbiosa reazione di Cetara, che hanno rigettato al mittente, cioè a Servalli e Altobello, le accuse.
Non sappiamo come stanno effettivamente le cose, ma di sicuro Servalli, come sindaco del Comune capofila, ha delle responsabilità grandi come un grattacielo.
Vediamo il perché. Se è vero che questi comuni della Costiera non hanno versato le quote, è evidente che Servalli ha quantomeno peccato d’inerzia. Insomma, se uno dei comuni non paga vuol dire che c’è qualche problema, manifesta un disagio. Magari lamenta di non avere adeguati servizi dal Piano ed essere costretto a far da sé. Il sindaco Servalli doveva porsi il problema e cercare di risolverlo, venendo incontro alle esigenze manifestate dal territorio. Trovare, in altri termini, un punto d’incontro, dando le giuste direttive gestionali. Invece, a quanto pare, niente di tutto ciò è avvenuto.
La responsabilità, quindi, prima che gestionale è politica e quindi anche questa vicenda mostra quanto siano inadeguati il sindaco Servalli, l’assessore Altobello e nel suo insieme questa Amministrazione. Ci sono, in questa vicenda, evidenti mancanze di trasparenza, capacità di relazionarsi, correttezza e senso istituzionale. Da qui una grave responsabilità politica.
Questo, però, è solo un aspetto della vicenda. Quel che è ancora più grave è lo sgarbo istituzionale compiuto con la diffusione di quel comunicato. Il sindaco di un comune capofila, se pure avesse tutte le ragioni del mondo, di fronte ad una siffatta situazione si morde le mani, abbozza, si trattiene, ingurgita se il caso la cicuta come Socrate ma giammai fa lo scaricabarile su un altro comune e su un suo collega sindaco. E’ una questione di stile, di bon ton istituzionale, diciamo pure di educazione.
Era quindi prevedibile che tra i comuni direttamente interessati e più in generale tra tutti i comuni della Costiera e quello di Cava volassero gli stracci. Roba mai vista. E c’è da evidenziare che Cetara e Vietri fanno riferimento allo stesso partito di Servalli, il Pd. E non c’è da aggiungere altro al riguardo.
Certo, è vero, non è facile tenere insieme un consesso cui partecipano tanti comuni. E’ naturale che ci siano diversità e divergenze di vedute e di interessi. Per questo, la leadership politica di un Piano di Zona richiede doti di equilibrio, di pazienza e di rispetto anche di chi per dimensioni è un comune più piccolo di una quartiere di Cava de’ Tirreni.
In quest’ottica, ricordo ancora quando nel 2003 nacque, in base ad una legge regionale, il Piano di Zona Cava-Costiera Amalfitana. L’allora sindaco Messina, da galantuomo vero com’era e con un forte senso istituzionale, si mosse con molto tatto senza mai abusare della circostanza di essere il primo cittadino del comune che aveva più abitanti di tutti gli altri messi insieme. Mise anzi a disposizione la sede, l’ex collocamento, e la struttura organizzativa del nostro Comune. Messina agì sempre nel rispetto della pari dignità degli altri Comuni, a cominciare da quelli con poche centinaia di anime come Conca dei Marini o Furore, quest’ultimo guidato allora da un sindaco straordinario come Raffaele Ferraioli.
E lo stesso atteggiamento hanno avuto i sindaci che si sono succeduti a Messina, sebbene non siano mancati i contrasti, le discussioni e i malumori. Tutto però è andato avanti con una certa armonia, fino a questo episodio di scortesia istituzionale che si innesta in una stagione di sempre maggiore conflittualità e dissapori tra i comuni rivieraschi insoddisfatti e quello di Cava de’ Tirreni.
Ora siamo arrivati alla rottura clamorosa. A farne le spese saranno di sicuro i cittadini dell’intero territorio dell’Ambito del Piano S2 e molto probabilmente gli stessi dipendenti. Non sarà facile mettere insieme i cocci. Se rimarranno, almeno a Cava de’ Tirreni, questi amministratori comunali.
A questo, purtroppo, ci ha portato la totale incapacità politico-amministrativa di un sindaco come Servalli e di un assessore come l’Altobello, così come di una maggioranza che non ha né capo né coda. E’ l’ennesimo fallimento di Servalli e soci. E’ accaduto con i conti comunali in rosso, e tutto ciò che ne è conseguito, con una macchina comunale disastrata, con una città abbandonata a sé stessa.
A questo punto, una domanda sorge spontanea: quando i cavesi vedranno nuovamente la luce in fondo al tunnel in cui si sono ficcati?