Cava de’ Tirreni, lunedì prossimo la commemorazione del 67° anniversario dell’alluvione del 1954
In occasione del 67° anniversario dell’alluvione del 1954, l’Associazione Alema, con la collaborazione della Parrocchia di Alessia – Marini – Arcara e Valle San Liberatore,
commemorerà le vittime di quella tragica notte del 25 ottobre quando i comuni di Vietri sul Mare , Cava de’ Tirreni, Salerno, Maiori, Minori, Tramonti, furono colpiti da un’alluvione che cambiò per sempre il loro futuro.
Di seguito il programma:
- ore 18.00: Ritrovo Chiesa di Alessia, allestimento mostra fotografica
- ore 18.30: Santa Messa officiata dal Nostro Parroco Don Giuseppe Gorintla, subito
dopo, processione verso la piazzetta di Alessia. - Piazzetta di Alessia – Intervento delle Autorità Civili e Religiose, deposizione
corona di alloro presso la tavola marmorea, lettura dei nominativi delle 28 vittime di quella tragica notte e lancio di palloncini bianchi per ricordarli.
Fu la più grande tragedia italiana per vittime dovute al dissesto idrogeologico dopo il Vajont: 318 vittime, 250 feriti, 5mila senza tetto.
La perturbazione proveniva dalla Liguria, si spostò verso il Sud della penisola, raggiungendo nel primo pomeriggio la provincia di Salerno. La pioggia cominciò a cadere insistentemente, ma lentamente, fin dall’ora di pranzo, divenendo più intensa verso le 17. Era di lunedì e nessuno avrebbe mai pensato al peggio, ma le precipitazioni aumentarono di intensità nella serata, assumendo le caratteristiche di un vero e proprio nubifragio. Tra le 20 e le 24 ci fu un diluvio, acqua e vento spazzarono via tutto, e continuò a piovere per tutta la notte. In meno di 24 ore caddero più di 500 mm di pioggia.
Le devastazioni furono immense con frane, voragini , ponti crollati, strade e ferrovie distrutte in più punti. La zona più colpita fu quella della costiera amalfitana, fino alla città di Salerno . Una frana si staccò da una montagna da poco disboscata e spazzò via il villaggio di Molina. L’epicentro fu sui monti di Cava de’ Tirreni, da cui scendono i torrenti Bonea e Cavaiola, che trascinarono a mare una tale quantità di detriti da dare vita all’attuale spiaggia di Vietri. Tutta la costa del salernitano cambiò il suo aspetto. A Salerno, le zone più colpite furono i rioni di Canalone, Annunziata, Olivieri e Calata San Vito.
Alfonso Gatto, poeta, scrittore e giornalista salernitano, sulle pagine del settimanale Epoca scrisse: “Sono note, scritte in fretta in questa notte. Il giornale deve uscire e io sono nato a Salerno, conosco piazza Luciani e Porta Catena, quel palazzo Olivieri che dalla strada di Vietri come un piccolo grattacielo scende al mare di via Ligea: sono i luoghi del nubifragio ed erano i luoghi dell’ amore, delle prime malinconiche affacciate con la testa sulle mani alla terrazza del golfo. Mi hanno telefonato molti amici. Salerno sono io, Amalfi è Afeltra intento al Corriere a pensare grandi titoli di lutto per la sua piccola repubblica…”. Parole toccanti che fanno recepire l’immensità della tragedia che si consumò in quella notte mortale.
Erano gli anni del boom economico e l’espansione edilizia marciava a ritmi serrati, senza minimamente prendere in considerazione l’assetto del territorio. Gli argini fluviali venivano incanalati dal cemento per aumentare le zone edificabili, il disboscamento dissennato aumentava le frane e nella notte tra il 25 e il 26 ottobre giunse, improvvisa e devastante, la richiesta di pagamento per queste politiche scellerate.
Il presidente della Repubblica, Luigi Einaudi arrivò sul posto dopo tre giorni. I danni vennero calcolati in più di cinquanta miliardi di lire dell’ epoca, e l’ opera di ricostruzione fu lunga e piena di problemi.
A distanza di oltre 60 anni, ancora oggi, in numerose aree della zona permangono elementi di rischio, tant’è che sulle mappe dell’autorità di bacino competente, sono riportate come zone rosse a rischio R4 molto elevato.