Cava de’ Tirreni, i cittadini di San Giuseppe al Pozzo figli di un dio minore
Non sapremmo come diversamente definire gli abitanti della Località di San Giuseppe al Pozzo, che non viene nemmeno considerata una frazione della città: è costituita da un gruppo di cittadini considerati di seconda classe, o magari anche di classe inferiore, persone che pagano tasse e tributi come tutti gli altri abitanti della città ma che ricevono in cambio poco più di niente, comunque meno degli altri e che si ritrovano ad affrontare i problemi e le sfide di ogni giorno partendo da una situazione di grande svantaggio, che genera in essi grande sofferenza e forte disagio.
L’immagine di questo agglomerato è dato dalla Chiesa di San Giuseppe, che è pure Parrocchia, il che denota una considerazione da parte della organizzazione ecclesiastica, ma che evidentemente non è sufficiente, per l’organizzazione amministrativa del territorio, l’Ente Comune, per classificare quei cittadini al pari degli altri.
La Chiesa parrocchiale di San Giuseppe è il punto nevralgico della località, confinante con la Scuola elementare, e che si spinge fino al confine di Nocera Superiore, lato nord; verso il sud la località si estende fino al ponte dell’autostrada, che sovrasta la rotatoria che, dopo il CCC, porta a Via Pasquale Santoriello.
Fra le tante sfortune di questa località, che conta circa 2.mila abitanti, nonostante si estenda da Via Gaudio Maiori da un lato, e a Località Sgobba dall’altro, fino alla Località Monticelli, nei pressi dell’ex inceneritore, c’è anche quella di essere attraversata dalla S. S. Tirrena Inferiore, che comporta i disagi del traffico pesante dei quali abbiamo già più volte parlato ed ai quali abbiamo nuovamente accennato in un recente articolo.
Ma ora la goccia che potrebbe far traboccare il vaso è la decisione di privare la comunità dell’unico punto di aggregazione coperto del quale essa si è dotata, vale a dire il “Centro Anziani” che, sulla base di una delibera (sembra la n.ro 97 del 1°.6.2023, purtroppo non trovata nemmeno sul sito del Comune), verrebbe soppresso insieme ad altri quattro, quelli di Sant’Arcangelo Corpo di Cava, di Via della Repubblica, e di Corso Mazzini presso l’ex Onpi; rimarranno attivi i restanti otto centri: San Pietro, Pregiato, Passiano, Santa Lucia, in via Papa Giovanni XXIII, corso Mazzini, Pianesi e via Santa Maria del Rovo.
Ne abbiamo parlato su questo giornale in un articolo del 5 giugno scorso clicca qui per leggere.
Per alcuni di essi la chiusura sembra giustificata, come abbiamo avuto modo di constatare, per effettiva carenza di iscritti e anche perché allocati in zone che non soffrono l’isolamento come San Giuseppe al Pozzo, che, se perde anche il Centro di aggregazione degli anziani, perderà l’unico ritrovo per i tanti anziani, che al mpmento lì si incontrano, e sarà un altro brutto colpo che accompagnerà il disagio legato al transito dei tir, all’Imu richiesta dal Comune sui terreni agricoli di proprietà di numerosi abitanti della zona, erroneamente considerati industriali, ma in tanti dei quali non si può costruire nemmeno un box per attrezzi agricoli, immaginiamo un opificio!
Ecco perché sembra che il Comune ce l’abbia proprio con questa comunità, e non perde occasione per colpirla.
Ed è proprio per questo che abbiamo intitolato questo articolo “figli di in dio minore”.
Il Centro anziani, alle spalle della Chiesa
Ma, limitatamente all’argomento del Centro per Anziani, lasciamo parlare l’avv. Pasquale Senatore, una delle più rappresentative e seguite personalità della zona che, unitamente ad altri, da decenni si batte per la tutela dei diritti dei “Sangiuseppesi”, battagliando contro il principale loro nemico, il Comune di Cava.
Domanda – “Avvocato Senatore, sembra che il Comune abbia collocato il Centro per anziani di San Giuseppe al Pozzo tra quelli da chiudere; cosa ha da dire in proposito?”
Risposta – “Si è in presenza di un provvedimento irresponsabile che denota la totale ignoranza sia della realtà locale, priva di alternative per la comunità oltre quella struttura: più di 120 iscritti tra soci effettivi e non, molti anche marito e moglie, scuola di ricamo e ballo, gioco di bocce, accoglienza dei ragazzi in periodo estivo”.
“Sono stati mantenuti aperti 8 centri che non hanno nessuna delle caratteristiche di quello di San Giuseppe, che erroneamente è stato assimilato a quelli non operativi e con pochi iscritti. A parte questo si ignora totalmente il ruolo sociale svolto e la penalizzazione di tanti cittadini che non hanno alternative.”
D – “Ci racconta com’esso è nato?”
R – “Il centro fu costruito ne 1997, quando ero consigliere comunale del secondo mandato di Raffaele Fiorillo, grazie alla sensibilità di tutta l’amministrazione per una comunità che era stata ospitata fino a quel momento nella casa parrocchiale, dalla quale fu sloggiata dalla sera alla mattina da parte del nuovo parroco chiamato a sostituire don Brunzo.”
“Il costo per la realizzazione di un locale e di un bagnetto fu di circa 27 milioni di lire stanziati dal comune, importo non sufficiente ed integrato dai soci con altri 3 milioni sborsati dai cittadini della località.”
“Il progetto prevedeva una copertura in lamiera, si comprende con quali conseguenze, senza adeguato intervento di impermeabilizzazione.”
“Successivamente, con la trasformazione in Centro anziani, fu realizzato un secondo locale, con trasferimento del bagno al posto del quale venne costruito un cucinino.”
“Subito dopo fu costruito il campo di bocce coperto, con coibentazione adeguata”.
“Il tutto con il contributo del Comune di una parte dei materiali. La manodopera venne fornita da una ditta locale e dalla collaborazione di tante persone”.
“Per ultimo ci siamo dotati di un palco teatrale realizzato su misura per le recite organizzate da soci e giovani. Come ha avuto modo di constatare abbiamo una scuola di ricamo, con lavori pregiati, una scuola di ballo e d’estate accogliamo i ragazzi liberi da i pegni scolastici o lavorativi”.
D – “E’ vero che con la soppressione del Centro i locali e il materiale in essi contenuti entra a far parte del patrimonio comunale?”.
R – “Va chiarito che, in base allo Statuto dei centri, tutto il materiale acquistato, con l’esiguo contributo erogato dal Comune, ma soprattutto con fondi dei soci e della comunità, entra a far parte del patrimonio comunale, come da comunicazioni regolarmente trasmesse su specifica richiesta”.
“Si è in presenza di un complesso che vale oltre 70.000,00 euro, oltre il materiale in esso contenuto”.
“Nel corso degli anni la struttura è stata ampliata e migliorata col contributo dei soci, con oltre 30.mila euro di spesa, sia per acquisto di materiale, che per ampliamento della struttura, valorizzata oltre il 100%”.
D – “Ci risulta che il Centro anziani di San Giuseppe al Pozzo sia stato sempre molto disponibile, non solo nei confronti della comunità locale, ma di tutta la cittadinanza”.
R – “Il nostro Centro è stato il primo, se non l’unico, ad essere disponibile alla sensibilizzazione e distribuzione di informativa, casa per casa, per la raccolta differenziata sperimentata nella frazione. Abbiamo osservato tutte le prescrizione regolamentari, con trasmissione formale dei bilanci e dell’elenco dei soci fino a quando richiesti (marzo 2022).
“Il numero dei soci, tra effettivi, 55 anni, e non effettivi, età inferiore, è oscillato dai 150 agli attuali 120”.
Area destinata alla costruzione di un anfiteatro all’aperto
D – “Una volta ci ha parlato di un piccolo anfiteatro all’aperto, da costruire sul terreno che è alle spalle della Chiesa, allo stato ben recintato e incolto. Sarebbe un ottimo diversivo specialmente nel periodo primavera, estate e autunno. Perché non è stato ancora realizzato?”
R – “Bisogna chiederlo al Comune. Quell’area è totalmente inutilizzata e inutilizzabile, e certamente non per una industria, nonostante il Comune l’abbia così considerata. La realizzazione di un emiciclo teatrale sarebbe un toccasana ed un ulteriore motivo di aggregazione dei cittadini della comunità”.
D – “Ma perché, secondo Lei, il Comune ce l’ha con il Centro Anziani di San Giuseppe al Pozzo, e non solo?”.
R – L’avv. Senatore fa il viso amaro e poi risponde: “Escludendo motivazioni connesse alla carenza di soci, come accertato per altri centri chiusi, e a irregolarità mai contestate, non si comprende la motivazione del provvedimento che danneggia una intera comunità che è priva di qualsiasi altra alternativa”.
D – “Non è che il Comune ha considerato insufficiente il numero degli iscritti?”
R – “I giocatori di bocce in media sono una ventina. Non sempre sono tutti presenti, ma è da tener conto della loro età e degli acciacchi fisici. Molti vengono a giocare con le stampelle, qualcuno che, per obesità, non riesce a piegarsi per raccogliere le bocce, viene aiutato dagli altri, c’è un grande senso di solidarietà e di collaborazione aggregativa”.
“Il numero delle donne, non tutte anziane, che si dedicano al ricamo, e alla confezione di tutine per i bambini, e alla realizzazione di attività tipicamente femminili è di circa cento. In pratica, essendo in zona l’unico centro di aggregazione, tante ogni pomeriggio si dedicano ai loro hobby femminili a favore della comunità”.
“Fra le tante attività sociali stiamo organizzando un torneo “scherzoso”, con cena finale, una serata con musica e ballo, una gita forse a Capua, e uno spettacolo teatrale. In passato queste attività esterne, gite, escursioni in provincia e fuori, partecipazioni a spettacoli teatrali anche fuori provincia, sono sempre state molto gradite”.
D – “Ci risulta che, per sensibilizzare il Comune a risolvere il problema della località, oltre a varie comunicazioni, scritte e verbali, qualche tempo addietro avete occupato l’Aula consiliare, purtroppo senza grandi risultati. Pensa che nell’immediato futuro metterete in atto altre forme di protesta?”
R – “Certamente! E questa volta non sarà l’occupazione dell’Aula del Consiglio comunale, ma probabilmente il blocco dell’intera città; non è escluso, infatti, un blocco stradale che dividerà in due la città e l’intera provincia. I cittadini di San Giuseppe al Pozzo sono pacifici, anche perché molti sono anziani, ma non sono rassegnati. Se il Comune li mette con le spalle al muro, sono disposti a tutto, ormai le delusioni passate li hanno esasperati, e la loro pazienza è al limite. Io spero di non arrivare a tanto, cerco di mediare tra essi e il Comune, ma non garantisco che riuscirò ancora a contenere la rabbia popolare”.
L’svv. Pasquale Senatore, uno dei portavoce della comunità, attorniato da altri professionisti aspramente contrariati dalle chiacchiere dell’amministrazione sulla risoluzione dei vari problemi, è stato estremamente chiaro e lo abbiamo visto molto determinato a non essere ulteriormente portato in campana.
Speriamo che, finalmente, il Comune si renda conto che non è più il momento di nicchiare; questo atteggiamento potrebbe provocare conseguenze incontrollabili.
Gran bell’articolo ” Figli di un Dio minore”. Probabilmente noi della frazione di San Cesario e Castagneto dovremmo considerarci Figli di N.N. Niente giardinetti, niente locali per anziani, per abbreviare niente di niente, nonostante il comune abbia locali e spazi abbandonati a se stessi. In compenso non ci fa mancare strade piene di buche e utilizzabili secondo i capricci del tempo. Buona giornata direttore.