Cava de’ Tirreni, chiusura centri anziani: chiesta convocazione Commissione Servizi Sociali
il consigliere comunale di Siamo Cavesi, Raffaele Giordano, ha fatto formale richiesta di convocazione della VII CommissioneSanità e Servizi
La paventata chiusura di cinque centri anziani sparsi sul territorio di Cava de’ Tirreni è al centro del dibattito politico della cittadina metelliana.
E’ di poco fa, infatti, la notizia che il consigliere comunale di Siamo Cavesi, Raffaele Giordano, ha fatto formale richiesta di convocazione della VII Commissione
Sanità e Servizi Sociali al presidente della stessa, Paola Landi.
Nella missiva Giordano asserisce che: “Avendo pochi giorni fa appresso dagli organi di stampa della chiusura di cinque centri comunali di aggregazione anziani, condizione già prevista dal piano di riequilibrio finanziario dell’ente, ed essendo questa decisione molto sofferta e sentita dai cittadini in particolare delle frazioni, chiedo di convocare una la commissione per discuterne in maniera approfondita”. “Specifico – conclude il consigliere Giordano – di voler essere messo a conoscenza del numero di iscritti, dei costi, dei tempi e dei criteri adottati per la chiusura dei centri anziani”.
I centri che a breve non saranno più operativi sono quelli di Sant’Arcangelo, San Giuseppe al Pozzo, Corpo di Cava, di Via della Repubblica, e di Corso Mazzini presso l’ex Onpi. Rimarranno attivi otto centri: San Pietro, Pregiato, Passiano, Santa Lucia, in via Papa Giovanni XXIII, corso Mazzini, Pianesi e via Santa Maria del Rovo.
Dal Comune hanno fatto sapere che si tratta di un ridimensinamento derivante dall’approvazione del Piano di Riequilibrio Finanziario Pluriennale che prevede anche “l’abbattimento di tutte le spese connesse ai suddetti centri, per un importo non inferiore aI 50%”.
E’ indubbio, nell’opinione pubblica, il ruolo fondamentale che i centri hanno svolto e svolgono, sia quale strumento di promozione sociale, culturale e civile delle persone, in questo caso di quelle anziane e più vulnerabili, sia soprattutto in considerazione della loro funzione di contrasto all’isolamento e all’emarginazione sociale dei soggetti più fragili. Fermare pertanto le attività non potrà che colpire ancor di più le persone anziane e in marginalità sociale e rendere ancora più debole la nostra società.