Cava de’ Tirreni, a scuola di cittadinanza attiva con il professore Arena nel secondo appuntamento de «Il Viaggio delle Idee»
Tante le domande degli studenti. Una di queste ha provocato una riflessione in tutti i presenti: “Ma prof., cosa ne pensa se gli extra comunitari dessero una mano nella cura dei beni comuni? Secondo lei potrebbe rappresentare un forte senso di appartenenza ad un paese anche quest’opera?”. Un silenzio diffuso ed emozionante. I giovani pensano all’inclusione più di tanti adulti che, a volte, hanno anche funzioni istituzionali. “Certo che sì”, la risposta del professore Arena
Tanti ragazzi e ragazze hanno accolto l’altro ieri il professore Gregorio Arena nell’Aula magna dell’Istituto comprensivo De Filippis-Galdi di Cava de’Tirreni. Il tema del libro proposto era intrigante: “ I custodi della bellezza” . Curiosità, consapevolezza o attento esame di un tema così importante, la cura dei beni comuni? Tutto insieme, forse, perché si è avvertito subito il lavoro di lettura e studio fatto dalle classi e dal corpo insegnante.
Dopo il saluto del direttore di Ullisse online. Pasquale Petrillo, ha introdotto la figura e gli studi del prof. Arena il prof. Luigi Senatore dell’Università di Salerno, non senza un pizzico di soddisfazione nel sottolineare come il contenuto del libro proponesse una formula semplice, ma risolutiva, sul come diventare “cittadini attivi” del proprio paese e “custodi delle bellezze”.
Ed il prof. Arena ha, subito dopo, dato le sue parole d’ordine per la comprensione di questo compito, che non deve spaventare ma impegnare le giovani generazioni: comunicare e non solo informare, applicare il principio di “sussidiarietà” tanto caro alla nostra bella Europa, attivare Patti di collaborazione. I beni comuni non sono proprietà delle istituzioni; su di essi la classe politica non deve limitarsi ad “informare” il cittadino sul come si intenda utilizzarli ed , ancora peggio, metterli a reddito, ma promuovere la consapevolezza che sono un’eredità da condividere. “Comunicare”, quindi, nel senso latino del termine, che i beni comuni devono essere gestiti in condivisione con i cittadini, i veri padroni della propria storia e della propria identità.
Quali i mezzi adatti? E’ quanto il prof. Arena descrive nel suo libro. Lo strumento giuridico esiste, si chiama “Patto di collaborazione”. E’ la formula ideata dal “ Labsus”-Laboratorio della sussidiarietà fondato nel 2005 proprio dal prof. Arena: un accordo stipulato fra cittadini ed amministrazioni per prendersi cura dei beni comuni dei luoghi in cui si vive.
Un’attività che comprende la cura di parchi, piazze, scuole, beni culturali, biblioteche e tanto altro ancora occupandosi, contemporaneamente, della cura delle persone. La pandemia appena trascorsa ha provocato la distruzione dei legami di comunità, ha prodotto solitudine ed indifferenza e, soprattutto, ha leso il desiderio di “comunicare” i legami di appartenenza e l’impegno sociale.
Un accordo di gestione dei beni comuni deve essere costruito anche sul recupero di tutto ciò. A volte il capitale da investire non è solo quello in danaro, ma deve essere un capitale sociale che si attiverebbe coinvolgendo i cittadini.
Tante le domande e le riflessioni degli studenti; il prof. Arena si è finto preoccupato da tante domande per le quali, a volte, invitava gli studenti a non chiedergli consigli ma a trovarli da soli. Soprattutto una domanda ha provocato una riflessione in tutti i presenti: “Ma prof., cosa ne pensa se gli extra comunitari dessero una mano nella cura dei beni comuni? Secondo lei potrebbe rappresentare un forte senso di appartenenza ad un paese anche quest’opera?”.
Un silenzio diffuso ed emozionante. I giovani pensano all’inclusione più di tanti adulti che, a volte, hanno anche funzioni istituzionali.
“Certo che sì” la risposta dell’autore.
In conclusione, una giornata intensa, con promesse di approfondire il tema proposto dal libro anche da parte dei pochi rappresentanti istituzionali. Peccato solo l’assenza di un altro istituto scolastico coinvolto nella manifestazione, ma un sasso è stato gettato nello stagno!
Emilia Di Mauro