Antonio Trucilllo, un poeta vero che non disdegna le chiacchiere da bar
Antonio Trucillo è un poeta conosciuto per i suoi testi apparsi su numerosi riviste e quotidiani nazionali: «Letture»; «clan-Destino»; «Nuovi Argomenti»; «Il Mattino di Napoli»; «La Repubblica»; sul blog «Nazione Indiana» e sulle rassegne on-line «Pangea» e «Formicaleone».
È presente nel Dizionario critico della poesia italiana 1945-2020 (SEF, 2020), a cura di Mario Fresa.
Trucillo, è partito in sordina, ed ha sempre tenuto a distanza il clamore, il mettersi in mostra, e parlano per sè le numerose opere poetiche pubblicate a partire dal primo libro di poesie pubblicato a proprie spese: Ko an di Aziza (Ripostes, 1982), a cui hanno fatto seguito: Il mercato bianco (Lalli, 1985); Notizie dell’unicorno (Edizioni del Leone, 1989); Teofanìe (ibid., 1990); Anche nei villaggi (Campanotto, 1995); La nuvèla (Marietti, 2011); Nella luce di un giorno di paga (Edizioni Ensemble, 2017); Un’idea di bene (Ladolfi, 2019); Destino de la Garisenda (Oèdipus, 2020, premio “Rubiana – Dino Campana”, 2021), Commentario a una specie di gioia (Oedipus, 2021). Nel 2020, presso Ensemble, è uscito il suo primo volume in prosa, Presso il re moro. Per lo stesso editore, nel 2021, ha curato La ghirlanda nuziale di lettere del mistico indiano Ramana Maharshi.
Il poeta, s’incontra nel borgo, tra gli amici di sempre, lo si trova seduto ai tavoli del Bar Gambardella o al Crystal, sul lungomare, la sua voce, si spande oltre i tavolini, non disdegnando di fare le “chiacchiere da bar”, rivelando la capacità di mischiarsi tra la gente, ma, dopo la pausa, riprende il suo colloquio con l’io e la sua poesia, come per magia, prende corpo e forma. Così, Antonio Trucillo, costituisce la punta di diamante dell’ingegno poetico e letterario locale, seguendo la scia di un altro grande poeta, Giannino di Lieto, riconosciuta dalla critica nazionale come una delle voci più significative del Secondo Novecento Italiano.
Al poeta poniamo alcune domande.
Come è incominciata la tua avventura nel mondo della poesia?
Posso dire in maniera molto dilettantesca. Già alle scuole elementari leggevo tutto quello che mi era possibile, a maggior ragione nelle scuole medie dove ho incontrato una professoressa che mi ha fatto studiare tantissime poesie a memoria, anche molto difficili, per esempio le Ottave dell’Ariosto e del Tasso che erano veramente difficili da memorizzare e quel lavoro di memoria, sia pure faticoso, mi ha aiutato moltissimo a far entrare nelle orecchie il ritmo. È stato la base dell’amore della Poesia. Poi ho lasciato un po’, negli anni dell’Università la poesia, per dedicarmi alla traduzione dei testi dei miei cantanti preferiti, senza conoscere le parole del testo originale e di adattarlo alla metrica delle canzoni. Poi ho ripreso ad interessarmi maggiormente di poesia e nei primi anni ’80 ho pubblicato il mio primo libro: Ko an di Aziza, frutto di esperienze di viaggio, di visite e di incontri di paesi lontani dall’Italia.
Quali sono le tue fonti della tua ispirazione poetica?
È banale dirlo, ma la fonte principale è la vita. Non tanto la vita interiore che è fondamentale, quanto la vita di tutti i giorni, quello che uno vede, che uno coglie con l’occhio, con i sensi materiali. Questa è la mia fonte di ispirazione. Sicuramente il paesaggio, visto in maniera non naturalistico, anche se la natura mi piace molto, ma visto in maniera un po’ visionario. È questo forse è dovuto anche al fatto di abitare in una regione e in una zona d’Italia particolarmente bella come è la Costiera Amalfitana.
Fare poesia, è un lavoro faticoso?
Ma, insomma, veramente offenderei coloro che fanno la fatica vera (e sono milioni di persone in Italia e miliardi in tutto il mondo), però secondo me fare poesia è un lavoro faticoso perché bisogna essere sempre concentrati, bisogna “acchiappare” tutte le cose che passano sotto il naso, quindi non ci si può concedere distrazioni. Perché penso che se uno è poeta (non so se è il mio caso) lo è sempre. Non ci sono pause. In questo senso la poesia è faticosa.
Secondo te, è sufficientemente insegnato la poesia nelle scuole?
Questa è una domanda cui è difficile rispondere. Potrei dire che non è sufficientemente insegnata, però è anche difficile dire come eventualmente andrebbe insegnata. Io penso che non solo la poesia ma in genere la letteratura nelle scuole, bisognerebbe farla leggere direttamente, invece di fare troppi arzigogoli sulla storia della letteratura, sui movimenti letterari; parlo soprattutto per le scuole superiori, ma anche, se vogliamo, per le scuole medie. Ripeto, bisognerebbe per far appassionare i ragazzi alla poesia far leggere direttamente i testi, cercare di far nascere il piacere del testo, il piacere della lettura (non forzandoli mai).
Da insegnante crede che il poeta debba proporre in prima persona i suoi testi?
No, assolutamente no. Non lo facevano illustri giganti, penso che ci siano stati illustri insegnanti poeti, Zanzotto, Luzi, Caproni che non l’abbiano mai fatto. Anche attualmente ci sono poeti che insegnano nelle scuole, ma non penso, anzi sono sicuro, che non abbiano mai fatto leggere una propria poesia in classe. Per quanto mi riguardo me ne guardo, bene. Anche se i ragazzi nel mondo digitale navigano abilmente e possono informarsi tranquillamente, sbirciando sul web, e sanno che ho pubblicato dei libri.
Minori, piccolo borgo di provincia, quanto ti è stato stretto per la tua vocazione poetica e per le relazioni con il mondo poetico nazionale o invece quanto è giovato alla tua poesia essere “fuori dal coro”?
Questa è una domanda molto bella, secondo me è questo il nodo della mia personalità, perché abitare in un piccolo paese come Minori è certamente lontanissimo, è la periferia della periferia dal punto di vista di cultura letteraria, però probabilmente (è solo un’ipotesi) non avrei scritto niente abitando in un altro posto. Perché io qui mi isolo, anche se ho rapporti di amicizia, in alcuni casi amicizia fraterna, legami di lunga data per persone del posto e non, però non frequento ambienti letterari. Lo frequento tramite la rete, ho contatti con poeti e letterati molto importanti, però quasi mai di persona. Ho incontrato, sì dei critici, dei poeti, questa estate mi è venuto a trovare per un’intervista Gianfranco Lauretano, che è un poeta molto affermato, però onestamente non ho grandi frequentazioni. Se mi dici se ti è andato stretto, sì da una certa parte sì, qui non ho nessuno con cui confrontarmi, però dall’altra parte, probabilmente Minori è stato ideale per mettere in evidenza quello che avevo da dire.
A 67 anni, il poeta, si può considerare soddisfatto di quanto ha fatto o ha dei rimpianti?
Sinceramente no, perché sono abbastanza soddisfatto di quello che ho fatto, e di quello che mi è stato riconosciuto: però, un poco poco di più mi piacerebbe essere conosciuto (ma dico solo un pochino di più). In Italia, scrivono tutti, è già difficile farsi notare a livello nazionale, a me questa soddisfazione è stata data, certo non in maniera clamorosa. Ma mi è stata data.
Quale le novità ha in calendario per l’immediato futuro?
Entro il 2023, ma come stanno le cose, nel giro di un mese, un mezzo e mezzo, o forse anche anche un po’ di meno, uscirà un nuovo mio libro di poesia dal titolo: “Proiezioni dell’emisfero australe e dell’emisfero boreale” per una casa editrice molto importante: Interno Poesia, diretta da Andrea Cati, testo di cui ho già corretto le bozze. La raccolta sarà prefata dal poeta e critico salernitano Mario Fresa. Lo stesso che ha curato per la Società Editrice Fiorentina il volume “Dizionario Critico della Poesia Italiana” e ha avuto la bontà di inserirmi insieme a poeti grandissimi, viventi e non, e questo mi ha veramente lusingato essere accostati a poeti, come Luzi, Caproni, Zanzotto, Volponi … certo, tutto questo ha mosso un poco la mia vanagloria, ma solo un poco.
Lasciamo il poeta, che dopo questa intervista, (sotto certi aspetti “avventurosa”) tra la pioggia e le folate di vento, si allontana, quasi dissolvendosi alla vista, convincendoci sempre di più che il quotidiano, è sempre da scoprire. Trucillo ci dà sempre motivi di scoperta e di riscoperta, nel segno della poesia.