Amministrative a Salerno, l’attrice hard Tina Ciaco ingiustamente esclusa
Tina Ciaco conosciuta come Priscilla Salerno aveva presentato la sua candidatura alle amministrative di Salerno ma Forza Italia ha posto il veto
Ex attrice oggi imprenditrice che ha portato avanti la sua battaglia per i diritti delle donne. Una candidatura affossata che avrebbe potuto portare risultati
Una delle notizie locali che più ha fatto discutere durante l’estate, tanto da rimbalzare perfino sulle testate nazionali come La Repubblica e Corriere della Sera, è stata la candidatura di Tina Ciaco alle prossime elezioni amministrative di Salerno.
La candidatura “imbarazzante”
Meglio conosciuta come Priscilla Salerno, Ciaco è stata un’attrice hard e il suo trascorso in tale settore ha destato “imbarazzo” nella coalizione nella quale aveva presentato la sua candidatura. In particolare era stato il Nuovo Psi ad accogliere la sua candidatura, ma l’alleato della coalizione Forza Italia si è mostrato diviso, tanto da portare infine al veto.
Ciaco aveva deciso di scendere in campo per varie ragioni: dalla sua origine ed attuale residenza nella città di Salerno, alle sue battaglie sociali e politiche legate ai diritti e tutele delle donne, tanto da essersi adoperata anche nelle scuole e nella Giustizia. Inoltre, oggi è anche un’imprenditrice in quanto amministra un’azienda di produzione cinematografica. Insomma, avrebbe sicuramente avuto un bagaglio da spendere, in politica.
Pertanto, non può apparire sorprendente la sua candidatura in una coalizione moderata e liberale, all’interno della quale avrebbe voluto dare il proprio contributo per la città capoluogo.
Un’esclusione ingiusta
La sua esclusione dal punto di vista etico appare ingiustificata. Oggigiorno, quello a “luci rosse” è un genere di film diffuso, anche se imbarazzante, all’interno del quale lavorano persone come tutte le altre. Lei è pur sempre un’attrice, con una propria personalità, divenuta imprenditrice. Ha lavorato, fatturato, pagato le tasse, onestamente. Si è impegnata, ha portato avanti anche un messaggio sociale, una propria battaglia. In un Paese democratico, dove sono garantiti a tutti i cittadini gli stessi diritti, andrebbe garantito anche lo stesso grado di valutazione, giudizio, ammissibilità. Una professione non può essere un elemento di esclusione, oltre ad essere debitamente contestualizzata.
Questo è il punto.
Al contrario, accogliere la sua candidatura avrebbe mostrato appieno lo spirito liberale, moderato ed europeista che contraddistingue l’identità del partito, oltre a dimostrare ai giovani, alla società, che non esistono muri e preclusioni lanciando un messaggio.
Un’ex attrice non può essere paragonata ad una prostituta, ed il mondo cambia, va avanti. Tale episodio rappresenta quindi un’attacco alla libertà e reputazione di un cittadino, una donna. Perché se il metro di giudizio è basato su una presunta eticità di un lavoro svolto, al tempo stesso si condanna ed offende quella persona per aver intrapreso una certa strada; che sicuramente non è illecita e criminale.