Agropoli, incidente sulla Cilentana: una donna in prognosi riservata
Forse un pirata della strada a provocarlo, ma non ci sono immagini a confermarlo
Disattivato l’autovelox, si torna a correre sulla Cilentana. L’altro ieri sera, intorno alle 22.00, sulla ex SP 430 – Cilentana, nel tratto compreso tra gli svincoli Agropoli nord e sud, si è verificato il ribaltamento di un’auto con a bordo due donne, madre e figlia. La prima ha avuto la peggio: è ricoverata in prognosi riservata e rischia la vita. Nella corsia opposta, i carabinieri intervenuti hanno riscontrato segni di una lunga frenata.
«Non sappiamo – afferma il sindaco Adamo Coppola – se quella frenata sia attribuibile o meno ad un presunto pirata della strada, che avrebbe potuto provocare l’incidente e fuggire via. Lo avremmo potuto provare a capire però, se l’autovelox non fosse stato impacchettato dall’ANAS, qualche settimana fa, con un atto del tutto arbitrario, illegittimo e con finalità puramente mediatica. Come detto più volte, il dispositivo era disattivato ovvero non elevava verbali da qualche mese e, se non fosse stato “imballato”, avrebbe potuto rilevare la targa dell’eventuale veicolo pirata, offrendo così ausilio agli inquirenti impegnati nella ricostruzione della dinamica del sinistro. Inoltre la sua sola presenza portava a rallentare e quindi fungeva da deterrente per i veicoli in transito».
«A chi dipinge quello come una slot machine – prosegue – possiamo solo dire che non ha mai elevato verbali a chi rispettava il limite di velocità e quando era funzionante, di sinistri non se ne sono verificati nel punto in cui è installato. A tal proposito ci tengo poi ancora una volta a precisare che ad abbassare il limite da 80 a 50 km orari sul tratto è stata l’ANAS quale proprietaria della strada, per lavori, e non il Comune». E conclude: «Noi facciamo un in bocca al lupo alle protagoniste nel sinistro e speriamo che possano presto riprendersi, ma torniamo a dire che su quel rettilineo si corre troppo e qualora si verificassero sinistri mortali, come già avvenuto nel febbraio 2014, non certo noi ma qualcun altro dovrà ritenersi responsabile, almeno morale, di quanto accaduto».