“Si dice sempre che per quanti anni splendidi e felici un cane possa vivere si sa che un giorno, quello in cui morirà, il tuo cane ti spezzerà il cuore”.
Ed è proprio così, quando muore un cane è come perdere un membro della propria famiglia. E questo era Napoleone per il suo padrone, l’architetto cavese Giuseppe Lambiase, un compagno fedele, amorevole, divertente che con la sua dipartita ha spezzato il cuore a quanti lo conoscevano.
Ascoltare le parole “tumore” e “cane” insieme può suscitare sentimenti di grande tristezza e sgomento perché è inconcepibile l’idea che i nostri amici a quattro zampe soffrano di questa terribile malattia.
Un triste destino che è toccato a Napoleone, uno splendido e dolcissimo Labrador deceduto pochi giorni fa dopo essere stato attaccato da questa malattia che lo ha repentinamente strappato all’amore del suo padrone.
Un’esperienza traumatica per Giuseppe, chiunque lo conosca sa che i due vivevano in simbiosi. Dov’era l’uno c’era anche l’altro. Napoleone comprendeva lo stato d’animo del suo amato padrone, comprendeva persino il suo linguaggio!
Lo accompagnava a lavoro, docile e mansueto, nelle scampagnate in montagna a fare trekking, a mare tra le onde coi bambini. Una vita insieme.
Non c’è una deadline per il dolore. Non c’è un timer da cucina che si spegne, nessun allarme del cellulare che dice che è il momento di smettere di piangere e di andare avanti con la propria vita.
Ci vorrà tempo per colmare il senso di vuoto che Napoleone ha lasciato nella vita di Giuseppe.
Rimangono i ricordi, tanti e bellissimi di un cucciolo speciale nato il 4 luglio. Una data emblematica, la dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti, l’unica nazione in cui il diritto alla felicità è stato sancito nella Costituzione.
E Napoleone durante la sua vita ha regalato tanta felicità. (GERARDO BOTTIGLIERI)
26.09.2019 – By Nino Maiorino – Solo chi non ha mai avuto un cane non può capire l’affetto che questo animale dà e il dolore che provi quando lo perdi. Il cane è come un bambino che non cresce mai, rimane bambino anche quando è in età adulta, e non ti priva mai del suo affetto e del suo attaccamento, che dimostra con le sue continue moine. Quando lo perdi è come se avessi perduto un figlio, e ci vogliono anni prima di metabolizzare il triste evento. Se poi capita che per non farlo soffrire lo devi portare a sopprimere, lo strazio è inimmaginabile. Solo chi non l’ha provato non può capire.