Servalli, l’implosione del Pd e le sabbie mobili della politica cavese
Servalli, l'implosione del Pd e le sabbie mobili della politica cavese
“E un altro amore se ne va, con la sua piccola ferita”. E’ la strofa di una canzone di Syria, vincitrice a Sanremo Giovani poco più di venticinque anni fa. Mi è venuta in mente quando Franco Manzo ha ufficializzato in Consiglio comunale la sua decisione, da tempo già maturata, di lasciare il Pd.
La maggioranza del sindaco Servalli si sfilaccia sempre più. E’ la prova provata delle difficoltà che da tempo vive questa Amministrazione comunale e del suo fiato sempre più corto.
Vero è che Manzo ha precisato che resta in maggioranza. E’ una persona seria, quindi, ciò era scontato. Almeno fino a quando ci saranno le condizioni, ha precisato. Già, fino a quando?
D’altra parte, nessuno ha il coraggio di trarre le conclusioni. Di tirare cioè una linea. Mettere un punto a capo. Anzi, qualcuno di quelli che hanno lasciato la maggioranza o che comunque sono alla finestra, potendo, forse tornerebbe sui propri passi.
“Com’è difficile andar via, quando vuoi scendere, da un treno mentre va” cantava sempre Syria in un’altra strofa della sua canzone.
D’altro canto, è onesto ammettere che non si intravede affatto un’alternativa politica degna di questo nome. In altri termini, politicamente la città è nelle sabbie mobili. Grazie a Servalli, ma non solo a lui.
Detto ciò, c’è da osservare che il Pd sta politicamente implodendo. Prima il sindaco Servalli. Ora Manzo, prima ancora Eugenio Canora. A quanto pare, però, ci sono altri malpancisti nel partito guidato nella nostra città da Massimiliano De Rosa. Rispetto a tutto ciò, forse quest’ultimo qualcosa dovrebbe dire e più ancora fare qualcosa di sinistra, vista la sua decomposizione politica in corso.
Vedremo nei prossimi giorni. L’impressione è che non si muoverà foglia. Il Pd cavese è fin troppo affezionato al potere per immaginare qualche presa di posizione. D’altro canto, in parte è controllato dallo stesso fuoriuscito sindaco Servalli, attraverso pezzi del suo cerchio magico. Solo il livello provinciale, in altre parole i De Luca, padre e figlio, decideranno, quando sarà più conveniente per loro, il da farsi.
Per ora zitti e muti. Bisognerà portare a termine l’adesione alla procedura di equilibrio finanziario. Non hanno altra scelta, quelli della maggioranza. Devono portare questa croce fino alla cima.
Poi, una volta messi in salvo i conti del Comune, anche se ciò inevitabilmente significherà lacrime e sangue per i cavesi, potranno decidere il futuro politico di questa ormai balbettante e divisa maggioranza.
Scegliere, cioè, di andare tutti a casa anticipatamente o dare una resettata, sempre più complicata e improbabile, a questa fallimentare Amministrazione comunale.
In tutta onestà, sono tra quelli che auspicano il salutare commissariamento del nostro Comune, ma nel contempo sono convinto che non accadrà nulla. Questi amministratori comunali ce li terremo fino alla fine, attaccati alle loro poltrone sebbene sempre più malmesse e scalcagnate. Finirà tutto per consunzione.
A danno della città, ovviamente, la quale avrebbe bisogno, invece, di un nuovo slancio che solo un voto anticipato potrebbe dare. Ma soprattutto di amministratori capaci, competenti, qualificati…
Mi fermo qui. E prima che me lo contestiate voi lettori, lo dico da me: il rischio è di abbaiare alla luna.