L’apertura della bretella di collegamento tra la località Tengana e l’area dell’ex Mattatoio, in pratica un pezzo importante e tormentato di un’opera pubblica travagliatissima come il sottovia veicolare di Cava de’ Tirreni, meritava una giornata di sole. Così non è stato. San Martino non ha voluto fare altri straordinari, decidendo che la sua estate terminasse con la splendida e assolata giornata di ieri. E’ stata, comunque, nonostante la pioggia battente, una giornata di festa per la città metelliana, più ancora per l’Amministrazione comunale attuale ma anche per quanti, nelle precedenti amministrazioni, hanno dato il loro contributo per la realizzazione di un’opera pubblica importante ed imponente, ma ancora da ultimare.
E’ una storia lunga, complessa e intricata quella della copertura del trincerone ferroviario, che tagliava in due la valle metelliana, e del sottovia veicolare che, una volta completato (ma chissà quando e se mai lo sarà), dovrà alleggerire di non poco il traffico urbano bypassando il centro cittadino.
In tanti hanno dato il loro contributo. A mente, ricordiamo che l’idea originaria fu del professore Eugenio Abbro, negli della prima repubblica il sindaco cavese per antonomasia, con il conforto tecnico del responsabile dell’Ufficio Tecnico comunale l’ingegnere Mario Mellini, e poi Ciriaco De Mita, allora presidente del Consiglio dei Ministri e grande capo della DC, che finanziò l’opera inizialmente. E poi, nel tempo, dimenticando sicuramente tanti, i sindaci Alfredo Messina, che pose la realizzazione dei quest’opera al centro della sua azione di governo, e Luigi Gravagnuolo, che per questa bretella in particolare ebbe non pochi grattacapi, ma anche Marco Galdi che proseguì caparbiamente i lavori, infine, l’attuale primo cittadino Enzo Servalli. E come non ricordare e rendere omaggio alla sua memoria, oggi, il povero imprenditore Antonio Di Donato, che per questi lavori patì ingiustamente le pene dell’inferno. E, in ultimo, gli attuali deputati Edmondo Cirielli e Tino Iannuzzi, che in modo bipartisan hanno dato il loro contributo negli anni più vicini a noi, sperando che riusciranno, in un prossimo futuro, a trovare i finanziamenti per completare in tempi ragionevoli un’opera pubblica che non risulterà un aborto solo se il collegamento viario per il decongestionamento della strada Statale 18, come era nel primo progetto e nell’idea progettuale originaria, supererà l’attuale stazione ferroviaria, portando così il traffico extraurbano fuori dal centro cittadino.
Ha detto bene, quindi, l’onorevole Iannuzzi che oggi il sole splendeva comunque nella valle metelliana a dispetto della pioggia che veniva giù. D’altra parte, su Cava oggi splendeva il sole a dispetto dei gufi e dei tanti ambientalisti della domenica, che hanno fatto di tutto per bloccare il completamento di questo viadotto, ritardando di anni la sua apertura. I cavesi li ringraziano e non dimenticheranno.
Sì, perché checché ne dicano, con tutti i suoi limiti, quest’opera, come ha fatto bene a evidenziare il primo cittadino Servalli, appartiene a tutta la città e non solo alla sua amministrazione.
In conclusione, una volta tanto brindiamo ad un’opera pubblica realizzata, con l’auspicio che quanto prima sia completato e aperto il sottovia, ma soprattutto diventi realtà l’impegno di completare e magari ampliare quella che era l’idea progettuale del sindaco Abbro e di quanti, amministratori e tecnici, avevano immaginato una quarantina di anni fa, pensando allo sviluppo e al futuro della città.