Non è più il tempo di un sindaco della manutenzione, bensì del cambiamento
La vicenda della chiusura, quantunque temporanea, del Servizio di Rianimazione del nostro Ospedale infiamma lo scontro politico, ma non sono meno accalorate le polemiche sui social. Di tutto ciò, del resto, abbiamo dato conto in un articolo pubblicato poco fa.
Ad ogni modo, è auspicabile che prevalga il buon senso e che, in particolare, in tutti i protagonisti della vita politica cittadina prevalga non solo la moderazione ma anche e soprattutto la disponibilità a confrontarsi.
Tra le tante dichiarazioni e prese di posizioni dei politici nostrani, ne estrapoliamo alcune per avviare una riflessione.
La prima è del giovane consigliere comunale e figlio d’arte Italo Cirielli: “Comprendo la necessità di ottenere personale da mandare al Covid Hospital istituito presso il Da Procida a Salerno. Ma non si può creare un problema per risolverne un altro. Un ospedale senza posti in Rianimazione è semplicemente una cattedrale nel deserto”.
Quella di Cirielli è una verità tanto sacrosanta da essere inconfutabile. E’ comprensibile che la maggioranza di centrosinistra si arrampichi sugli specchi per cercare di dire il contrario, ma un ospedale senza rianimazione non è più tale. E sul temporaneo è meglio stendere un velo pietoso: come se poi tutte le altre patologie, non meno gravi del Covid, temporaneamente per incanto scomparissero dall’orizzonte delle preoccupazione dei cavesi.
Meritevole della dovuta attenzione è anche la dichiarazione dell’assessore comunale Giovanni Del Vecchio: “Le rivoluzioni si fanno nelle piazze con il popolo, ma il cambiamento si attua nelle sedi istituzionali, in Consiglio comunale soprattutto su temi come la salute e la sanità cittadina che non hanno e non devono avere colori politici ma richiedono coesione e unità di tutte le forze politiche se si vuole avere un approccio serio e costruttivo. Perché? Perché quando si parla di istituzioni locali, le istituzioni siamo noi, noi tutti, maggioranza e minoranza consiliare, sia pure nelle diversità di posizioni ideologiche e di natura politica”.
Del Vecchio ha ragione e sfonda una porta aperta. Rispetto a talune questioni in particolare, gli amministratori comunali devono confrontarsi e trovare delle soluzioni, quantomeno dare delle accettabili risposte alla cittadinanza. Noi giornalisti e i cittadini sotto i portici o sui social possiamo limitarci alle polemiche e alle contrapposizioni infinite, ma gli amministratori comunali, sia di maggioranza che di opposizione, devono andare oltre. Devono governare la città e, quindi, compiere scelte possibilmente anche condivise, se la gravità di alcune problematiche lo richiedono.
E’ auspicabile, quindi, che il Consiglio comunale sia immediatamente convocato e che la sua prima seduta si tenga nel giro di pochi giorni e comunque nel corso della prossima settimana.
E’ intollerabile, d’altronde, che il nuovo Consiglio comunale non si sia ancora insediato dopo più di quaranta giorni dalla sua elezione. E soprattutto con una questione così spinosa, come questa dell’Ospedale, e in un frangente così delicato, come quello di questa seconda ondata di contagi da coronavirus.
Cosa aspetta il sindaco Servalli? Qual è il motivo di questo incomprensibile ritardo, di questa eccessiva lentezza? Un mistero. Mai come adesso però una cosa è certa: il primo cittadino metelliano è chiamato a prendere la situazione di petto, a mostrare intraprendenza. Guai a mostrarsi timido e titubante. Non è questo il momento della politica del rinvio o degli accomodamenti, bensì delle scelte nette e coraggiose.
In conclusione, mala tempora currunt sed peiora parantur: non c’è più spazio per un sindaco della manutenzione, bensì per uno del cambiamento.
E di ciò Servalli se ne faccia una ragione.