Nel dibattito suscitato dal mio articolo del 31 dicembre scorso sulla “movida” cavese, che ha avuto molti consensi e anche qualche dissenso, si è inserito un nuovo elemento che per dovere di cronaca, oltre che per correttezza professionale, è doveroso portare a conoscenza del pubblico e degli assidui lettori di questo giornale.
Nel dibattito, scaturito da una mia considerazione sulla conduzione della “movida”, frutto di personale esperienza, si era inserito, non so a quale titolo (e più avanti chiarisco), Pasquale Falcone, che, con un suo personale messaggio su FB, aveva aspramente contestato quanto da me scritto: legittimo, per carità, in democrazia ciascuno può dire la sua.
La mia interpretazione sulla intromissione di Pasquale Falcone fu che le sue considerazioni fossero state fatte quale Presidente del Centro Commerciale Naturale, che peraltro su FB ha la sua pagina, nella quale però il suo messaggio non compare.
Ma qualche mattina fa ho ricevuto una cortese telefonata da Aldo Trezza, Presidente della Confesercenti metelliana, nonché membro della Confesercenti provinciale, il quale mi ha fatto presente che il signor Falcone e il Centro Commerciale Naturale non hanno nulla a che vedere con le manifestazioni promosse dall’Amministrazione comunale per le appena trascorse festività natalizie e di fine anno, né hanno offerto alcun contributo alla pianificazione, programmazione e riuscita delle stesse.
Aldo Trezza, persona stimabile che da anni conosco e del quale è unanimemente apprezzato il suo impegno a favore della categoria degli esercizi commerciali, mi ha fatto notare che alla pagina 10 dell’opuscolo “Cava è … Natale”, stampato e distribuito dall’Amministrazione, è chiaramente indicato che gli “aperitivi lungo il corso” sono stati offerti da Confesercenti che ha impegnato una consistente cifra a sostegno e per la buona riuscita degli stessi, oltre ad aver curato scrupolosamente e personalmente che le collegate attività venissero svolte nel pieno rispetto di leggi e norme, non escluse quelle riguardanti la sicurezza dei locali e delle persone, fino a disporre che dinanzi ad ogni esercizio commerciale (ovviamente quelli del centro cittadino) ci fosse un addetto, individuato con un apposito giubbotto, con mansioni di controllo.
Personalmente, per la verità, di tali controllori io non ho percepito la presenza, probabilmente perché nella folla vociante che ho attraversato non ho fatto caso alla loro presenza; ma questo è un dettaglio del quale è opportuno prendere buona nota, il quale però non toglie e non mette niente al problema di fondo.
Una prima considerazione è sull’inserimento, direi inappropriato, del signor Falcone in una faccenda nella quale egli non era stato minimamente citato, e che non avrebbe dovuto vederlo interessato; cosa che mi ricorda il famoso proverbio latino “Excusatio non petita, accusatio manifesta”, che tradotto in termini spiccioli sta a significare che “chi si scusa si accusa”.
Ma, senza voler alimentare ulteriore polemica con Falcone, vengo al colloquio con Aldo Trezza, il quale assicura che, per quel che riguarda gli aperitivi lungo il corso, i quali, salvo errore, dovevano tenersi nelle sole giornate del 24 e del 31 dicembre, gli orari erano rigidamente stabiliti nel primo pomeriggio e fino all’ora dei cenoni; oltre non erano previsti né consentiti, e il rispetto delle regole relative alle diffusioni musicali ed al comportamento di esercenti e avventori erano affidate anche alle Forze di polizia locali: che non si è vista ma probabilmente non ho fatto molta attenzione!.
Ma il problema è che, allorquando ho fatto, chiamiamola così, la mia passeggiata lungo il corso, non era né una giornata di vigilia (24 o 31) né l’orario previsto: alle ore 23,00 secondo ciò che dice Aldo Trezza, non doveva esserci quella confusione: il che sta a significare che una cosa sono le ottime intenzioni e le programmazioni fatte a tavolino, altra cosa è la realtà.
D’altronde, se la sera successiva qualcuno, sbagliando di grosso, ha usato la candeggina contro i disturbatori della pubblica quiete con il rischio di arrecare loro danni irreparabili, qualche motivo scatenante l’avrà pure avuto; e se il giorno seguente il “Comitato per l’Ordine e la Quiete” ha inoltrato al Sindaco una ulteriore petizione di intervenire, una ragione ci deve pure essere.
In conclusione, e per non portarla ancora per le lunghe, la movida è indubbiamente una risorsa economica per la città che va tutelata e adeguatamente sviluppata, ma proprio per questo Falcone, Trezza e chicchessia debbono pur riconoscere che un problema di gestione esiste e che sarebbe opportuno che tutti, Confesercenti, Centro Commerciale Naturale e Amministrazione comunale, ne prendessero atto e si dessero da fare per risolverlo.
E speriamo che lo facciano prima della prossima “kermesse” cittadina, che potrebbe essere in occasione del carnevale.
Io ci conto, la cittadinanza ci conta, ma ci contano principalmente i tartassati residenti del borgo metelliano.