scritto da Nino Maiorino - 15 Ottobre 2019 08:04

Merano – Cava: 100 a 1

Nel senso che Merano vince su Cava 100 a 1, in una scala che indica 100 come eccellenza, e 0=zero come spazzatura.

Ed è proprio del tema della spazzatura che voglio ancora parlare, visto che le mie doglianze, i miei crucci, il mio disagio, più volte e non solo da me denunciato su questo giornale, sembrano “acqua persa” per dirla con un detto popolare il quale fa riferimento ad un episodio, non so quanto vero, di un gruppo di monache che, con l’intenzione di contrastare l’incombente pericolo di essere violentate dai Turchi,  spargevano loro addosso l’acqua benedetta, al che qualcuno avrebbe detto, appunto, “e’ acqua persa”.

E come quell’acqua benedetta delle povere monachine sembrano i nostri crucci in materia di conferimento e raccolta della monnezza cavese che oramai viene depositata indiscriminatamente dappertutto, senza rispetto degli orari, delle giornate di conferimento e dei siti a ciò destinati.

L’altro giorno un amico mi confidava di aver provato vergogna per aver ospitato in un bed-breakfast di Cava una coppia di amici provenienti dal centro Italia i quali, usciti la mattina successiva dal portone del fabbricato, si sono trovati di fronte ad un cumulo di sacchetti di monnezza che a mala pena lasciavano un corridoio libero intorno al portone, e alla loro perplessità l’amico si è dovuto scusare inventandosi una giustificazione.

E ho ripensato immediatamente alla città di Merano, che ho avuto il privilegio e la fortuna di conoscere bene perché, ospite di una carissima amica, l’ho girata in lungo e in largo, comprese tutte le zone circostanti, bellissime, organizzatissime e pulitissime: sono stato lì oltre una settimana, alloggiando in un residence quasi al centro della città.

Uno dei problemi che mi si pose allorquando dovevo depositare un sacchettino della spazzatura, era dove andarlo a mettere in quanto in tutta la città non vi erano bidoni, contenitori, cestini capienti o altro.

Andai a chiedere in giro dove depositare il sacchetto, e scoprii che a Merano vi sono siti di conferimento bene occultati, con tanto di transenne rivestite di erba sempreverde, e se non si sa dove sono non è facile individuarli.

Ma non è finita qui. Per accedere a questi siti è necessario avere un “badge” che il Comune fornisce, ovviamente codificato, che, inserito nel lettore, ti abilita ad entrare nello spazio destinato al conferimento.

Ma una volta all’interno non è che le buste si lasciano a terra alla rinfusa, in quanto  vi sono vari contenitori, ciascuno destinato a raccogliere l’umido, la carta, il vetro, la plastica, l’indifferenziata, i quali si aprono solamente se inserisci nei lettori il tuo badge il cui codice a barre è riportato sulle buste che il Comune fornisce a ogni utente.

Fantascienza? No, realtà europea nella civilissima Merano che fa parte della civilissima Italia settentrionale, e che si scontra quotidianamente con quella di tante città del sud Italia, ma non solo, che probabilmente potrebbero meglio qualificarsi come appartenenti all’Africa, con tutto il rispetto per gli africani civili e progrediti, tanti certamente più di noi.

E quando vado in giro per la mia Città, ex Piccola Svizzera, e vedo spettacoli come quelli più volte segnalati anche con foto, quasi mi vergogno di dire che sono cavese, o cavoto, o metelliano, come si è vergognato l’amico che inconsapevolmente ha mostrato ai suoi ospiti l’indecoroso spettacolo dell’ingresso del fabbricato quasi sommerso dai rifiuti.

Cosa che accade anche accanto all’ingresso del mio fabbricato dove molti, e non solo abitanti nello stesso, hanno preso la bella abitudine di depositare i loro sacchetti, e sono tanti, sotto la pulsantiera dei citofoni, e per questo motivo chi volesse venire da me, non potrebbe farlo, perché per pigiare il mio pulsante dovrebbe arrampicarsi sulla collinetta delle buste della monnezza. E pensare che a distanza di soli dieci metri vi è un angolo morto nel quale tutta la collinetta delle buste potrebbe essere depositata e non darebbe fastidio a nessuno.

E tutto questo non dipende dal personale della Società Metellia perché il suo lavoro lo svolge, tant’è che il mattino successivo tutto viene rimosso nelle prime ore dell’alba. E non è che gli operatori ecologici Metelliani non abbiano pure loro responsabilità nel settore, basta vedere le trincee lungo il trincerone, da anni invase di immondizia, per rendersene conto.

Ma “se po’ campa’ accussi’ ?

E’ ovvio che tutto questo non dipende solo dalla amministrazione comunale perché la inciviltà di tanti contribuisce al degrado e alla sporcizia che contraddistingue questa città.

Ma anche il Comune ha le sue grosse responsabilità perché non fa nulla non solo per invogliare i cittadini ad essere più attenti e affidabili, ma nemmeno per costringerli a conferire i rifiuti in maniera corretta secondo le regole del buon vivere.

E torno alla esperienza fatta a Merano. Non mi illudo che qui a Cava si possa giungere alla perfezione, tutta austriaca, di quella città, ma almeno qualche cosa potremmo incominciare a farla, ad esempio almeno circoscrivere e occultare le aree di raccolta delle buste della spazzatura, in maniera da non tenerle in piena vista. Magari in un secondo momento (chi sa quando arriverà!) si potrà passare all’utilizzo dei badges per accedere a queste aree, e magari per far aprire i vari contenitori specializzati, e magari giungere finalmente alle buste contrassegnate dai codici a barre, e magari….. diventare una città civile e poter aspirare nuovamente all’appellativo di “piccola Svizzera”.

Ma fino ad allora mettere in atto i piccoli accorgimenti suggeriti è già un segno di amore per la propria città, un segno di rispetto verso i cittadini che agiscono correttamente corretti, un segno di salvaguardia della immagine della città stessa per i turisti che ci vengono a gratificare con la loro presenza e con i loro quattrini.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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