scritto da Nino Maiorino - 29 Novembre 2017 12:03

Le rampe della Tengana, il calvario dei Sindaci e le colpe di Italia Nostra

Il calvario che debbono patire i pubblici amministratori allorquando prendono iniziative di opere di pubblica utilità nell’interesse dei cittadini, oppure per dare lustro alla città, è ottimamente spiegato nel recente intervento del 22 novembre su questo giornale del Prof. Luigi Gravagnuolo, dal titolo “Persona informata dei fatti”, che avvalora alcune considerazioni fatte nel mio precedente articolo in occasione della inaugurazione dell’ultimo tratto del trincerone-sottovia avvenuta il 13 novembre 2017.

Gigino Gravagnuolo, oltre ad essere un professionista di vasta cultura, è stato uno dei migliori sindaci della città nell’ultimo ventennio, persona concreta che ha progettato anche opere importanti, quale, ad esempio, la costruzione di un teatro cittadino che avrebbe portato Cava allo stesso livello di tante altre città viciniore, alcune delle quali hanno ricostruito vecchi teatri o hanno adattato vecchie strutture, altri che hanno addirittura costruito ex novo le loro sale teatrali: Cava che aveva nei secoli scorsi il suo teatro, poi riconvertito in palazzo comunale, da allora non l’ha più, sebbene ricca di professionalità artistiche di ottimo livello, le quali sono costrette a peregrinare tra locali privati, circoli, associazioni e auditorium scolastici per i loro spettacoli.

Gravagnuolo ha solo avuto il “torto” di essersi dimesso prima della fine del mandato giacché, per assicurare alla città la realizzazione delle opere intraprese, chiedeva una maggioranza più folta, ed entrò in competizione col suo successore, il prof. Marco Galdi; decisione di grande dignità le dimissioni di Gravagnuolo, che i cavesi non vollero comprendere e si assunsero la responsabilità di consegnare a la città a Galdi il quale, purtroppo, improvvidamente azzerò tutto quello che il suo predecessore aveva avviato; e tra i tanti danni fatti (come non ricordare il caso Cofima?) venne azzerata anche la costruzione del teatro comunale.

Ma torniamo all’intervento di Gigino Gravagnuolo, che i lettori debbono leggere con grande attenzione in quanto la chiarezza dello scritto fa ben comprendere quale sia stato il calvario vissuto nell’ultimo decennio e chi sono i carnefici di Gravagnuolo, Messina e ora anche Servalli, e chi siano stati gli ignavi che si sono disinteressati per circa un lustro dell’opera, salvo, oggi, a criticare anche l’attuale Sindaco che l’ha portata a compimento.

E vengo ai carnefici, principalmente quelle forze politiche che da sempre sono stati critiche e contrarie a quest’opera, e che non si sono limitate solo ad esporre le loro motivazioni in modo corretto nelle sedi istituzionali, ma hanno anche molto probabilmente fatto pressioni per far si che gli enti preposti al rilascio di autorizzazioni e nulla-osta la bocciassero. Tanti pseudo-politici metelliani, con l’appoggio di organizzazioni per me del tutto inutili se non dannose, come, ad esempio, “Italia Nostra” (condivido in toto la chiosa di Gravagnuolo che l’ha definita “Italia Vostra), hanno inciso, infatti, con le proprie influenti posizioni e argomentazioni sullo sviluppo dell’intera disputa giudiziaria.

E’ legittimo che una componente politica sia critica nei confronti di un’opera che, a ragione o a torto, ritiene invasiva o inutile o dannosa: svolge il suo ruolo. Ma deve farlo nelle sedi e nei modi istituzionali. Mi chiedo che senso abbia radicalizzare la sua opposizione anche oltre, in modo tale da poter addirittura determinare l’abbattimento di ciò che è stato costruito con il conseguente danno anche economico per la cittadinanza, giacché i capitali spesi certamente non verrebbero rimborsati: cattiveria, insipienza, stupidità o cos’altro?

E del tutto evidente che Italia Nostra sente su di se il giudizio negativo inappellabile del tempo; più esso passa, più è chiaro a tutti che l’unica responsabile dei dieci anni di ritardo è stata proprio Italia Nostra, unitamente ai vari oppositori e non la Sovrintendenza; e Gravagnuolo, all’uopo interpellato, è del parere che la nota di Italia Nostra confermi in toto quanto egli aveva scritto.

E il tutto conferma ancora una volta che al calvario dei Sindaci cavesi che hanno realizzato l’opera, ha partecipato ufficialmente anche questa associazione che si è accanita contro un’opera pubblica di grande utilità, mettendo la testa sotto la sabbia per i tanti, veri danni ambientali perpetrati sul nostro territorio e nell’intero paese.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

Una risposta a “Le rampe della Tengana, il calvario dei Sindaci e le colpe di Italia Nostra”

  1. Si vede che non hai capito un cavolo di quanto argomentato da Italia nostra. Un intervento davvero stupido e inopportuno. E’ chiaro che è stato scritto da un amico dell’ex sindaco,impreparato e incompetente .

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