La Villa comunale cavese e le sue “bellezze”
La Villa comunale cavese e le sue “bellezze”
Il “Central Park” metelliano nell’occhio del ciclone
In verità ho affrontato questo argomento con l’intenzione di scrivere un pezzo piuttosto scherzoso, dopo aver letto l’articolo pubblicato su questo giornale qualche giorno fa, esattamente il 19 ottobre per leggere clicca qui, nel quale una attenta collega segnalava la situazione di degrado nella quale versa il laghetto-pozzanghera al centro della Villa comunale Falcone e Borsellino, documentandola con qualche foto.
E per rendermi conto di persona degli interventi che opportunamente l’amministrazione cittadina avrebbe dovuto fare, l’altro ieri mattina mi sono recato personalmente sul posto, anche perché non mi era ben chiara la situazione in quanto ricordavo che tempo fa al centro di quel laghetto c’era una zampillante fontanina, come si evince dalla foto storica a correndo di questo articolo.
E in tutta franchezza vedere la villa, che negli ultimi tempi non avevo avuto occasione di visitare, nelle condizioni in cui versa mi ha fatto venire una grande tristezza e anche rabbia, perché non pensavo che fosse così malridotta.
Anche perché i miei ricordi mi avevano fatto tornare alla mente quella degli anni d’oro, all’incirca fine anni ’50 dello scorso secolo, quando, a ridosso del campo da tennis, c’era un laghetto nel quale c’era qualche cigno, che io, da studente, in presenza di cavesi, chiamavo “papere”; ora purtroppo quel laghetto non c’è più, e non c’è più nemmeno la fontanella che all’epoca dava vita a quella che oggi è solo una pozzanghera, costantemente sporca, come si può constatare dalle foto che questa mattina ho scattato.
E quando ricordo che, anche recentemente, questa Villa è stata paragonata al Central Park di New York, mi vien da ridere e da piangere: da ridere perché evidentemente chi l’ha così denominata vive su un altro pianeta, da piangere perché l’intera zona è un polmone verde al centro della città che potrebbe essere il fiore all’occhiello della stessa, come lo è quella di Salerno, l’emblema della città.
E’ chiaro che tra Cava e New York c’è un tantino di differenza, e se qualcuno considera la nostra villa alla stregua del Central Park va benissimo; ma dovrebbe darsi da fare per portarlo a quel livello.
Perché, al di là delle condizioni dell’acquitrino centrale, è l’intera villa che si trova in condizioni precarie, giacché pure le aiuole avrebbero bisogno di una più frequente manutenzione, di qualcuno che andasse a rasare il prato, che estirpasse le erbacce, che le abbellisse con qualche fiore, proprio per evitare che le tanto decantate bellezze del luogo diventino “le bruttezze” attuali.
E in verità anche all’esterno della recinzione, tra Via Garzia e Via Crispi, ci vorrebbe qualcuno che curasse le aiuole degli alberi, ridotte in condizioni deprecabili.
Dopo la pubblicazione dell’articolo del 19 ottobre, è scoppiata una polemica, facendo emergere uno spaccato cittadino che da un lato mostra il disinteresse della amministrazione per la città, e dall’altro il dente avvelenato che qualcuno ha verso chi, come questo giornale, vorrebbe che le cose in questa città funzionassero meglio.
Ma i nostri amministratori sono molto suscettibili, e quando vengono denunciate manchevolezze diventano pure permalosi.
Tant’è che, allorquando il nostro giornale si è azzardato a richiamare l’attenzione sullo stato di degrado villa, qualcuno ha cominciato ad agitarsi, a dire che quella non è una fontana ma un laghetto, e a pubblicare messaggi pure su FB: e a chi l’ha rintuzzato, ha detto di essere disponibile a fare un sopralluogo insieme a chi interessato perché constatasse che quanto era stato scritto non rispondeva a verità: ovviamente il furbacchione lo ha fatto dopo aver fatto ripulire il laghetto-pozzanghera.
Ovviamente la pulizia è durata mezza giornata, poi quel laghetto è stato nuovamente invaso di sterpaglie, come la mia foto odierna documenta.
All’Assessore che si è tanto agitato, voglio ricordare che la strada del diavolo è lastricata di buone intenzioni, ma a volte le buone intenzioni ti si ritorcono contro, meglio avrebbe fatto a tacere, far pulire allora, e anche nei giorni successivi.
Per dirla con i Carabinieri: “usi ubbidir tacendo…”, e lasciamo perdere il seguito.
Voglio concludere con un sogno: tempo e finanze permettendo, sarebbe ipotizzabile che il Central Park metelliano tornasse ai vecchi splendori; non parlo del laghetto con i cigni, ma almeno la sostituzione della pozzanghera con una vera fontana?